In brodo di giuggiole. Quattro giovani artisti in mostra a Milano
Trae spunto da una delle espressioni più efficaci per descrivere uno stato di incontenibile contentezza la mostra allestita presso la sede milanese della casa d’aste parigina Artcurial. Curata da Luca Zuccala, In brodo di giuggiole rispetta l’intento, da parte della istituzione ospite, di promuovere i talenti emergenti under 35 nazionali ed esteri e intreccia le ricerche pittoriche di Najsa Dishnica (Durazzo, 1998), Jingge Dong (Pechino, 1989), Arvin Golrokh (Teheran, 1992) ed Eric Pasino (Vercelli, 1997).
La giuggiola – frutto di origini mediorientali che affonda le radici nel mito e nella quotidianità – è dunque il fil rouge di un’esposizione fondata sul superamento delle distanze geografiche e temporali e su reminiscenze individuali e collettive. “Il progetto si concentra sulle opere che gli autori hanno dedicato dai loro nuovi avamposti italiani al flusso di ricordi e nostalgie che hanno comportato le peregrinazioni dalle proprie terre d’origine”, spiega il curatore. “Ad accomunarle una doppia valenza: la concentrazione pastosa del brodo salino veneziano, la laguna, dove operano quotidianamente, e la densità vellutata e corposa di un altro brodo, quello di giuggiole”. Da Venezia – fulcro attorno al quale gravitano i quattro artisti – al mondo il passo è breve: ciascuno dei dieci lavori in mostra lascia emergere ricordi personali e sentimenti universali, nel solco di un dialogo che coinvolge i Balcani, la Persia, l’Italia e la Cina.
Le geografie passate e presenti a cui ogni artista fa riferimento si ricombinano in un mosaico stratificato, al pari delle valenze assunte dalla giuggiola nel corso dei secoli. Dapprima classificato come una mela insipida o una ciliegia acerba, questo frutto è stato associato, in ambito iraniano, all’albero della conoscenza e ha pervaso la vita di tutti i giorni sia dal punto di vista culinario sia medico, ispirando addirittura l’espressione di solluchero che tutti conosciamo.
Arianna Testino