Macchiaioli a Pavia
I macchiaioli. Una rivoluzione d'arte al Caffè Michelangelo
Le sale del Castello visconteo ospitano una mostra sui macchiaioli che non promette straordinarie novità critiche ma si annuncia come una buona rassegna divulgativa sul più celebre movimento artistico del secondo Ottocento (prodotta e organizzata da ViDi con il Comune di Pavia, curata da Simona Bartolena con Susanna Zatti, direttore dei Musei Civici di Pavia). I macchiaioli. Una rivoluzione d'arte al Caffè Michelangelo – questo il titolo della rassegna – indagherà su quel gruppo di giovani artisti "rivoluzionari", toscani e non, che iniziarono a riunirsi, assieme a intellettuali e teorici come Diego Martelli, al Caffè Michelangelo nella ex via Larga di Firenze (ora via Cavour), fra 1848 e 1855, per poi lavorare, nell'arco di un ventennio assai prolifico, in aperta campagna, nei dintorni di Firenze, in Maremma, a Montemurlo, Castiglioncello e Livorno. Le opere esposte, circa settanta provenienti da musei, istituzioni e collezioni private italiane, dialogheranno con i numerosi racconti, scritti, lettere, degli artisti stessi. Saranno anche indagati i rapporti con il più ampio panorama artistico francese di quegli anni e con gli sviluppi di altri centri artistici della penisola, che all'epoca stava attraversando il complesso processo di unificazione politica. Fra gli artisti rappresentati, i macchaioli "doc" come Odoardo Borrani, Giovanni Fattori, Raffaello Sernesi, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Vito D'Ancona, Giuseppe Abbati, Adriano Cecioni, Vincenzo Cabianca ma anche artisti più giovani, come Giuseppe de Nittis, Federico Zandomeneghi e Giovanni Boldini che anche dalla macchia presero avvio, per percorrere altre strade in altre città e perfino a Parigi, già frequentata da alcuni dei macchiaioli in un proficuo scambio di idee.