Art e Dossier

Due mostre all’Hangar Bicocca, l’installazione vibrante di Tarek Atoui e l’arte geopolitica di Yukinori Yanagi

categoria: Mostre
Milano
Hangar Bicocca

Nello spazio dello Shed,Tarek Atoui. Improvisation in 10 Days, a cura di Lucia Aspesi, sarà visitabile fino al 20 luglio 2025. 

L’artista compositore elettroacustico libanese (Beirut, 1980; vive e lavora a Parigi) produce suoni grazie al computer e a dei sintetizzatori, fondendoli con quelli provenienti dalla natura. Le sue installazioni hanno qualcosa di sospeso e magico che rievoca le sculture cinetiche di Jean Tinguely, l’attenzione verso i suoni e le casse acustiche naturali di Pinuccio Sciola. Tarek Atoui è conosciuto per la sua esplorazione visiva che fa tutt’uno con l’indagine musicale. Si sofferma sulle proprietà acustiche e “le modalità con cui elementi quali acqua, aria, pietra e bronzo, assorbono il suono”.  Insieme al catalogo, è prevista la creazione di un set di vinili con le registrazioni delle attivazioni degli strumenti di Atoui da parte di diversi musicisti internazionali.

In particolare, l’artista è interessato alla reazione dei neuroni, agli stimoli visivi e corporei di chi osserva e interagisce con le sue opere. within consiste, ad esempio, in un nucleo di opere composto da strumenti che sfruttano il passaggio dell’aria attraverso corpi risonanti.

ICARUS, la personale di Yukinori Yanagi, è invece a cura di Vicente Todolí con Fiammetta Griccioli. Yukinori Yanagi (Fukuoka, 1959) vive e lavora sull’isola di Momoshima in Giappone.  L’esposizione è una riflessione sulla geopolitica, sui disastri ambientali, sugli equilibri delicati dell’attualità. Cosa ci riserva il prossimo futuro?

Su due sedie rosse, all’interno del Vaticano prima delle celebrazioni funebri di Papa Francesco si sono incontrati Donald Trump e Volodymyr Zelensky. Il Presidente americano promette “la risoluzione del conflitto è vicina” e conclude “bisogna porre fine a questa guerra crudele”…cerca di fare il beniamino della pace ma rispedisce a casa gli immigrati illegali con tanto di video a testimonianza della sua operazione depuratrice per il benessere degli Stati Uniti. Vuole la pace ma impone i dazi…e persino il mercato dell’arte subisce i derivati della sua mossa protezionistica. Così non stupisce se in “The World Flag Ant Farm” (2025) centinaia di bandiere non sventolino e siano, al contrario, immobilizzate in delle scatole di plastica. Avvicinandosi all’installazione, si nota che le bandiere non sono in tessuto ma composte da migliaia di granelli di sabbia colorata per emulare fasce, stelle, aquile, corone, ghirlande e simboli. Tra i granelli si muovono dei puntini neri che scavano tunnel “mangiando” il colore e le forme. Sono formiche. Viaggiano tra una scatola e l’altra trasportando con il loro moto la polvere, miscelando come pittori e pittrici colori e pattern. Che destino avranno le stelle e le strisce? Quali nuove conformazioni aspettarsi? Sono i confini a dover contare, le fazioni, le tifoserie e non le persone con il loro bagaglio prezioso, i valori di solidarietà ed empatia, la natura e la cultura?
L’artista orchestra un labirinto di container dove il fruitore si immerge nel buio, con alle spalle un sole infuocato e innanzi a sé un frammento di cielo. Brani estrapolati dal libro Sole e Acciaio (1968) di Yukio Mishima (1925-1970) ci prendono per mano e ci guidano dall’ingresso fino all’uscita. Un avvertimento? Fuori dal labirinto del Minotauro, progettato da Dedalo, altri tranelli insidiano l’uomo…le ali di cera di Icaro potrebbero sciogliersi. Torna il concetto greco di Hybris, la tracotanza che porta l’essere umano a cadere.

Siamo partiti dalla fine… infatti, all’ingresso dell’esposizione, prima del tunnel che si snoda per la maggior parte dello spazio espositivo, troviamo Project God-zilla 2025 The Revenant installazione composta da da El Mare Pacificum e Article 9, due diverse opere unite insieme per riflettere sulla violenza delle bombe atomiche e sui mostri creati dalle scorie radioattive.

 

Giorgia Basili