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Gregorio Magno
Uno dei quattro padri della Chiesa e papa tra i più autorevoli. Nato a Roma intorno al 540, nella nobile famiglia degli Amici, da giovane si dedicò allo studio del diritto e divenne (nel 573) prefetto (o pretore) della città di Roma. Nello stesso anno vendette le sue proprietà per fondare diversi monasteri, in Sicilia e a Roma, e per aiutare generosamente i diseredati. L'anno successivo entrò, come monaco, nel monastero di Sant'Andrea sul colle Celio. Si distinse per la conduzione di una vita austera. Papa Benedetto I gli conferì l'ufficio di uno dei sette diaconati di Roma mentre il successore, papa Pelagio II, lo inviò come ambasciatore a Bisanzio. Dopo alcuni anni Gregorio fece ritorno alla vita monastica come abate di Sant'Andrea a Roma. In seguito alla morte di Pelagio II, venne eletto, benché riluttante, come suo successore nel febbraio del 590. Oltre che i compiti di capo della Chiesa, egli assunse molti ruoli propri del governatore civile e diede inizio alla conversione dei longobardi con l'aiuto della regina Teodolinda. Gregorio ebbe rapporti dialettici anche con i franchi e i visigoti nonché con gli anglosassoni, la cui conversione rappresenta uno dei più significativi eventi del suo pontificato. Dopo la morte di Gregorio (604) l'influenza del suo pensiero continuò a farsi sentire attraverso l'opera letteraria, anch'essa caratterizzata da intenti pastorali e morali. Il suo nome è anche collegato alla riforma del calendario e alla musica liturgica, in particolar modo al canto gregoriano. Le immagini del santo lo mostrano in abiti pontificali (con gli attributi della tiara e della triplice croce pastorale), con lo Spirito Santo sotto forma di colomba che detta al suo orecchio gli scritti, allusione all'ispirazione divina. Successivamente al Medioevo è rappresentato come uno dei quattro dottori latini (insieme ad Ambrogio, Gerolamo e Agostino).