Antico e contemporaneo si incrociano in Pompeii Commitment. Presentata l’opera di Marianna Simnett
Marianna Simnett. Leda was a Swan. Pompeii Commitment. Materie archeologiche
Dal dicembre 2020 Pompeii Commitment. Materie archeologiche riconfigura il celebre sito archeologico di Pompei attraverso forme alternative di conoscenza che includono l’attività del dipartimento Digital Fellowship, dedicato alla ricerca artistica e curatoriale contemporanea a distanza e in situ; l’obiettivo è di consentire a chi vi partecipa di concentrarsi su aspetti connessi alla storia, alle simbologie, alle narrazioni e ai possibili significati del sito pompeiano.
L’ultima opera presentata è Leda Was a Swan (“Leda era un cigno”) di Marianna Simnett, la quale ha utilizzato scenografia, design di costumi, performance, video, suono e intelligenza artificiale per reinterpretare in chiave contemporanea e femminista l’affresco - rinvenuto nel 2018 nel Parco Archeologico di Pompei, nella cosiddetta Casa di Leda - che raffigura appunto il mito di Giove trasformatosi in cigno per sedurre e violare la donna. Accompagna la sequenza animata una composizione per flauto eseguita dalla stessa Simnett, mentre le immagini in slow-motion illustrano una nuova narrazione della storia di Leda e il cigno. L’opera è inoltre affiancata da una vasta raccolta di fotografie e immagini di backstage.
La ricerca dell’artista si basa su un linguaggio multidisciplinare che viene usato per dare vita a narrazioni immersive incentrate su tematiche stratificate e talvolta contrapposte, come la vulnerabilità, l'autonomia, il controllo, il dolore, la metamorfosi e la cura. Nel lavoro prodotto per Pompeii Commitment è la stessa Simnett a impersonare entrambi i personaggi del mito ma, al contrario del racconto antico, vittima e aggressore si scontrano flemmaticamente e ad avere la peggio è in questo caso il cigno, mentre a Leda è riservata una condizione di piacere: una visione irriverente, quindi, che deride la dimensione sensuale che per lungo tempo ha investito la storia. L’artista crea allora un’espressione consapevole ai pensieri repressi, innati ed ereditari, in modo da superare le numerose aspettative di genere e le ansie sociali collegate alle rappresentazioni e alle narrazioni mitologiche. Allo stesso tempo Simnett dimostra come anche il Parco Archeologico di Pompei possa essere un luogo di storie stratificate e dinamiche, in cui l’atto di sperimentare, di riscrivere e di rileggere la storia può innescare e tramandare poetiche alternative dell’esistenza.
Marta Santacatterina