Caffi: dipinti di viaggio a Trieste
Ippolito Caffi. Dipinti di viaggio tra Italia e Oriente
Il vedutista Ippolito Caffi (Belluno 1809 - Lissa 1866), considerato l'ultimo degno erede della grande tradizione veneta iniziata con Canaletto, è stato uno dei più avventurosi pittori dell'Ottocento italiano. La deliziosa mostra triestina al Castello di Miramare con una quarantina di suoi dipinti di viaggio non poteva avere cornice più spettacolare e azzeccata: non solo per il fascino indiscusso del luogo, ma anche perché le opere esposte hanno legami non casuali con Massimiliano d'Asburgo (Vienna 1832 - Santiago de Querétaro 1867). Fu lui, fratello minore dell'imperatore Francesco Giuseppe, a far costruire lo spettacolare castello come residenza privilegiata per sé e la bella, giovane moglie Carlotta del Belgio. Come una perla immersa nel verde del vasto parco che lo circonda, Miramar, come lo hanno sempre chiamato i triestini e lo stesso Massimiliano, si erge a picco sul mare, sul promontorio di Grignano. Nell'edificio rivestito di pietra bianca d'Istria, dalle cui finestre si moltiplicano infinite vedute sul mare, tutte diverse l'una dall'altra, Massimiliano visse la sua breve storia d'amore con Carlotta. Un infelice destino fu fatale agli illuminati consorti: lui morì fucilato dalle milizie repubblicane in Messico a trentacinque anni, lei, che invano chiese aiuto per il marito presso i dignitari di tutta Europa, cadde in preda alla follia, e finì i suoi giorni nel castello di famiglia in Belgio, nel 1925. Caffi fu un intrepido viaggiatore al pari di Massimiliano, che non solo era curioso di conoscere realtà diverse da quelle note della vecchia Europa ma amava a tal punto il mare da aver fatto allestire nel castello una camera identica alla confortevole cabina a lui destinata sulla maestosa fregata Novara della marina militare austriaca. Già nel 1850 Massimiliano aveva compiuto col fratello minore Carlo Ludovico un viaggio di formazione in Grecia, Turchia e Dalmazia, viaggio documentato da alcuni dipinti tuttora visibili a Miramare. Il più anziano Caffi, invece, dopo aver avuto successo a Roma, Venezia, Napoli, come vedutista e pittore di feste popolari, ammirato per i talentuosi effetti di luce e le ambientazioni notturne, per quella sua pennellata rapida e le gustose "macchiette" popolari, rimase affascinato dalle diversità degli usi e costumi del Nord Africa e del vicino Oriente. Delle figurine che talvolta popolano i suoi paesaggi spesso s'indovina a malapena il volto, quasi una semplice macchia di colore. Talvolta, nei dipinti orientalisti, i cammelli sono raffigurati con una vena quasi fumettistica. Fervente patriota, Caffi aveva partecipato ai moti antiaustriaci e fu spesso in carcere. Come Massimiliano ebbe una fine tragica, anche se forse è così che avrebbe voluto morire, nel corso di un viaggio quanto mai pericoloso. Per documentare le battaglie navali nella terza guerra d'Indipendenza nell'Adriatico, Caffi morì a cinquantasette anni assieme a 383 membri dell'equipaggio dell'ammiraglia "Re d'Italia", speronata a Lissa dalla corazzata austriaca "Ferdinand Max". Era il 20 luglio 1866 e oltre vent'anni dopo, nel 1888, la vedova Virginia Missana lasciò alla città di Venezia il ricco corpus di opere del marito. La raccolta Caffi fu suddivisa fra il Museo Correr (migliaia fra disegni e album), e la Galleria internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro (centosessanta dipinti). Da questo nucleo provengono i dipinti in mostra, finalmente vicini alla grande tela che nel 1857 Caffi aveva dipinto proprio su incarico di Massimiliano d'Asburgo, per documentare la grande festa notturna organizzata a Venezia, sul molo in faccia a Palazzo Ducale, in onore dei novelli sposi, tela che da sempre è custodita nel castello. In mostra, le tele e gli acquerelli su cartoncino di Caffi dalle raccolte veneziane seguono un percorso topografico che si svolge attraverso l'itinerario di visita del museo storico del castello: si passa così, dal piano terra al primo piano, dalle vedute eseguite a Venezia (1840-1858), Roma (1837-1864), Napoli (1843), fino a quelle degli antichi monumenti di Atene (1843-1844), della Turchia, dell'Egitto e dell'Asia Minore (1843-1844). Sala per sala, le piccole opere dialogano con le collezioni storiche di Massimiliano, in particolare con i dipinti di vari artisti italiani e stranieri che documentano il breve matrimonio degli arciduchi.
Gloria Fossi