La prima grande mostra su Tracey Emin a Firenze
Tracey Emin. Sex and Solitude
Un grande neon riproduce due parole tracciate, per via di luce, dalla mano di Tracey Emin: Sex and Solitude campeggia, luminosissimo, sulla facciata di Palazzo Strozzi e l’opera è rappresentativa sia del titolo della mostra dedicata all’artista inglese, sia dei due poli attorno ai quali ruota la sua ricerca, cioè il corpo della donna e la sessualità da un lato, la solitudine e la vulnerabilità dall’altro. Curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, l’esposizione è la più consistente mai realizzata in Italia e la prima in un luogo istituzionale nel nostro Paese. Per questa ghiotta occasione Tracey Emin ha messo quindi a disposizione opere storiche, recenti e nuove produzioni che conducono attraverso un intenso viaggio tra passione, fragilità ed esplorazione di sé.
Destreggiandosi tra varie tecniche, dalla pittura al disegno, dal video alla fotografia e alla scultura, sperimentando anche il ricamo, il bronzo e il neon, l’artista nata in un sobborgo di Londra nel 1963 mette in scena, mediante più di sessanta opere, i diversi momenti della sua carriera dagli anni Novanta ad oggi. Una carriera che l’ha resa celebre per l’approccio diretto e crudo con cui ha tradotto esperienze biografiche in opere profondamente intime, intense e potenti, che spesso si ispirano alla riappropriazione del corpo femminile.
Molte delle opere esposte oggi a Firenze sono presentate in Italia per la prima volta ed è il caso, ad esempio, del monumentale bronzo I Followed You To The End (Ti ho seguito fino alla fine, 2024) che si manifesta ai visitatori appena entrati nel cortile rinascimentale. Nelle sale si incontrano poi numerosi dipinti che, grazie a una originale combinazione tra figurazione e astrazione, rendono la forza espressiva dell’autrice – che non a caso ha come punti di riferimento Edvard Munch ed Egon Schiele -, dando forma alla vulnerabilità e alla potenza dei corpi attraverso una marcata materialità e posture dinamiche che comunicano sempre profonda intimità e introspezione. La selezione comprende inoltre delle opere testuali - il cui linguaggio esplicito è funzionale a coinvolgere visceralmente il pubblico – nonché ricami e coperte decorate con varie applicazioni. Tra le opere più significative si incontra Exorcism of the last painting I ever made (Esorcismo dell’ultimo dipinto che abbia mai fatto, 1996), installazione inedita in Italia e che documenta la storica performance che segnò il ritorno di Emin alla pittura dopo una lunga interruzione. Di grande impatto anche la ricostruzione dello studio temporaneo in cui Emin visse e lavorò nuda per tre settimane e mezzo di fronte al pubblico, creando opere ispirate ad artisti uomini come Egon Schiele, Yves Klein e Pablo Picasso e sovvertendo il ruolo della donna: non più semplice modella ma attiva protagonista.
Arturo Galansino definisce Tracey Emin come “una delle artiste più famose e influenti del panorama contemporaneo” e il progetto di Palazzo Strozzi diventa quindi occasione ideale affinché un vasto pubblico possa scoprire e apprezzare la sua ricerca.
Marta Santacatterina