Art e Dossier

Il gattino di Gauguin

categoria: Eventi

Il 19 dicembre 2023 il Van Gogh Museum di Amsterdam annunciava di aver ricevuto da una collezione privata, in prestito a lungo termine, un dipinto di Gauguin, mai esposto dal 1906. Mi risulta che l'insolita tela con un gattino nero, sino a quel momento fosse citata solo nei due cataloghi ragionati di Georges e Daniel Wildenstein (1964, n. 294; 2001, n. 321). Il gattino s'intravede però in una fotografia scattata attorno al 1910 nello studio di Gustave Fayet, nel castello di Igny. Il gattino dipinto fu poi ereditato dalla vedova, madame Andoque de Sériège, e tuttora è degli eredi. Fayet, ammiratore anche di Van Gogh, lo aveva acquistato nel 1906 tramite Georges-Daniel de Monfreid, che da Tahiti riceveva le tele inviate dall'amico Gauguin per venderle al miglior offerente. Oltre al curioso gattino figuravano, fra i diciotto Gauguin acquistati da Fayet, il bellissimo Tre tahitiani in conversazione (1899, ora a Edimburgo, vedi G. Fossi, Gauguin e il tatuaggio misterioso, in "Artedossier", novembre 2024, pp. 36-39).

Gauguin ha immaginato il gattino da tergo, un poco di sbieco, con l'estremità della coda non visibile, probabilmente tagliata. Da Gauguin? O da chi altro? La firma spicca sul margine inferiore, leggermente decentrata rispetto alla coda del micio, la cui sagoma si staglia dalla superficie di un giallo brillante che simula arcaicamente i fondi oro medievali. Il dipinto, sviluppato in altezza, misura 72x 25 cm, ed è l'unico di questo formato, fra le centinaia di opere di Gauguin. Che sia un frammento è confermato dai raggi X effettuati dal Van Gogh Museum. Reca infatti i segni dell'intelaiatura sul lato sinistro, ma non sul lato destro. Le indagini hanno poi rilevato la presenza sul lato destro di uno scarafaggio rimasto intrappolato nel colore, s'immagina mentre Gauguin lavorava al dipinto. Inoltre, oltre cento anni fa, fra la tela originaria e una nuova incollata per rendere il supporto più resistente, furono posti frammenti di carta di giornale per proteggere la vernice. Chi è stato? 

Non stupisce, comunque, che Il gattino sia stato prestato proprio al Van Gogh Museum, dato che Gauguin aveva vissuto e lavorato con Vincent dal 23 ottobre al 24 dicembre 1888 nella casa gialla di Arles. E il museo, che annuncia ulteriori verifiche, avvalora ciò che suggeriva già Daniel Wildenstein nel 2001: la tela col gattino sarebbe la stessa alla quale Gauguin stava lavorando a fine novembre 1888, e inizialmente raffigurava una natura morta con zucche su fondo giallo. Il supporto è una iuta grossolana, ricavato da uno stock di venti metri acquistato da Gauguin appena arrivato ad Arles, della quale usufruì anche Vincent. L'altezza dell'opera come si presenta oggi corrisponde a quella di altri dipinti a olio di Gauguin, ma la larghezza doveva essere più estesa, ritengo almeno quattro volte, in sintonia con altre tele da lui usate ad Arles, ma anche con altre dipinte poi a Tahiti. Della natura morta dipinta a Arles non è rimasta traccia, ma è descritta da Van Gogh in una lettera al fratello Theo. Inoltre, il museo olandese espone un dipinto di Van Gogh che raffigura proprio Gauguin mentre dipinge a Arles una tela col fondo giallo. È la stessa sulla quale poi fu aggiunto il gattino? Il mistero non è risolto, ma vi sono altre considerazioni da fare su simili gattini dipinti da Gauguin in Martinica e poi a Papeete. Ne parlereremo nel numero di marzo 2025 di "Artedossier". Resta comunque, che il formato unico e i tanti misteri accrescono il fascino di quest'opera finora poco nota di Gauguin.

Gloria Fossi

*autrice di Sulle tracce di Van Gogh. Un viaggio sui luoghi dell'arteGiunti, Firenze 2020, e di Sulle tracce di Gauguindalla Francia ai Tropici il miraggio del Paradiso, Giunti, Firenze 2024