ATLAS, l’atlante della contemporaneità: torna il SI Fest a Savignano
Non portò mai a termine il Bilderatlas Mnemosyne, il lavoro di una vita intera: Aby Warburg (1866-1929), il padre dell’iconologia, iniziò la sua storia delle immagini nel 1927 raccogliendole in un “Atlante illustrato” dedicato alla dea della memoria e madre delle Muse. Eliminò i testi e fece parlare le immagini, che sopravvivono ai secoli e riannodano culture e società lontane: la serie di tavole, sulle quali appuntò fotografie, schizzi, diagrammi, ritagli, era in continuo cambiamento, come il mondo che rappresentavano.
All’opera di Warburg si ispira ATLAS, l’appuntamento del SI Fest, il Festival di Fotografia di Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena), quest’anno alla sua 33a edizione. ATLAS porta in mostra dal 13 al 29 settembre per tre fine settimana gli scatti di 17 fotografi internazionali e talenti italiani, affiancati dalle personali dei vincitori del 2023, dalle esposizioni delle scuole e da un ampio programma di attività e incontri.
Il SI Fest 2024 è un percorso sperimentale che parla di rinnovamento alle giovani generazioni mettendo davanti ai loro occhi l’atlante visivo delle trasformazioni ma soprattutto delle agghiaccianti continuità tra ieri e oggi. Per il terzo anno si conferma come direttore creativo Alex Majoli, maestro ravennate dei reportage nelle aree di conflitto e sulla condizione umana. Seguendo il filo conduttore delle materie che si insegnano sui banchi di scuola, Majoli propone un viaggio fotografico che esce dalle aule per scendere nelle strade, testimone di un tempo in frantumi da ricomporre: brandelli, ritagli, resti di mondo ma soprattutto di esistenze “miserabili e straordinarie”, atlanti contemporanei che reggono sulle spalle il peso dei loro vissuti.
Tra documento e narrazione, i progetti esposti raccontano la Palestina del pregiudizio (Adam Broomberg & Oliver Chanarin; Adam Rouhana), la guerra, l’alienazione del carcere (Danny Lyon), la miseria familiare della droga e dell’alcolismo (Abdulhamid Kircher, Richard Billingham), l’aborto negato (Stacy Kranitz). Ci sono i cataloghi di donne russe “in vendita” (Andy Rocchelli), c’è la fotografia che prova a colmare il vuoto della scomparsa (Billy H.C. Kwok, Lindokuhle Sobekwa) e quella che invece diventa terapia per trovare se stessi nello spaziotempo “altro” delle cliniche psichiatriche (Francesco Lughezzani, Roland Schneider), queste sono solo alcune delle infinite storie che il festival racconta.
Serena Tacchini