Art e Dossier

L’idea del viaggio negli scatti di Luigi Ghirri: la mostra di Lugano

categoria: Grandi Mostre
8 September 2024 – 26 January 2025

Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970-1991

Lugano, Switzerland
Museo d’arte della Svizzera italiana, Sede LAC

Il viaggio è sempre stato tra le fonti d’ispirazione per Luigi Ghirri, fotografo italiano e influente teorico della fotografia e del suo ruolo nella cultura del Novecento. Proprio attorno questo tema – sia nella sua declinazione reale sia immaginaria – ruota la mostra organizzata dal MASI Lugano e curata da James Lingwood che ha selezionato circa 140 fotografie a colori di Ghirri, per lo più stampe vintage degli anni Settanta e Ottanta, che comprendono scatti celebri e altri meno noti. 

Il percorso espositivo si apre con le immagini collegate ai primi brevi viaggi all’inizio degli anni Settanta nelle città dell’Emilia-Romagna, in Italia settentrionale o in Svizzera – il fotografo li definiva “avventure minime” – durante i quali Ghirri era particolarmente attratto da manifesti e cartoline. Queste vedute effimere, protagoniste della serie Paesaggi di cartone, per Ghirri rappresentavano già allora l’ubiquità della fotografia negli spazi quotidiani e il rischio di uno svuotamento di senso, “una strana forma di depauperazione sensoriale” provocata dall’iperproduzione di immagini. Al MASI si incontrano poi delle stampe appartenenti alla serie In scala, realizzate a più riprese tra il 1977 e il 1978 e nel 1985 all’interno parco “Italia in miniatura” in provincia di Rimini (a questo progetto era già stata dedicata una mostra a Reggio Emilia nel 2022, nell’ambito di Fotografia Europea). Si tratta di riprese che dimostrano le complesse relazioni tra il linguaggio fotografico e la realtà, grazie alle duplicazioni e moltiplicazioni rese possibili dalle ricostruzioni in piccola scala di monumenti e paesaggi italiani.

Quando si parla di viaggio, non si può ovviamente prescindere dai viaggiatori, che Ghirri immortala in immagini silenziose, prive di qualsiasi azione e spesso anche della presenza degli stessi vacanzieri, evocata solamente da oggetti e tracce minime (uno scivolo, un ombrellone…). Alla serie Atlante (1973), è dedicata la sezione “Viaggi in casa” che espone le ricerche del fotografo sulle mappe e sul suo atlante, un “luogo” capace di descrivere tutti i viaggi possibili; a questi scatti si aggiungono quelli di Identikit (1976-1979), una sorta di autoritratto costituito dagli scaffali della libreria di Ghirri, con i suoi libri, i dischi, le mappe, le cartoline e i souvenir. Tra i lavori eseguiti negli anni Ottanta, spiccano invece i servizi per enti turistici e per il Touring Club Italiano: impiegando una fotocamera di medio formato, Ghirri realizza reportage che hanno per target un vasto pubblico e combinano le immagini stereotipate divulgative con altre più insolite e particolari, come rivelano le numerose riprese relative ai Faraglioni di Capri, la cui originalità testimonia la “delicata sovversione del genere” praticata dal fotografo emiliano.

“Se le fotografie ‘di viaggio’ di Ghirri sembrano talvolta affini alle foto scattate dai turisti, sono tuttavia sempre diverse – spiega James Lingwood –. Non mira a creare una raccolta di momenti memorabili, né a sottolineare la bellezza o l’importanza di un luogo, ma a costruire un quadro riflessivo di una cultura definita e modellata dalle immagini e dalla loro creazione”.

Un ultimo cenno all’allestimento, che volutamente si basa su un’idea di fluidità e sull’invito rivolto al pubblico di stabilire liberamente pause, collegamenti e connessioni tra pensieri e immagini, nonché a ripercorrere il percorso a ritroso dopo aver visitato la mostra, ubbidendo a quelli che Ghirri definiva gli “strani grovigli del vedere”.

Marta Santacatterina