Art e Dossier

Il Trittico restaurato di Nicolas Froment agli Uffizi

categoria: Eventi
6 marzo 2017
Firenze
Gallerie degli Uffizi

Che in passato non si usassero le forchette e si mangiasse con le mani, anzi, che ognuno potesse prendere a morsi un cosciotto di carne per poi rimetterlo sulla tavola, lasciandolo così, mezzo mangiucchiato, agli altri commensali, ce lo conferma uno splendido dipinto degli Uffizi, ricco di notazioni gustose e curiosissime, opera del pittore francese Nicolas Froment (1435 circa -1486). Il grande trittico (134 x 350 cm), firmato e datato 1461 nella cornice, è fra i quadri quattrocenteschi meno noti, ma non per questo di poco interesse, della prestigiosa galleria fiorentina, dove, dopo il restauro, è  tornato per essere esposto in via temporanea nella Sala del Camino (7 marzo – 30 aprile 2017), in attesa di una più adeguata e definitiva sistemazione. Il dipinto raffigura diverse scene evangeliche: Incontro di Marta con Gesù, Resurrezione di Lazzaro, Maria Maddalena lava i piedi di Gesù in casa del fariseo. Quando il trittico è chiuso, le ante esterne mostrano il committente Francesco Coppini in preghiera davanti alla Vergine col Bambino, che sembra proprio guardare verso il prelato inginocchiato. Le figure, soprattutto quelle degli apostoli, hanno espressioni quasi caricaturali, impensabili, alla stessa epoca, per un pittore italiano. Molti i dettagli naturalistici, quasi a coniugare il gusto franco-borgognone con quello tipico dei maestri fiamminghi: così, sulla tavola della cena di Simone, vediamo un apostolo tagliare rudemente il pane col coltello, un altro in piedi bere avidamente un bicchiere di vino, mentre la Maddalena, lacrimosa, lava i piedi a Gesù. Nella Resurrezione di Lazzaro un soldato, abbigliato più da damerino che da guardia militare, disgustato per il fetore dell’orrido cadavere appena resuscitato, si copre il naso con un lembo della fusciacca che orna il suo cappello a punta. Com’era finito a Firenze questo dipinto? La vicenda è complessa e ancora non del tutto chiarita. Quello che certo è il committente, che si riconosce per lo stemma parlante (con la coppa): si tratta di Francesco Coppini, originario di Prato, legato di Pio II e amico di Cosimo de’ Medici. Probabilmente proprio tramite Cosimo il trittico pervenne alla chiesa del Bosco ai Frati di San Piero a Sieve nel Mugello, dove rimase fino alla soppressione dei conventi con le leggi napoleoniche. Il restauro del dipinto su tavola (in legno di quercia, usato di solito nel Nord della Francia e nelle Fiandre), ha rimesso in luce la brillantezza dei colori originali, ravvivando i passaggi tonali e facendo risaltare i numerosi particolari.

Gloria Fossi