A Possagno la mostra che racconta il legame fra Carlo Scarpa e le arti
Carlo Scarpa e le arti alla Biennale. Opere e vetri dalla Collezione Gemin
È un legame profondo e duraturo quello che univa Carlo Scarpa – punto di riferimento per l’architettura del secolo scorso – e la Biennale di Venezia. Ne approfondisce le caratteristiche la mostra Carlo Scarpa e le arti alla Biennale. Opere e vetri dalla Collezione Gemin, curata da Mario Gemin e Orietta Lanzarini presso il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno. Incluse nella raccolta di Luciano Gemin, amico e collega di Scarpa, le opere esposte documentano l’importante ruolo giocato dalla istituzione lagunare nella biografia e nella storia professionale dell’architetto veneziano, che collaborò con la Biennale dal 1934 al 1972, realizzando molteplici allestimenti e interventi architettonici, come la biglietteria d’ingresso ai Giardini, il Padiglione del Libro e quello del Venezuela, il cortile-giardino e il soppalco nel Padiglione Italia.
Le tre sezioni che compongono la rassegna ripercorrono una vicenda dai contorni appassionanti, radicata nel terreno dei riferimenti culturali e creativi di Carlo Scarpa. La sezione inaugurale, infatti, riunisce lavori di artisti del calibro di Gustav Klimt, Paul Klee, Alberto Giacometti, Giorgio Morandi, Arturo Martini, Alberto Viani, Osvaldo Licini. Nello specifico, il Ritratto di Peggy Guggenheim di Alberto Giacometti e il Ritratto di Olgivanna Wright di Mario De Luigi richiamano alla mente due episodi cardine dell’esistenza di Scarpa: l’allestimento che progettò per Peggy Guggenheim in occasione della XXIV Biennale del 1948 e l’incontro con l’architetto Frank Lloyd Wright a Venezia nel 1951.
Scarpa partecipò alla Biennale anche in veste di progettista di vetri e di allestitore delle sale riservate a Venini, ditta muranese che l’architetto frequentò a lungo, dopo aver lavorato con la vetreria M.VM. Cappellin. Entrambe queste esperienze emergono dalla ventina di vetri che arricchiscono la seconda sezione della mostra di Possagno e donano un’ulteriore sfumatura di significato al rapporto fra Scarpa e la Biennale.
Il mosaico è completato dal terzo capitolo della mostra, incentrato sul coinvolgimento di Scarpa all’interno della kermesse lagunare nei panni di architetto e artista. Spiccano i disegni autografi, finora inediti, che accompagnavano il progetto del 1968 destinato all’ampliamento degli spazi espositivi del Padiglione Italia, dove, nello stesso anno, furono ospitate la rassegna Linee della ricerca: dall’informale alle nuove strutture e quattro mostre intitolate, per la prima volta, ad altrettanti architetti dell’epoca ‒ Franco Albini, Louis Kahn, Paul Rudolph e lo stesso Carlo Scarpa. Quest’ultimo scelse di presentare al pubblico tre sculture ‒ Crescita, Erme, Contafili ‒, entrate a far parte della Collezione Gemin.
Arianna Testino