Art e Dossier

Lavori in corso alla Galleria degli Uffizi a Firenze

categoria: Eventi
Firenze
Galleria degli Uffizi
Orario: 9.30-18.30

Alla Galleria degli Uffizi è aperta dall’11 giugno scorso la nuova Sala 1, nel Primo corridoio di levante, al secondo piano del museo. La sala si trova a destra nel corridoio, e vi si accede dopo aver salito il monumentale scalone Vasariano (o aver preso l’ascensore). D’ora innanzi chi visita gli Uffizi farà bene a dirigersi verso questo nuovo spazio, facendo pochi passi a destra nel Primo corridoio, invece che andare subito a sinistra, per iniziare il tradizionale percorso, quello che esordisce con la Sala 2 o di Giotto. Quest’ultimo ambiente luminoso e ancora pieno di fascino, col soffitto a capriate per rievocare quello delle chiese medievali, è frutto della ristrutturazione modernista (anni Cinquanta del XX secolo) degli architetti Ignazio Gardella, Giovanni Michelucci, Carlo Scarpa, ed è noto per le tre grandi Maestà di Duccio, Giotto e Cimabue. Alcune delle opere dei cosiddetti “primitivi”, ora riunite nella Sala 1, si trovavano proprio nella Sala di Giotto, e rimanevano per lo più inosservate. Meritano invece un’attenzione particolare, per la loro bellezza ancora un po’ misteriosa e l’importanza storicaNota nel secolo scorso come Sala archeologica, la nuova Sala 1 non fa parte della fabbrica cinquecentesca ideata dall’architetto Giorgio Vasari, ma era stata ricavata negli anni Venti del XX secolo da una parte del volume di copertura della sottostante chiesetta medievale di San Pier Scheraggio. La sala ospitava un tempo i marmi dell’Ara Pacis – tornati a Roma – e altri rilievi antichi, ed era chiusa da anni. Finalmente, nell’ambito della riorganizzazione delle sale “storiche” al secondo piano, e dell’estensione del museo al piano sottostante, è stata riallestita secondo le più moderne  concezioni teconologiche e museografiche. Vi sono esposti nove capolavori della pittura toscana delle origini, illuminati da un impianto di luci posto nel sottotetto al di sopra del lucernario, ciò che permette una visione ottimale dei fondi oroFra le opere esposte, spicca il più antico dipinto su tavola conservato agli Uffizi: la cosiddetta Croce 432 (dal numero di inventario).  Il grande fondo oro, risalente alla fine del XII secolo e attribuito a un ignoto maestro toscano, arrivò agli Uffizi attorno al 1886. Dal 1919 al 1948 fu spostato alla Galleria dell’Accademia, per poi tornare agli Uffizi. Fu restaurato nel 1948 e nel 1960, prima del recente intervento del 2013, realizzato grazie al contributo degli Amici degli Uffizi. Raffigura un Cristo dal corpo eburneo come i tipici avori medievali, ed è arricchito nel tabellone da una serie di scene legate alla Passione di Cristo, molto vivaci ed espressive. All’ignoto Maestro della Croce 434 sono invece attribuiti altri due preziosi dipinti presenti in questa sala: il grande Crocifisso con otto storie della Passione (1240 circa), e la tavoletta con le Stigmate di san Francesco, anch’essi restaurati grazie agli Amici degli Uffizi. Al cosiddetto Maestro di Greve si deve invece la Madonna di Casale (prima metà del XIII secolo), che trae il nome dal luogo di provenienza, un tempo ritenuto quello d’origine: l’Oratorio di Santa Maria di Casale presso Greve, nel cuore del Chianti fiorentino. Oggi si pensa tuttavia che sia stata dipinta per una chiesa più importante, quella dell’abbazia vallombrosana di San Cassiano a Montescalari, sempre nel comune di Greve in Chianti. Il dipinto colpisce per le borchie perfettamente conservate (visibili anche sulla cornice della tavoletta con le Stigmate di San Francesco) e l’aureola a rilievo: queste decorazioni emergono dal fondo piatto del pannello con un bell’effetto illusionistico. Nel Settecento i volti delle figure erano stato ripassati dal pittore e collezionista di origine inglese Ignazio Hugford e poi, un secolo dopo, da Tito Conti. Fu il restauro sensazionale condotto dopo l’alluvione del 1966 dai Laboratori di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure, diretto da Umberto Baldini, a rimettere in luce (salvo qualche lacuna) le fisionomie originali della Vergine, del Bambino e dell’Angelo dell’Annunciazione. E fu proprio quest’opera, ben in evidenza nei manifesti e nel catalogo della Mostra Firenze restaura tenutasi nel 1972 alla Fortezza da Basso, a diventare uno dei simboli della rinascita di Firenze dopo la tragica alluvione. Ogni dipinto della Sala 1 è un unicum: così, il prezioso dossale, firmato “Melior” e datato 1271, con il Redentore fra la Vergine e i santi Pietro, Giovanni e Paolo. Simile a un raffinato oggetto di oreficeria, è il primo di questo genere a noi noto. Il suo autore è forse quel Meliore “dipintore” nominato nel Libro di Montaperti, che documenta i fiorentini reclutati per la battaglia di Montaperti (1260), che vide la città di Siena sconfiggere quella di Firenze.Vale poi la pena soffermarsi sul rarissimo dittico attribuito a Bonaventura Berlinghieri, stimato maestro lucchese e anche il più noto fra i tre figli pittori di Bonaventura Berlinghieri. Il dittico, anch’esso restaurato nel 2013, raffigura una Madonna col Bambino e santi e la Crocifissione, e giunse agli Uffizi nel 1948 dal convento delle monache clarisse a Lucca. Anche quest’opera fu ritoccata, forse addirittura trent’anni dopo la sua esecuzione, dal lucchese Deodato Orlandi, come ha suggerito Angelo Tartuferi, studioso delleopere di questa sala. Da ammirare anche la cosiddetta Madonna Pisa (metà del secolo XIII secolo), un San Luca del Mestro della Maddalena, e una Madonna in trono col Bambino del Maestro del Bigallo. Molti artisti senza nome, dunque, e dipinti sui quali ancora il dibattito resta aperto, permettono di comprendere la vivacità della pittura toscana precedente alle innovazioni stilistiche dei grandi maestri del Duecento e del primo Trecento: così la Sala 1 permette di avvicinare con maggior consapevolezza ai capolavori della Sala di Giotto e alle sale successive sulla pittura fiorentina e senese del Trecento.

Gloria Fossi