A Firenze due mostre nel segno di Louise Bourgeois
Louise Bourgeois in Florence
Innesca un dialogo serrato con l’ambiente espositivo il progetto Louise Bourgeois in Florence, organizzato e coordinato dal Museo Novecento di Firenze che ospiterà una delle due mostre dedicate alla straordinaria artista parigina, scomparsa a New York nel 2010. Insieme a Do Not Abandon me ‒ allestita proprio al Museo Novecento ‒, Cell XVIII (Portrait) –fra le sale del Museo degli Innocenti ‒ disegna i contorni di una rassegna che getta nuova luce sulla poetica di una delle più celebri artiste novecentesche, impegnata a riconfigurare il linguaggio scultoreo attraverso le potenzialità della materia.
Curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti in collaborazione con The Easton Foundation, Do Not Abandon me celebra il decimo anniversario della sede fiorentina riunendo negli spazi delle Ex Leopoldine – complesso dalla spiccata impronta sociale, gestito per lungo tempo da comunità interamente femminili ‒ quasi cento opere di Louise Bourgeois realizzate negli anni Duemila, fra le gouache rosse ispirate al tema della maternità, i disegni e le sculture di varie dimensioni, ottenute grazie all’impiego di stoffa, marmo, bronzo e altri materiali. Merita attenzione anche la serie di sedici stampe digitali su tessuto da cui trae spunto il titolo della mostra, frutto dell’incontro fra Bourgeois e l’artista britannica Tracey Emin. Oltre alle due installazioni Peaux de lapins, chiffons ferrailles à vendre (2006) e Cross (2002) – presentate rispettivamente in una sala al pianterreno e nell’ex chiesa dell’edificio rinascimentale ‒, a colpire lo sguardo dei visitatori nel cortile del Museo Novecento è l’iconica Spider Couple (2003), che traduce in forma scultorea uno dei motivi ricorrenti nell’immaginario dell’artista francese, connesso al suo legame con la madre. Il rimando alle sembianze dell’aracnide echeggia anche in Spider, la scultura composta da un ragno in bronzo e da un uovo in marmo e mai esposta al pubblico.
L’universo infantile e quello femminile emergono non soltanto dall’impianto visivo e concettuale di Cell XVIII (Portrait)(2000), ma anche dalla vicenda del luogo che accoglie l’intervento di Bourgeois per l’intera durata della rassegna. Nato all’inizio del Quattrocento come ospedale per la cura dei bambini abbandonati, l’Istituto degli Innocenti è diventato un punto di riferimento nel campo del sostegno all’infanzia e oggi l’omonimo museo ne racchiude e descrive la storia. Non è un caso, dunque, che Philip Larratt-Smith, in sinergia con Arabella Natalini, direttrice del Museo degli Innocenti, e Stefania Rispoli, curatrice del Museo Novecento, abbiano scelto di far dialogare l’opera di Bourgeois con il patrimonio artistico e architettonico del museo e del complesso progettato da Filippo Brunelleschi.
Un’occasione da non lasciarsi sfuggire per cavalcare epoche e vicissitudini, approdando alla contemporaneità di un’artista che non smette di essere attuale.
Arianna Testino