Artemisia Gentileschi in mostra a Roma
Artemisia Gentileschi e il suo tempo
«Mai vista una sala così gremita alla conferenza stampa di una mostra» dice Nicola Spinosa, curatore con Francesca Baldassari e Judith Mann di “Artemisia e il suo tempo”. In effetti, è legittimo il sospetto che tanti giornalisti siano attratti dal “successo” mediatico dell’arcinoto stupro subito nel 1611 da Artemisia a Roma. Lo conferma l’eccezionale accoglienza in Gran Bretagna del bel film Artemisia, un’artista sotto accusa, prodotto da Sky Arte HD (regia di Piero Messina), proiettato qui in mostra. Artemisia è icona ante litteram del femminismo e giorni fa la luminosa, sconvolgente Giuditta e Oloferne giunta ora a Roma dagli Uffizi, è stata in Palazzo Vecchio per la giornata contro la violenza sulle donne. Il rischio di fare di una delle rare artiste italiane del Seicento (non l’unica) solo il simbolo del riscatto femminile è sempre in agguato, e anche nel film di Sky se ne parla, puntando sulla qualità, talvolta le debolezze della sua arte, e il forte carattere. C’è chi ancora, ad esempio, individua Orazio, padre di Artemisia, e Agostino Tassi, lo stupratore, nei due uomini del Susanna e i vecchioni di Pommersfelden, che invece precede lo stupro. Ne chiediamo conferma a Judith Mann, che dal suo museo di Saint-Louis ha portato lo stupendo piccolo quadro con la Danae, denso di riflessi caravaggeschi: «It’s crazy», ci risponde, perché Susanna e i vecchioni è del 1610… I curatori della mostra, che segue i soggiorni a Roma, Firenze, Venezia, Roma, Napoli, Londra e ancora Napoli, hanno aggirato il luogo comune, concentrandosi sul talento e, nell’ultima fase napoletana, su una certa stanchezza creativa della Gentileschi ma anche e soprattutto sui rapporti con artisti, mecenati colti e raffinati come Cosimo II de’ Medici, scienziati come Galileo, la musica, il teatro, i dignitari di tutta Europa. Si fa anche chiarezza su attribuzioni dubbie. I dipinti di Artemisia in mostra sono ventinove su novantatre esposti, da ottanta luoghi diversi. Da maestri indiscussi come Allori, Vouet, Ribera, Stanzione mediò naturalismo caravaggesco e classicismo, da altri meno dotati si fece aiutare: un grandioso affresco del Seicento italiano, dal quale spiccano, oltre alle opere intense di Artemisia, alcuni capolavori assoluti del padre Orazio, come il grande Loth e le figlie da Bilbao.
Gloria Fossi