Artemisia Gentileschi. Un grande ritorno a Napoli dopo 400 anni
Molti ricorderanno la terribile esplosione di un magazzino che ha coinvolto il porto e parte della città di Beirut il 4 agosto del 2020. Oltre a tante vittime e a enormi danni materiali, a subirne le conseguenze è stato anche un magnifico dipinto che da circa un secolo si conserva nella prestigiosa collezione Sursock della capitale libanese. Stiamo parlando della Maddalena dipinta da Artemisia Gentileschi quando era già a Napoli, e più esattamente tra il 1630 e il 1635: la tela è però stata restaurata e oggi, dopo quasi quattrocento anni, torna nella città partenopea dove è ospite del complesso monumentale di Santa Chiara.
Il suggestivo allestimento evidenzia tutti i caratteri dell’opera, che ritrae la santa abbigliata con una veste di color giallo oro e un mantello blu oltremarino – i due colori sono proprio quelli spesso usati da Artemisia dopo l’arrivo a Napoli, nel 1630, città da dove non si sposterà più, salvo una parentesi a Londra per lavorare con suo padre Orazio alla corte di re Carlo I -. Come sostiene Francesco Trasacco, Maddalena sta vivendo in un momento di dialogo con il divino, “un travaglio interiore che la porta coscientemente al gesto di rinuncia alla vanità, rappresentata dalla collana di perle. Il gesto, altro tema peculiare dell’arte barocca, è potente, ma allo stesso tempo cortese: la collana viene delicatamente staccata dalla mano destra portata verso il petto, non è strappata in preda a una artificiosa folgorazione, e dunque assistiamo all’attimo in cui questo simbolo sta già delicatamente abbandonando il collo della donna”. L’imponente figura femminile, che occupa quasi tutto lo spazio della tela, si completa con alcuni particolari, come il vaso degli unguenti posto sul tavolo alle sue spalle, i gioielli e forse uno specchio riposto in una cesta, “dettaglio iconografico già presente nella Maddalena di Artemisia a Palazzo Pitti (1617-1620)”, spiega ancora lo studioso. La potenza del chiaroscuro e lo sguardo estatico della Maddalena enfatizzano, come da miglior tradizione barocca, la gratificazione per il passaggio a una nuova vita sorretta dalla fede.
Grazie a questa prima esposizione, la cui curatela scientifica è di Costantino d’Orazio, negli ambienti dell’antico complesso di Santa Chiara prende il via un progetto di grande respiro che vedrà arricchire i meravigliosi spazi, tra cui quelli del Chiostro Maiolicato risalente ai primi anni quaranta del Settecento, con capolavori della storia dell’arte e grandi mostre, come quella dedicata a San Francesco e a Santa Chiara che verrà inaugurata nella primavera del 2025.
Marta Santacatterina