Ode al talento femminile
Prima. Che io possa andare oltre
È dedicato all’esperienza di quelle donne che hanno fatto del proprio talento una professione e aperto la strada a coloro che le hanno seguite il percorso multisensoriale messo a punto dalla curatrice Giovanna Zabotti per coinvolgere il pubblico in una riflessione sulla necessità di far emergere e valorizzare le capacità imprenditoriali delle donne, in particolare nelle realtà culturali e artistiche. La mostra, che raduna opere appartenenti alla corporate collection di BPER Banca, attraversa diverse epoche e geografie della storia dell’arte e prende in esame i differenti linguaggi della creatività, a partire dal Seicento bolognese quando si affermò Elisabetta Sirani, artista di cui si espongono due opere - Madonna che allatta il Bambino (1658) e San Giovannino nel deserto (1660) - che testimoniano le sue qualità eccezionali negli ambiti della pittura, del disegno e dell’incisione, tanto da riuscire a ottenere, nel 1660, l’ammissione all’Accademia nazionale di San Luca a Bologna come docente.
La seconda protagonista di Prima. Che io possa andare oltre è Carla Accardi, maestra dell’astrattismo italiano e unica donna del Gruppo Forma 1 nato a Roma dall’omonima rivista alla fine degli anni Quaranta del Novecento. L’acrilico su tela dal titolo Rosso-nero (1985) rende evidente la ricerca di Accardi sulla riduzione delle forme all’essenziale e sull’eliminazione di ogni significato simbolico o allegorico della composizione, oltre che il suo impegno nel dimostrare che le artiste donne non devono necessariamente dedicarsi a un’arte delicata, ma al contrario possono essere libere di rappresentare messaggi forti, all’epoca spesso considerati esclusiva degli uomini.
I visitatori incontrano quindi due tavole disegnate di Ana Kapor e Isola #49 di Stefania Galegati, opera vincitrice della prima edizione del BPER Prize, mentre il percorso si conclude con un focus dedicato al vetro grazie alle opere del duo al femminile Goldschmied & Chiari (Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari) e di Marina e Susanna Sent, titolari di un prestigioso laboratorio di Murano che raccoglie l’eredità di generazioni di maestri del vetro.
A collegare idealmente tutte le sezioni della mostra è una forte componente poetica, formidabile strumento di riflessione e introspezione, efficace per mettere in dialogo opere, stili ed epoche apparentemente diverse, nonché per coinvolgere il pubblico in un itinerario non solo estetico ma anche emozionale. La mostra si arricchisce infatti delle poesi di Alessandra Baldoni che, con l’installazione site-specific L’universo non ha centro, racconta cos’è il talento e come può essere percepito.
Marta Santacatterina