Le opere del dissidente sudanese Khalid Albaih in mostra a Brescia
Khalid Albaih. La stagione della migrazione a nord
Può una vignetta diventare l'icona di una rivoluzione?
Cosa succede quando la satira incontra l'attivismo politico?
Come si racconta l'esperienza della migrazione e dell'esilio attraverso l'arte?
Queste sono le domande che ispira La stagione della migrazione a nord, la prima mostra personale in un'istituzione pubblica italiana di Khalid Albaih, artista e attivista politico sudanese di fama internazionale. Il percorso espositivo al Museo di Santa Giulia di Brescia, curato da Elettra Stamboulis, presenta una selezione di oltre centocinquanta opere tra disegni, illustrazioni e installazioni site-specific, che tracciano un itinerario visivo e concettuale attraverso i principali temi affrontati dall'artista: le rivoluzioni e i conflitti del mondo arabo, le migrazioni, il razzismo, la libertà di espressione e i diritti umani. Al centro della mostra, aperta fino al 23 febbraio, si colloca l'installazione inedita La stagione della migrazione a nord, che dà il titolo all'esposizione. Ispirata all'omonimo romanzo dello scrittore sudanese Tayeb Salih, l'opera riflette sull'esperienza della migrazione e dell'esilio, esplorando le complessità identitarie e le trasformazioni culturali che ne derivano.Tra i lavori in mostra spiccano le celebri vignette che hanno reso Albaih un'icona della Primavera Araba, come "Khartoon!", diventata virale durante le proteste in Sudan del 2019. La satira tagliente e l'uso creativo dei social media caratterizzano la produzione dell'artista, che con i suoi disegni minimal ed efficaci riesce a veicolare messaggi di grande impatto politico e sociale.
Oltre alle illustrazioni, l'esposizione include opere inedite come The People's Fist, una scultura in bronzo che celebra la resilienza e la lotta per la democrazia, e The Dictator's Desk, un'installazione interattiva che invita il pubblico a riflettere sui meccanismi del potere e dell'oppressione. L'attualità globale filtra dalle opere attraverso gli occhi di un artista che ha fatto della dissidenza creativa la sua cifra stilistica. Un’arte politica che trasforma le stanze museali in uno spazio di confronto e di dialogo, dove le opere diventano uno strumento di denuncia, di resistenza e di immaginazione di futuri alternativi.
Anche per questo durante il periodo espositivo sono previsti laboratori didattici per le scuole e un ciclo di conferenze con esperti internazionali, non è “un art pour l’art” ma “un art pour les autres”.
Lucia Antista