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L’Italia fotografata da Bruno Barbey va in mostra a Torino

categoria: Mostre
12 settembre 2025 – 11 gennaio 2026

BRUNO BARBEY. Gli Italiani

Torino
Palazzo Falletti di Barolo

È un omaggio all’Italia, ma soprattutto agli italiani, la raccolta di scatti realizzati da Bruno Barbey e allestiti negli ambienti di Palazzo Falletti di Barolo a Torino fino all’11 gennaio 2026. Ad accoglierli è la mostra BRUNO BARBEY. Gli Italiani, curata da Caroline Thiénot-Barbey e prodotta e co-curata da Ares in collaborazione con Magnum Photos e con l’Archivio Bruno Barbey.

Le protagoniste assolute sono un centinaio di fotografie in bianco e nero datate tra il 1962 e il 1966 e selezionate dallo stesso Barbey ricalcando il reportage che l’autore, negli anni Sessanta del secolo scorso, presentò all’editore francese Robert Delpire, intenzionato a pubblicarlo come terzo volume dell’Encyclopédie essentielle. Tuttavia Barbey attese fino al 2002 perché il progetto diventasse realtà grazie alle Editions de La Martinière, mentre nel 2022 la casa editrice Contrasto pubblicò il lavoro in maniera postuma – la morte di Barbey risale al 2020 ‒, all’interno del volume Gli Italiani, che è diventato il modello di riferimento per dare forma alla selezione in mostra a Torino.

Originario del Marocco, Barbey immortalò gli abitanti del Belpaese in maniera esemplare, spostandosi con il suo maggiolino da piazza del Duomo a Milano ai vicoli di Napoli sino al cuore di Palermo: fu proprio questo portfolio a sancire l’avvio della collaborazione di Barbey con Magnum Photos, nel 1964.

Operai, contadini, proletari, borghesi, nuovi ricchi e umili cittadini affollano le opere di Barbey, regalando un efficace colpo d’occhio sulla sfaccettata identità italiana all’indomani del secondo conflitto mondiale. “Barbey non è stato solo un fotografo. È stato anche un radiologo” ‒ scrive Giosuè Calaciura nel testo introduttivo al volume Gli Italiani. “In queste foto, con uno sguardo profondissimo, è riuscito a cogliere le permanenze di un’antropologia complicata, ancestrale. Quello che non cambia o che muta solo nei tempi lentissimi delle Ere. È il rapporto intimo con la propria antichità”.

È invece la curatrice Caroline Thiénot-Barbey, moglie del fotografo, a identificare le radici del reportage: “Fu la sua passione per il cinema italiano a dare origine a questo progetto sull’Italia. Era il 1963, lui aveva 22 anni ed era ancora studente a Parigi. Per andare alla Cinémathèque ‘saltava il muro’, mentre per realizzare i primi scatti comprava la pellicola cinematografica e recuperava bobine fotografiche TRI-X per fabbricarsi da solo i rullini. La sua idea era di realizzare un ‘saggio fotografico’ ispirato a ciò che aveva visto alla Cinémathèque nei film di Pasolini, Rossellini, Visconti, Antonioni”. 

Caroline Thiénot-Barbey è anche l’autrice del video di dieci minuti incluso nella rassegna a Palazzo Falletti di Barolo. Le immagini ripercorrono la storia del reportage e lo contestualizzano nel panorama sociale e artistico dell’epoca, evocandone le atmosfere.

Arianna Testino