Art e Dossier

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A Bridge to the Desert: il padiglione Namibia alla Biennale di Venezia

categoria: Mostre
27 aprile – 27 novembre 2022
Venezia
Biennale Arte

Il Padiglione Namibia, con i suoi ventidue ettari ettari di estensione è il più grande padiglione nazionale della 59esima Biennale Arte 2022.
A Venezia, nel cuore della laguna più visitata del mondo, c'è un parco naturale ospitato da un'isola che guarda l'Arsenale: in questo angolo di paradiso, in contrasto con la confusione dei canali e l'atmosfera elettrica dei party glamour, ha trovato ospitalità per il suo debutto Biennale Arte il Padiglione della Namibia. L'isola si chiama Certosa, per i resti del monastero che i benedettini ersero per trovare il loro spazio di pace in quella che un tempo era la Las Vegas del mondo.
Il Padiglione mette in mostra le opere di RENN, artista controcorrente che negli ultimi anni ha disseminato il deserto del Namib con suggestive sculture di pietra, senza mai cercare riconoscimento né firmare le opere. Il curatore Marco Furio Ferrario ha incontrato le opere per caso, folgorato dalla tecnica che trasforma una selezione di pietre in figure umane plastiche: leggere e in movimento ossimorico con la loro consistenza. L'artista non scolpisce, ma passa lunghe ore nel deserto per scegliere i frutti del deserto che meglio possono raffigurare parti del corpo. Il Padiglione si sviluppa in una mostra fotografica documentaristica sulle opere del deserto e una parte all'aperto dove i visitatori sono invitati a perdersi per il contesto naturalistico. Per portare le persone dalla mostra all'area denominata "habitat sculture" un corridoio di installazioni, un percorso chiamato "cercare per credere" ad opera del duo creativo Amebe ( https://www.amebe.milano.it/ in collaborazione con Renn, gioca coi sensi e con l'immaginazione dei fruitori in modo fresco e ammiccante. Arrivati nell'area dove le sculture "si nascondono" l'esperienza cerca di riproporre il senso mistico di stupore e d'incontro che i visitatori provano nell'incappare in questi solitari uomini del deserto: «forse esponenti delle diverse culture, persi nel loro habitat alla ricerca di un punto di incontro per ripensare il ruolo dell'umanità sulla terra». Un messaggio in diretto dialogo con i temi proposti dalla Curatrice centrale della Biennale, Cecilia Alemani nel suo testo The Milk of Dreams curated by Cecilia Alemani: "How is the definition of the human changing? What constitutes life, and what differentiates plant and animal, human and non human? What are our responsibilities towards the planet, other people, and other life forms? And what would life look like without us?"
Nove sculture della serie Lone stone men sono state create in Namibia appositamente per la Biennale: cinque sono nell'area Habitat sculture, tre nella mostra al primo piano, una posizionata sulla barena da osservarsi con un binocolo posto al primo piano della mostra. Altre sette sculture astratte sono state create in loco da Renn con materiali di recupero in una vera e propria esplosione creativa nel corso dei quaranta giorni di permanenza sull'isola.