Art e Dossier

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Art History: ricerca iconografica

Cupido/Eros

Nome latino del greco Eros, dio dell'amore. Nato per le più antiche teogonie dal caos primitivo, oppure secondo la tradizione più comune figlio di Venere e Marte, è in genere rappresentato come un fanciullo alato con arco, frecce e faretra che colpisce gli dei e gli uomini scatenando in loro la passione. Talvolta è dipinto bendato per ricordare che l’amore è cieco e anche per evocare l’oscurità del peccato. Quando dorme sotto un albero la passione non può avere sfogo e l’amore è infelice. Se reca una torcia spenta o capovolta simboleggia la caducità dei piaceri terreni. Il globo terrestre che regge in mano allude invece al carattere universale dell’amore. Spesso Cupido viene punito da Venere per i danni provocati dalle sue frecce. In una favola morale Teocrito narra che Cupido, mentre rubava un favo di miele, fu punto da un’ape e corse piangendo dalla madre, la quale lo redarguì dicendogli che le sue frecce erano molto più dolorose. In epoca rinascimentale e barocca la sua figura spesso si moltiplica originando i cosiddetti eroti, amorini o puttini, derivazione iconografica degli angioletti cristiani, scherzosi bambini alati messaggeri d’amore accompagnatori di Cupido, al seguito di Venere.