Solitari sono tutti i ponti: Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri in mostra a Milano
Lonely Are All Bridges. Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri
Un incontro postumo ma scritto nell’arte quello tra Birgit Jürgenssen (Vienna, 1949-2003) e Cinzia Ruggeri (Milano, 1942-2019) nella mostra Lonely Are All Bridges in corso alla Fondazione ICA di Milano. L'esposizione, curata da Maurizio Cattelan e Marta Papini, mette in luce le sorprendenti affinità tra due artiste che, pur non essendosi mai incontrate in vita, hanno condiviso una visione rivoluzionaria del rapporto tra arte, corpo e identità femminile.
Il titolo della mostra, che prende in prestito un verso della poetessa Ingeborg Bachmann, suggerisce già la natura dei ponti concettuali e creativi che l'esposizione intende costruire. Nate entrambe negli anni Quaranta, Jürgenssen e Ruggeri hanno attraversato un periodo cruciale della storia del Novecento, quello degli anni Sessanta e Settanta, quando il ruolo della donna nella società era al centro di accesi dibattiti. È forse proprio questa scintilla che ha portato le due artiste a sviluppare un linguaggio in grado di utilizzare l'ornamento e l'accessorio come estensioni del corpo femminile, trasformandoli da elementi puramente decorativi in potenti strumenti di espressione e contestazione.
L'esposizione milanese, che rappresenta un'espansione significativa rispetto alla prima versione presentata a Vienna nel 2021, offre uno sguardo ampio sulla produzione di entrambe le artiste. L'allestimento propone un dialogo serrato tra opere scultoree, disegni, fotografie, oggetti di design e creazioni per la moda, abolendo deliberatamente ogni gerarchia tra le diverse forme espressive. Un aspetto particolarmente interessante emerge nella loro comune battaglia contro la rigida compartimentazione dei mondi creativi. Jürgenssen, conosciuta principalmente per la sua fotografia, ha prodotto anche disegni e sculture straordinari, giocando con l'estetica della moda in modo sovversivo. Ruggeri, d'altra parte, ha iniziato il suo percorso nell'arte per poi spostarsi verso la moda e il design, tornando al mondo dell'arte visiva solo negli ultimi anni della sua vita. Entrambe si sono trovate a scontrarsi con la non permeabilità dei mondi creativi, in un'epoca in cui arte, fotografia, moda e design erano considerati ambiti separati e difficilmente comunicanti.
I curatori hanno scelto di intervenire sulle scale, ingigantendo talvolta presenze che nell'originale sarebbero state minute per evidenziare connessioni inaspettate tra i lavori delle due artiste. La scelta della Fondazione ICA come sede espositiva non è casuale: lo spazio, istituzionale ma non museale, permette una presentazione più sperimentale e meno vincolata alle convenzioni della retrospettiva tradizionale.
Lucia Antista