Jean Nouvel, l'architettura per l’arte
Jean Nouvel. La Fondation Cartier pour l’art contemporain
Non è sempre il contenuto di una mostra a imporre la propria urgenza ma l’idea stessa che rappresenta. Alla Fondazione Giorgio Cini, sull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, la nuova sede della Fondation Cartier pour l’art contemporain viene raccontata come un progetto non ancora avvenuto, e proprio per questo forse più potente: un’architettura sospesa tra previsione e desiderio, presentata in uno spazio che invita alla contemplazione più che alla celebrazione.
La mostra The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel, evento collaterale della 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, non espone opere d’arte, ma una visione quella dell’architetto che trent'anni dopo torna a plasmare un’istituzione che si ripensa radicalmente, lasciando alle spalle l’iconico edificio in vetro e acciaio di Boulevard Raspail, e scegliendo di ri-abitare Parigi nel cuore haussmanniano della città, in Place du Palais-Royal.
Il modello in scala sezionato dell’edificio, i rendering, i filmati e le planimetrie restituiscono il senso di uno spazio mobile, regolabile, trasformabile: cinque piattaforme sovrapponibili che possono alzarsi e abbassarsi, modulando i volumi e permettendo esposizioni ibride, transdisciplinari. Non è solo una questione tecnica, ma una dichiarazione poetica. L’architettura – sembra dirci Nouvel – è un atto che riguarda il tempo e la mente, non solo lo spazio.
La mostra, sobria e misurata, lascia che siano le immagini e le idee a parlare. Soffitti retrattili, parapetti mobili, luce naturale incanalata e modulata come in uno strumento ottico: tutto rimanda alla possibilità che un museo sia anche un’opera in sé, un dispositivo che genera sguardo. In questo senso, la scelta di Venezia come cornice non è casuale, come Parigi, è una città-museo.
La Fondation Cartier non sta semplicemente cambiando indirizzo, ma vuole ridefinire la propria identità, come un museo che non intende solo ospitare l’arte contemporanea, ma incarnarla.
Lucia Antista