Silvestro Lega : biografia
Nasce l’8 dicembre del 1826 a Modigliana (in provincia di Forlì sull’appennino tosco-romagnolo) da Antonio Lega, proprietario terriero e dalla sua seconda moglie ed ex domestica, Giacoma Mancini e viene battezzato il giorno dopo nella chiesa di Santo Stefano in San Bernardo. Dopo aver frequentato, a partire dal 1838, il collegio degli Scolopi a Modigliana, nel 1843 si trasferisce a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti dove segue i corsi di Servolini, Gazzarrini, Bezzuoli e Pollastrini. Qui frequenta, inoltre, lo studio di Luigi Mussini e in seguito la scuola di pittura purista che questi tiene col pittore svizzero Franz Adolf von Stürler, allievo di Ingres. Nel 1848-1849 si arruola volontario nella guerra contro l’Austria, insieme a Mussini, agli altri allievi di studio e al fratello Carlo. Nel 1850 Passa nello studio di Antonio Ciseri che lo incoraggia a dipingere il suo primo quadro, Incredulità di san Tommaso (Modigliana, Ospedale Civile). Dopo aver esposto un dipinto (perduto) alla mostra annuale dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, nel 1852 Lega vince il concorso triennale bandito dall’Accademia con la tela David che placa col suono dell’arpa le smanie di Saul travagliato dallo spirito malo. In seguito a ciò la muore la madre Giacoma Mancini. Il 30 gennaio del 1853 viene accolto tra i soci dell’Accademia degli Incamminati di Modigliana. Tra il 1855 e il 1857 Lega torna nella cittadina natale dove il 26 giugno del 1857 riceve la commissione dalla Pia Opera di Modigliana di quattro lunette per la chiesa della Madonna del Cantone. Di ritorno a Firenze, inizierà a lavorare alle prime due lunette (La peste e La carestia) , mentre le altre due con Il terremoto e La guerra verranno ultimate nel 1863. Nel 1859-1861, su stimolo del concorso indetto da Bettino Ricasoli, Lega esegue il cospicuo gruppo delle tele di soggetto militare, tra cui Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia e Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione esposti entrambi alla Società fiorentina Promotrice di Belle Arti del 1861 e nello stesso anno alla prima Esposizione Nazionale Italiana alle Cascine. L’anno successivo inizia la stagione, forse, più felice dell’artista, ospitato dalla famiglia Batelli nella casa lungo l’Affrico, che stimola le ricerche en plein air e la nascita della scuola di Piagentina (con Signorini, Abbati, Borrani e Sernesi), nei dintorni di Firenze. Pertanto dopo un esordio dai tratti fondamentalmente accademici, si accosta alla tecnica a macchia degli artisti che si riunivano al Caffè Michelangelo, compiendo una evoluzione in senso realista ma con caratteristiche personali. Dopo aver ottenuto un successo incontrastato con alcune opere presentate alla Promotrice genovese e alla Nuova Promotrice fiorentina, nel 1865, in occasione di Firenze capitale e del Centenario dantesco, Lega presenta due opere ad una mostra organizzata dai Macchiaioli nelle sale dell’Accademia. Il 1868 è l’anno del capolavoro di Lega, Una visita, seguito da Un dopo pranzo che, insieme a Il canto di uno stornello dell’anno precedente, costituiscono una vera e propria trilogia di Piagentina. Il contenuto dei suoi quadri tende ad esaltare la semplicità delicata e gli affetti puri che caratterizzano la piccola borghesia italiana di quegli anni. Nei suoi quadri vi è sempre un po’ di commozione nostalgica per questo piccolo mondo vissuto in piccoli centri urbani. Nel 1872-1873 dipinge il bellissimo Gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini e comincia ad avvertire quei disturbi alla vista che in seguito si aggraveranno. Da qui inizia una serie di insuccessi che porteranno Lega verso una sorta di crisi esistenziale. Dopo alcuni anni di assenza dalle mostre pubbliche, tra il 1881 e il 1884 Lega ritrova la serenità d’ispirazione presso la famiglia Tommasi -come maestro dei figli Adolfo, Angiolo e Lodovico- di cui è spesso ospite a Bellariva, nei sobborghi di Firenze. Tra luglio e agosto del 1886 inizia a frequentare la villa Bandini al Gabbro, nella campagna dell’entroterra livornese, e anche la villa dei Tommasi a Crespina vicino Pisa. Inizia a dipingere la serie delle Gabbriggiane, ispirandosi alle donne e ai personaggi del luogo e sperimentando, anche la tecnica del pastello. Con la serie dei paesaggi del Gabbro parteciperà alla famosa Esposizione Universale di Parigi del 1889 e alla Promotrice fiorentina. Tra il 1892 e il 1893 al disturbo agli occhi sopraggiunge anche una prima avvisaglia del carcinoma allo stomaco che ne avrebbe dopo due anni causato la morte. Infatti, nel 1895, dopo aver passato a Firenze periodi sempre più lunghi ospite di Angiolo Tommasi alla villa San Giorgio in via Faentina, in estate si reca al Gabbro. Dopo due ricoveri in ospedale per il peggioramento del cancro allo stomaco, morirà nell’ospedale fiorentino di San Giovanni di Dio il 21 settembre.
Silvestro Lega : le opere
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Ritratto di Giuseppe Garibaldi
1861
olio su tela; 111 x 78,4
Collezione PrivataLa grande tela, che fa parte del gruppo di opere più storiche e “politiche” del Lega degli anni Sessanta, è un ritratto abbastanza aulico del generale Giuseppe Garibaldi, protagonista assoluto, in quell’anno, delle lotte d’indipendenza dell’Italia dagli austriaci e della riunificazione del paese. In quest’immagine di una “laica sacralità”, Lega non riesce a nascondere le proprie simpatie repubblicane e i propri sentimenti mazziniani e garibaldini. Attraverso una fattura pittorica molto ricercata e raffinata, lo sguardo intenso e profondo di Garibaldi conquista l’osservatore, come pure la sua posa ufficiale e la descrizione puntigliosa dei dettagli dell’abbigliamento. La camicia rossa, infatti, contrasta fortemente con il cielo azzurro dello sfondo, su cui la figura statuaria dell’eroico generale acquista grandezza morale, spirituale e, naturalmente, militare.
Episodio della guerra del 1859- Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione
1861Il dipinto risulta eseguito nel 1861, nello stesso anno della presentazione alla società fiorentina Promotrice di Belle Arti di un’altra opera, probabilmente in pendant con questa, ossia Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia. Anche un’altra opera dello stesso anno Ricognizione di cacciatori delle Alpi fa parte dello stesso ciclo di tele di soggetto militare, intrapreso da Lega (e da altri artisti toscani) su stimolo di un concorso indetto da Bettino Ricasoli, salito al potere in Toscana dopo il crollo del governo granducale. In tutte queste opere più “ufficiali” Lega riuscì, come scrive il Matteucci, "ad evitare la pesantezza e la retorica in cui sfociava spesso il “sentimentalismo epico” di quel momento". Egli riesce, pertanto, come dimostra la chiara e luminosa scena in questione, ad amplificare lo spazio attarverso la vitalità dei personaggi descritti che si muovono con naturalezza e disinvoltura nella semplicità del paesaggio.
