Art e Dossier

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A Trieste il Museo civico Revoltella

categoria: musei da conoscere

Vale ben più di una visita il museo civico Revoltella (www.retecivica.trieste.it), nel pieno centro di Trieste, a pochi passi dal mare: sia perché tipico esempio di dimora aristocratica ottocentesca, sia perché sede di una prestigiosa raccolta di arte, soprattutto italiana, dell’Ottocento e del Novecento (dipinti, sculture, disegni, manifesti). E, last but not least, perché esempio fra i più difficoltosi di ristrutturazione museografica, iniziata dal grande architetto veneziano Carlo Scarpa, al quale è dedicata una interessante sezione didattica al piano terreno, poco dopo l’ingresso. Innanzitutto, un po’ di storia: il museo prende il nome dall’intraprendente e illuminato barone veneziano Pasquale Revoltella (Venezia 1795-Trieste 1869), che era giunto a Trieste ad appena due anni con la facoltosa famiglia. Nel 1835 aveva avviato per conto proprio un’attività commerciale di importazione di legname e granaglie. Nel frattempo intraprese la strada della finanza (fra i primi azionisti della Assicurazioni Generali, fu anche nel consiglio di amministrazione del Lloyd austriaco). Fu anche un benemerito cittadino d’adozione, fautore di attività filantropiche e fondatore di istituzioni didattiche e culturali, donate alla città di Trieste. L’impresa per la quale è più noto a livello internazionale è quella dell’impegnativa compartecipazione ai lavori per il canale di Suez, della cui compagnia fu anche vicepresidente. Il taglio dell’istmo, che permetteva una via marittima molto più agevole e abbreviata verso il Sud e l’oriente, nelle sue mire avrebbe dovuto rilanciare il commercio marittimo triestino (ma non potè vederlo completato). Fu nel 1859 che Revoltella si trasferì nel suo nuovo palazzo nell’attuale via Diaz, nel borgo Giuseppino. L’edificio, progettato dall’architetto berlinese Friedrich Hitzig, era stato edificato nel corso di sei anni, e decorato all’interno, come ancora si può vedere nel percorso di visita, secondo il tipico stile eclettico di quegli anni: si passa dalle decorazioni rinascimentali a quelle in stile barocco e rococo.  La visita al museo prevede dunque, in primo luogo, un itinerario nelle sale della dimora storica del barone, dal piano terra al terzo piano, attraverso uno scalone monumentale. Il pianoterra (dove fra le altre cose è esposta la carrozza personale del barone) e il secondo piano erano destinati agli ambienti di lavoro e di rappresentanza (sul retro erano anche le scuderie) mentre al primo piano erano le stanze private del barone. Qui, oltre agli arredi, le sculture e i dipinti, fra i quali scene di genere, vedute e ritratti, spicca la ricca biblioteca decorata in stile neobarocco al piano terreno, e uno stanzino angolare su ciascuno dei piani superiori, ciascuno con una camera ottica che permetteva al barone di guardare senza essere visto la vita cittadina all’esterno del palazzo, verso il mare. La raffinatezza e opulenza delle decorazioni fa capire come il barone avesse scelto questo palazzo per motivi politici e di rappresentanza (non manca, nel percorso didattico, una sezione di documenti e mappe sulla Compagnia del Canale di Suez). Nel 1861 il barone andò a Suez per seguire il corso dei lavori, ma tornato a Trieste morì l’8 settembre del 1869, poco prima che il canale venisse inaugurato. Con la saletta in stile pompeiano si conclude il percorso di visita alla parte storica del museo, e si accede alla straordinaria collezione della Galleria d’arte moderna, che si sviluppa nel grande edificio adiacente di palazzo Brunner, acquistato dal Comune nel 1907. La ristrutturazione e l’ampliamento di questo edificio e del contiguo palazzo Basevi fu studiata da Scarpa nel 1963, ma terminò nel 1991, dopo che alla sua scomparsa nel 1978 subentrarono altri architetti. Dalla saletta ottocentesca in stile pompeiano si accede dunque alla ricca collezione di arte moderna, che dopo la riapertura nel 1992 si articola su sei piani, nello spazio occupato dai tre palazzi, per una superficie di circa 4000 mq. Uno dei cospicui nuclei di opere d’arte fu acquistato in seguito alla istituzione del Museo Revoltella nel 1872, a seguito delle volontà testamentarie del barone. Molti dipinti e sculture provengono dalle prime importanti Esposizioni internazionali, fra le quali la Biennale di Venezia. Adesso il museo espone oltre 350 pezzi di grandi artisti, oltre a una sezione di artisti contemporanei finora nei depositi. Al terzo piano sono sistemati i quadri italiani di metà e secondo Ottocento. Si tratta soprattutto di scene di genere e quadri di storia, eseguiti da artisti come Induno, Inganni, Fattori. Al quarto piano le sale con le scuole regionali, e le opere acquistate alle Esposizioni internazionali, fra le quali un bellissimo De Nittis col tipico soggetto della signora elegante col cane, e poi Nono, Ciardi, Bistolfi, Trentacoste,  Canonica, von Stuck. Altre sale sono dedicate esclusivamente alla scultura, altre ai rapporti di artisti come Umberto Veruda con lo scrittore triestino Italo Svevo. Quadri spettacolari documentano il primo Novecento, rappresentato da De Chirico, Martini, Marussig, Carrà, Sironi, Casorati e due bei ritratti di Leonor Fini. Infine, nel salone più spettacolare al sesto piano (se fa caldo portate un ventaglio, vi sarà utile), che si affaccia sul mare con un movimento di piani sfalsati (percorribili anche le terrazze esterne verso il mare), spiccano alcuni fra i maggiori esponenti del secondo Novecento italiano: Afro, Vedova, Capogrossi Fontana, Pomodoro, Burri. Al piano terra un bookshop permette di acquistare gadget, guide del museo e cataloghi di mostre. Ci auguriamo che sia possibile rendere maggiormente fruibile nella bella stagione lo spazio esterno all’ultimo piano, dove sedie e ombrelloni già esistenti fanno pensare che sia possibile allestire un posto di ristoro quanto mai spettacolare e gradito che certamente arricchirebbe i servizi offerti dal bel museo.

Gloria Fossi