Monza, Vivian Maier come non l’avete mai vista
Unseen. Le foto mai viste di Vivian Maier
Nei suoi ultimi anni da fotografa Vivian Maier si dedicò con fervore quasi maniacale a ritrarre con la sua Leica le pagine dei giornali. Era solita fissarsi con un soggetto ma di quella ossessione non ne ha mai fatto un mestiere ma il segreto di una vita.
Il Belvedere della Villa Reale di Monza celebra quella ossessione con Unseen, l'esposizione più completa a lei dedicata, curata da Anne Morin.
Maier incarna il paradosso dell'artista invisibile. Tata di professione e fotografa di strada per vocazione, ha attraversato il XX secolo catturando l'essenza della vita urbana con uno sguardo acuto e compassionevole. Il suo lascito, un tesoro di oltre 100.000 negativi, rimase celato fino a poco prima della sua morte, quando un caso fortuito lo portò alla luce.
Stampe vintage in bianco e nero e moderne a colori mettono a contrasto il blues delle strade di Chicago con i quartieri operai, la cinematografia delle vedute dei bar di New York con i bambini che giocano in estate. Col passare degli anni i soggetti diventano dettagli, mani che si intrecciano, dita che sfiorano una scarpa, piedi che emergono dall’acqua, fino a che le figure vanno poi scomparendo. La fase post colore è l’emorragia del reale. È l’astratto visto da vicino attraverso fogli di carta, guanti, foglie per terra, dettagli comunque narrativi.
Presenti in mostra anche delle doppie fotografie che svelano le sue scelte di editing: i ritagli e le inversioni, la riduzione dei contrasti.
Dagli iconici autoritratti fino alle immagini degli emarginati, la retrospettiva traccia un ritratto a tutto tondo di un'artista troppo a lungo confinata nei ruoli limitanti di tata e street photographer.
Accanto alle 200 fotografie, molte delle quali inedite, troviamo filmati in Super 8, provini a contatto e registrazioni con la voce della stessa Maier. I filmati sono il backstage del suo pellegrinare alla ricerca dell’istante perfetto che per lei è l’“infraordinario”, ciò che accade ogni giorno, ma che con uno sguardo sghembo e intuitivo diventa estremamente narrativo. Le Rolleiflex e Leica di Maier, sue silenziose complici, punteggiano la mostra come frammenti tangibili di una vita dedicata all'osservazione. Questi oggetti sono portali verso l'intimità di un'artista che ha fatto dell'anonimato la sua firma. L'allestimento nella suggestiva cornice della Villa Reale crea un dialogo a contrasto tra l'architettura neoclassica e l'estetica contemporanea delle sue fotografie a sottolineare ulteriormente la modernità e l'attualità del suo obiettivo, capace di trascendere le epoche.
Lucia Antista