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Tra i fiori del giardino
1862
olio su tela ; 49 x 59
Collezione PrivataL’opera, la terza in ordine di esecuzione dopo le altre due simili: Rose della primavera e Motivo di grano, testimonia la serenità d’animo di Lega e l’assimilazione di nuovi e diversi stimoli pittorici del periodo cosiddetto “di Piagentina”, in cui la personalità dell’artista si arricchisce della poetica dei macchiaioli in direzione di una ricerca originale e non più isolata. Nella villa dei Batelli, nella campagna detta, appunto, di “Piagentina”, alle porte di Firenze (vicino al torrente Affrico), Lega aveva trovato una propria vena romantica e popolare, grazie anche all’affetto della giovane amica Virginia Batelli e dell’atmosfera semplice, autentica e serena della sua famiglia. La vicinanza, inoltre, a Piagentina di Telemaco Signorini (che era stato a Parigi) contribuì a rendere più stretti i contatti tra i due artisti. Una cultura più raffinata e “parigina” si intravede, appunto, in quest’opera intitolata Tra i fiori del giardino, in cui una giovane donna che legge (probabilmente Virginia) passeggia con un ombrellino parasole, immersa nell’ambiente rigoglioso, caldo e quasi etereo di uno splendido giardino. L’effetto luministico della scena en plein air appare molto ricercato ed espressivo.
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Il primo dolore
1863
olio su tela; 39,5 x 50
Genova, Palazzo della ProvinciaL’assiduità di Silvestro Lega nella villa dei Batelli a Piagentina assumerà sempre più le forme di una convivenza, mentre la morte, il 9 febbraio del 1863, di Paolina Cerreti, madre dell’adorata amica Virginia Batelli, turberà quell’atmosfera serena e toccherà Lega anche nella sua amicizia con il padre, Spirito Batelli. Questo delicato dipinto nasce, appunto, nell’atmosfera degli inizi del 1863, e riflette un sentimentalismo accattivante. Ad un’impressione immediata la scena si presenta come il tipico prodotto della cultura figurativa ottocentesca convenzionale, intorno a questi anni. É una favola tenera e delicata di una bimba addolorata per la morte di un passero. Un incontro con la morte che non sconvolge ma misuratamente intrisisce il giovane e candido animo. Con quest’opera Lega partecipò alla Promotrice di Genova (città dove ancora si trova il quadro), inauguratasi il 28 marzo 1863, dove erano presenti anche i macchiaioli De Tivoli e Cabianca.
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L’elemosina
1864
olio su tela; 71,8 x 124
Collezione PrivataLa scena si svolge su una terrazza all’aperto, dove le tre signore, vestite con modestia e semplicità e intente a leggere una lettera, sono interrotte dal discreto arrivo di un’anziana donna che chiede l’elemosina. La signora in piedi con sguardo un po’ altezzoso le porge, tenendosi a distanza, delle monete e tutta l’atmosfera è immersa in un clima di calma, di pace pomeridiana e di normale scorrere del giorno. La luce cristallina e limpida crea poche ombre, mentre gli alberi del giardino e quelli verso l’orizzonte formano delle macchie cromatiche delicate in contrasto con i colori più accesi dei vestiti delle donne in primo piano. Si tratta di una poetica romantica intima, fatta di piccoli momenti quotidiani di una borghesia modesta, campagnola, che non ostenta opulenza e neppure forzato sentimentalismo. Come scrive Matteucci, l’opera è "una delle grandi realizzazioni dell’arte leghiana, nella quale si dichiarano tutto un momento di vita e una situazione personale che riescono a trovare, con accenti di vero e proprio lirismo, i loro equivalenti pittorici".
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La nonna
1865
olio su tela ; 59 x 70
Collezione privataLega espose quest’opera, nel 1865, nelle sale dell’Accademia di Belle Arti di via Ricasoli a Firenze, in una mostra di quadri a soggetto storico-medievale, promossa appunto dall’ambiente accademico cittadino in concomitanza alle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante. Era un momento importante per la cultura della città anche perchè si era diffusa, già dal settembre del 1864, la notizia che Firenze sarebbe stata la futura capitale del Regno e nuovo centro politico e amministrativo della nazione. Lega non scelse, pertanto, una scena storica o politica ma una rievocazione delicata e sensibile di un sentimentalismo familiare. Il soggetto dell’opera è, infatti, intimo e domestico. La realizzazione semplice, immediata e realistica. Come scrive Matteucci: "Nella sua energia inventiva del 1864 si potrebbe quasi parlare di una specie di disponibilità femmineamente passiva nel recepire le impressioni del mondo circostante, appunto costituito in gran parte da presenze di donne e bambini, con cui il colloquio è percettibile nelle sue cadenze più dolci. Più che di passività, si tratta però di un momento particolarmente introspettivo a cui inducono le stesse evenienze private". L’altra opera che Lega presentò alla mostra, totalmente opposta alla prima sia nell’ispirazione sia nella concezione esecutiva, fu Motivo dal vero presso Firenze.
