Art e Dossier

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Milano, al Mudec in mostra Picasso

categoria: Mostre
22 febbraio – 30 giugno 2024

Picasso. La metamorfosi della figura

«L’art nègre? Connais pas», dichiara Picasso nel 1920 a chi gli chiede conto del suo amore per le maschere africane. Collezionate a Parigi da Derain e Matisse, viste da Picasso nel 1906 nel salotto di Gertrude Stein e poi, mentre lavora alle Demoiselles d’Avignon, al Trocadero, in una polverosa (e nauseabonda) confusione, quelle maschere saranno ammirate anche da Braque, “compagno di cordata” di Picasso nella successiva, breve stagione cubista. Sono suggestioni che già si riconoscono in filigrana in alcuni volti e pose delle Demoiselles d’Avignon. In questo fittizio, immenso calderone “primitivo”, rientrano pezzi di natura diversa provenienti da Gabon, Camerun, Mali, Benin, Costa d’Avorio, e ne fanno parte anche strabilianti sculture e maschere prodotte nelle isole del Pacifico (Vanuatu, Nuove Ebridi, Papua Nuova Guinea e molte altre), giunte in Europa grazie a pionieristiche spedizioni, per non dire spesso razzie, tedesche, francesi, inglesi. Sono opere realizzate con scopi e implicazioni culturali di natura assai diversa, come mostrano i più recenti studi sulle collezioni etnografiche del Quai Branly a Parigi o sulla impressionante sezione etnografica del British Museum a Londra. Anche il MUDEC, inaugurato a Milano nel 2015, ha una sua illustre raccolta, e da questa provengono alcune importanti sculture etnografiche poste in relazione a disegni e dipinti di Picasso nella bella mostra milanese Picasso. Metamorfosi della figura. Le continue, sorprendenti e sempre variate metamorfosi di Picasso, è bene sottolinearlo, non si devono esclusivamente alla sua attrazione per maschere africane e oceaniche, non unica fonte d’ispirazione neppure per le precoci Demoiselles (1907, New York, MoMA). Lì quelle fonti convivono in un mélange, difficile da districare, di elementi tratti, forse anche in forma subliminale, da Egitto e Grecia arcaica, da El Greco e Michelangelo. Quando Picasso nega di conoscere «l’arte negra», lancia una boutade, ma non solo. Al di là dell’ironica provocazione, non nega una sua attrazione, ma vuole intendere che quei feticci per lui hanno un’aura magica, e non perché “primitivi”. In quegli stessi anni è attratto (e lo sarà anche in seguito), dalla scultura iberica e dal romanico catalano, dall’arte greca, da Goya, Ingres e da molti altri “maestri”, sino a Cézanne. Più tardi dichiara di non essere stato l’inventore del Cubismo, che pure ha sperimentato a Horta de Sant Joan nel 1909 in modo indipendente dal suo alter ego, Braque, lui davvero inventore del cubismo. Con queste premesse torniamo alla bella, originale mostra del MUDEC, che sarebbe detrattivo considerare solo per l’attrazione di Picasso per le maschere, che pure è uno dei principali temi conduttori della rassegna. In un allestimento avvolgente, quasi intimo, anche il più avvertito conoscitore di Picasso si aggira con piacevole stupore: le opere, dal 1906 agli anni Sessanta, a parte i formidabili disegni per le Demoiselles (dalla Casa Natal di Malaga) e la tela con Donna nuda (Milano, Museo del Novecento) sono in massima parte di collezioni private, mai esposti né visti di recente. Fra questi, Nudo di schiena con bambino (1906) dipinto a Gósol nel classicheggiante periodo rosa; il minuscolo, giocoso Donna sulla spiaggia (dipinto a Dinard nel 1928); infine, alcuni nudi erotici degli anni Sessanta. La penombra dell’ambientazione non disturba, perché le opere sono ben illuminate. Si ha voglia di camminare lentamente, parlare sotto voce. Unica pecca: le didascalie, poco leggibili, talvolta irraggiungibili, perché (giustamente) non ci si può avvicinare più di tanto ai dipinti di Picasso cui sono affiancate. Servirebbero caratteri ingranditi. Ma è l’unica pecca, appunto, di una mostra che si avvale anche di interessanti videoinstallazioni curate da Storyville, in un Visual Compendium di spezzoni di video e fotografie d’epoca. 

Gloria Fossi, autrice del libro Picasso fuori dagli schemi, Firenze 2023