Art e Dossier

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Art History: Ricerca iconografica

Geremia

In ebraico, il nome significa "Jahwèh risolleva". Figlio del sacerdote Chelkia di Anatot (vicino Gerusalemme), vissuto nella seconda metà del VII secolo a. C., egli è il secondo dei quattro grandi profeti con Isaia, Ezechiele e Daniele. Il Libro di Geremia è una raccolta di oracoli e prediche, messe insieme in ordine sparso ed è la fonte per le notizie riguardanti la sua vita. Predicò che la salvezza spirituale degli ebrei sarebbe venuta soltanto dall'oppressione e dalla sofferenza; perciò fu perseguitato e dovette rifugiarsi in Egitto, dove morì lapidato. Secondo la tradizione, Geremia è anche l'autore del testo biblico delle Lamentazioni, dalle quali sono tratte le iscrizioni che spesso accompagnano la sua figura: "Spiritus oris nostri, Christus Dominus, captus est in peccatis nostris" (Il nostro respiro, l'unto del Signore, è stato preso nei nostri peccati; 4, 20); "O vos omnes qui transitis per viam…" ("Voi tutti che passate per la via [considerate e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore ... ]; 1, 12). L'opera comprende lamentazioni sulla distruzione di Gerusalemme avvenuta nel 586 a. C. a opera dei caldei. Lo si distingue tra i profeti per il suo aspetto anziano e la sua barba, e a volte per l'attitudine di assorta meditazione. I suoi attributi iconografici sono un libro o un rotulo, oltre a un bastone di ferro o una pentola bollente, simbolo di imminenti disgrazie.