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Due bambine che fanno le signore- Divertimento infantile
1865
olio su tela ; 57,5 x 94
Collezione PrivataNel novembre del 1865 Lega presenta a Genova Due bambine che fanno le signore, la prima delle quattro redazioni di questo tema, dimostrando una particolare varietà di fantasia rispetto ad altre opere contemporanee, con una sostanziale unità di intento. Anche qui siamo di fronte ad una scena di vita ingenua, semplice e quotidiana, come scrive Matteucci: "con tutte quelle implicazioni di carattere psicologico, prospettico, disegnativo, compositivo, luminoso e cromatico, che sono suggerite dalla realtà, ma che egli filtra secondo una formazione purista non mai rinnegata". Il dipinto, inoltre, venne così commentato da Signorini sulla “Rivista Europea”: "È semplice come il suo titolo, vero come questa scena di cui è testimone chiunque ha figli". Per questo dipinto, insieme a La nonna, Il canto di uno stornello, Una visita e a La pittrice, Lega ricevette la medaglia d’argento all’Esposizione italiana d’Arti Belle a Parma nel 1870, dove aveva esposto insieme al gruppo macchiaiolo.
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Il canto di uno stornello
1867
olio su tela ; 158 x 98
Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo PittiIl quadro è stato definito una delle tele più belle realizzate in tutto l’Ottocento italiano. Fu uno dei dipinti inviati a Torino nell’aprile del 1868, insieme a Fiori di spine e Una visita, ed è frutto della familiarità di Lega con l’ambiente della famiglia Cecchini. Le tre figlie, Maria, Isolina e la piccola Anna prendevano, infatti, lezione di pianoforte da Virginia Batelli, nel nuovo domicilio fiorentino di Via di San Salvi. Le tre donne intente a cantare mentre una di loro suona il piano è un esempio dei più classici di quel lirismo intimo e domestico molto frequente nell’opera di Lega e comune anche a molti pittori della produzione artistica italiana del secolo. Prova di grande virtuosismo tecnico e di intensità espressiva, la tela rappresenta con fotografica analiticità un momento quotidiano semplice e immediato. Lega pone la scena in controluce di fronte ad una finestra aperta, dalla quale entra una luce bianca e un’atmosfera pulita che sa di campi coltivati e colline lontane e che trasmette una sensazione di pace e bellezza.
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Un dopo pranzo
1868
olio su tela ; 75 x 93,5
Milano, Pinacoteca di BreraÈ opera di squisita fattura che cattura l’attenzione con la serenità quasi mitica del suo piccolo mondo rinchiuso e con lo scintillio dei controluce analoghi a quelli di Monet giovane. L’ambientazione del girdino intimo e discreto richiama quella di Una visita, capolavoro leghiano dello stesso anno. Anche qui è una scenario di donne, colte in un pomeriggio estivo come tanti, in cui il calore della luce e l’umidità vaporosa della campagna crea un effetto atmosferico attutito e delicato. Le figure, gli oggetti e la natura convivono in una medesima fusione tonale di luce e colore. Scrive Matteucci: "Quello di Lega è un naturalismo a tal punto filtrato dalla fantasia, talmente privo di artifici retorici e ricco di umori, che lo si potrebbe definire “naturalismo poetico”". La pittura di Lega si distinguerà sempre da quella dei suoi colleghi macchiaoli per questa sua poetica dei sentimenti quotidiani, sereni ed enigmatici, autentici a tal punto da sembrare personali e autobiografici.
