A Monaco di Baviera la mostra di Philippe Parreno ideata grazie all’intelligenza artificiale
Philippe Parreno. Voices
Fin dagli esordi negli anni Novanta del secolo scorso, Philippe Parreno ha fatto gravitare la propria ricerca attorno alla valenza e all’identità dello spazio espositivo, inteso non come un mero collettore di opere, ma come luogo in cui intessere relazioni spaziali e dare forma a esperienze percettive sempre mutevoli. Disegno, scultura, linguaggio filmico e parole sono gli strumenti messi in campo dall’artista di origini algerine per rendere possibile tutto ciò e consolidare le basi di una poetica radicata nell’accadere degli eventi.
Non sorprende, dunque, che Parreno abbia scelto di trasformare le gallerie della Haus der Kunst di Monaco di Bavierain occasione della mostra Voices, curata da Andrea Lissoni e Lydia Antoniou insieme a Hanns Lennart Wiesner e organizzata di concerto con il Leeum Museum of Art di Seoul, che ha ospitato la rassegna all’inizio del 2024. Pur esponendo lavori co-commissionati andati in scena a Seoul, la mostra tedesca offre una diversa esperienza di fruizione in virtù dell’approccio di Parreno al legame che si innesca fra i suoi interventi e i luoghi nei quali sono allestiti.
Voices è un’indagine sul potere del linguaggio costruita grazie all’uso del machine learning nella creazione di una nuova lingua, ∂A, tradotta in voce dalla famosa speaker Susanne Daubner. Anche stavolta l’artista ha combinato realtà, verosimiglianza e immaginario personale, ponendo in comunicazione spazio, opera e visitatori. La collaborazione con Tino Sehgal rende tale dialogo ancora più serrato e sposta lo sguardo sul rapporto corpo-ambiente. I performer coinvolti emettono una gamma di suoni – tanto gutturali quanto melodici ‒ che “reagiscono” al luogo e determinano il movimento di oggetti o l’increspatura delle superfici, mentre la voce di Daubner, interagendo con i performer, sfuma i confini tra umano e artificiale.
Lo spazio e gli elementi che lo arricchiscono – alcuni dei quali in prestito da altre istituzioni locali, invitate da Haus der Kunst a compiere un gesto sostenibile ‒ diventano materia viva nelle mani di Parreno, che sprona il pubblico a ragionare sui meccanismi espositivi. Il labile limite tra realtà e finizione è messo ulteriormente alla prova dalla ripresa in tempo reale e dalla proiezione di un paesaggio rurale, che estende i contorni della mostra oltre le sale dell’Haus der Kunst.
Arianna Testino