Piero di Cosimo agli Uffizi
Dopo la splendida mostra su Gherardo delle Notti, la Galleria degli Uffizi presenta un altro evento espositivo spettacolare e di sicuro successo, oltre che di grande importanza per gli studi sulla pittura fiorentina fra Rinascimento e Manierismo. La mostra, che rientra nelle manifestazioni per il 2015 di "Un anno ad arte", è dedicata al maestro più eccentrico e stravagante fra gli “eccentrici fiorentini” come li definì Federico Zeri, attivi a Firenze nei primi decenni del Cinquecento: Piero di Cosimo, che era nato a Firenze attorno al 1462 da un fabbro di nome Lorenzo, ma che trasse poi il patronimico dal pittore Cosimo Rosselli, nella bottega del quale fu apprendista nel 1480. Sappiamo che attorno al 1482 Piero era iscritto alla compagnia di San Luca, alla quale facevano riferimento i pittori. Erano quelli gli anni d’oro dell’economia, della cultura e in generale della società fiorentina, dominata dalla figura di Lorenzo il Magnifico, e feconda di una produzione letteraria e filosofica che non sarà mai più eguagliata. In questa nuova Atene, Piero di Cosimo s’inserisce in modo autonomo, con un carattere bizzarro e poco socievole. Al pensiero delle brigate scherzose cui faceva parte, di tanto in tanto Botticelli, o alla schiera di collaboratori e apprendisti che animava la bottega del Ghirlandaio, vien da pensare davvero che Piero fosse artista eccentrico. Presto si era distaccato dalla lezione del maestro, per orientarsi piuttosto, al pari di Filippino Lippi alle suggestioni dell’arte nordica, grazie anche all’arrivo a Firenze del Trittico Portinari, nel 1483. In seguito Piero di Cosimo si accosterà anche al nuovo linguaggio di Leonardo e Raffaello, presenti tutti e due a Firenze al principio del secolo. Lo stile di Piero resta tuttavia autonomo, caratterizzato da una rivisitazione fantasiosa – eccentrica, appunto – del paesaggio (non solo mai sicuramente identificabile, ma addirittura improbabile, con quelle rocce “arricciolate”, le casette che sembrano capanne di pan di zucchero arroccate su speroni inarrivabili, esseri umani in volo come fossero droni. I mostri che sembrano usciti da un cartone della Disney, sono figurazioni simboliche “sghiribillose”, e non è facile riconoscerne il significato o le fonti letterarie. Artista eccentrico, si diceva, Piero sarà mal giudicato da Giorgio Vasari nelle sue Vite (1550,1568), come «ingegno astratto e difforme», forse anche per un’innata ritrosia alla frequentazione degli ambienti ufficiali. In mostra oggi circa 100 opere, fra disegni, ritratti, pale d’altare, temi mitologici, non solo di Piero di Cosimo ma anche di artisti che in qualche misura ebbero rapporti, più o meno indiretti, con la sua pittura (fra questi il misterioso Maestro di Serumido). Molte le novità storico critiche che scaturiscono dal ricco catalogo pubblicato dalla Giunti, nel quale si evidenziano temi poco indagati, o finora non risolti. Si ricostruiscono complessi smembrati, si fa il punto sulla cronologia e sullo stile, e si rimarcano anche le influenze di scrittori antichi, come Lucrezio.