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I promessi sposi (I fidanzati)
1869
olio su tela ; 33,5 x 77
Milano, Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da VinciRealizzato a Piagentina nel 1869, è un dipinto solenne, venato da una sottile malinconia e avvolto da una misteriosa e sensuale luce rosata. I due fidanzati, visti di spalle ma protagonisti della scena, sono i ritratti di una delle figlie della famiglia Cecchini e del suo promesso sposo. La famiglia in questione, costituita dalla madre Elena Settimelli e dalle tre figlie Maria, Isolina e la piccola Anna, risiedeva a Firenze in piazza Sant’Ambrogio e in poco tempo raggiungeva casa Batelli, nel nuovo domicilio fiorentino di via di San Salvi. Per Lega divenne un punto di riferimento affettivo che, gradatamente, si sostituì a quello della famiglia Bartelli, soprattutto dopo la morte prematura di Virginia il 6 giugno del 1870. Il quadro –uno dei più ammirati nella mostra parigina dedicata ai macchiaioli risalente al 1978– ha un fascino ingenuo, discreto, raffinato, per la semplicità compositiva, la delicatezza del paesaggio, l’intensità sentimentale trattenuta, modesta ed equilibrata dei personaggi.
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Una madre
1884
olio su tela; 191 x 124
Collezione privataL’opera appartiene a quello che fu definito il “periodo di Bellariva” (1881-1885 circa), vissuto da Lega, e da altri artisti della nuova generazione, intorno alla villa sull’Arno della famiglia Tommasi, colta, di idee avanzate e dedita all’arte e alla musica. Lega, quasi sessantenne, ritrovò una pienezza espressiva e una nuova ispirazione vitale che lo portarono a trasformarsi da pittore “di genere” ad artista moderno, attraverso la ricerca di una verità pittorica di autentica vocazione. Nel dipinto Una madre Lega sembra abbia avuto l’ambizione di andare oltre al suo mondo, dalla vena poetica e idilliaca, immergendo le due figure e l’ambiente domestico in una visione ricca ed elaborata attraverso il colore. Le grandi dimensioni del quadro dovettero tenere il pittore impegnato per parecchi mesi della primavera e dell’estate dell’84. A Settembre lo inviò alla mostra della Reale Accademia a Milano, alla Promotrice fiorentina, dove attirò l’interesse dell’amico Signorini e poi, nel 1886, alla Prima Esposizione di Belle Arti di Livorno dove trovò un acquirente.
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Gabbrigiana in piedi
1888
olio su tela; 140 x 86
Collezione privataLa zona collinare del Gabbro, distante circa dieci chilometri dalla costa livornese, era, come scrive Matteucci "un mondo complesso e articolato, dai caratteri specifici e autonomi, ricco di tradizioni proprie, vitale nei suoi costumi popolari e nei principi che alimentavano i rapporti sociali". Lega vi arrivò nell’estate del 1886, ospite, insieme agli amici Angiolo Tommasi e Angelo Torchi, presso la villa di Poggio Piano della famiglia Bandini (costituita dalla madre Clementina Fiorini, personaggio in vista della borghesia livornese, e dalle sue cinque figlie). Per tutta l’estate del 1887, avendo come modelle le cinque ragazze Bandini, il pittore fu nuovamente preso da quella forza inventiva che già con le Cecchini e i Tommasi lo aveva sorretto. È nel ritratto, in particolare, che il nuovo stile “del Gabbro” si rivela nella vigoria espressiva del Lega, anche nelle figure di "contadine fiere e vigorose, nobilitate nella loro femminilità rustica", come scrive Matteucci che continua: "Il grande ritratto che egli fa di una Gabbrigiana in piedi, riprendendola nel suo regno, è un monumento in omaggio alla sua condizione di protagonista plebea così nettamente precisata nel suo piglio intemperante, da proporsi come anticipazione di un qualche personaggio di prima fila del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo".