A Milano l’arte come rinascita nelle fotografie di Nidaa Badwan
Nidaa Badwan. Rinascita
Chiama in causa sentimenti universali la ricerca fotografica di Nidaa Badwan, protagonista della mostra allestita negli spazi milanesi della Galleria Fumagalli sino al 31 ottobre 2024. Intitolata Rinascita – come l’omonima serie inedita esposta in questa occasione ‒, la personale sintetizza la poetica dell’artista palestinese con cittadinanza italiana e ne segue la parabola, riunendo opere meno recenti e gli scatti ispirati alle idee di risveglio e rinascenza. Questi ultimi traggono origine dal pensiero filosofico di matrice induista in base al quale la vera essenza delle cose non può essere percepita dall’essere umano, costretto dunque a vivere nell’ignoranza e nella sofferenza. Tale assunto, nell’indagine di Badwan, si combina con una credenza tradizionale araba che assegna ai nascituri l’eredità emotiva di sette generazioni di ascendenza matrilineare e l’onere degli stati d’animo trasmessi dalla madre durante la fase di gestazione. Badwan rompe la catena di un dolore imprescindibile alimentando il desiderio di rinascita. La serie, infatti, ripercorre l’esperienza dell’artista dal suo concepimento nel 1986 alla nascita nel 1987, augurando la medesima sorte di riscatto all’umanità intera.
La biografia di Badwan e la crescita nel sud della Striscia di Gaza, nei territori sottoposti al regime di Hamas, innervano gli scatti di cui è autrice, riverberandosi nelle atmosfere che li caratterizzano. Basti pensare alle altre due serie presenti in mostra, Cento giorni di solitudine del 2016 e Le Oscure Notti dell’Anima del 2020: la prima è il frutto dell’aggressione subita da parte di un gruppo di miliziani che le contestarono il mancato uso del velo in pubblico e del lungo isolamento che Badwan impose a se stessa per rispondere alla violenza con il potere liberatorio dell’arte. La seconda racchiude invece la solitudine derivante dallo sforzo introspettivo nel fronteggiare i propri demoni. L’obiettivo è, in ogni caso, trovare un rinnovato equilibrio: “Il mio intento è quello di curare me e gli altri attraverso le immagini”, sostiene Badwan. “L’arte, essendo espressione della profondità di pensiero, è rifugio e catarsi al contempo. È terapia che ci permette di sconfessare le atrocità di una vita essenzialmente vocata all’individualismo”.
Un ulteriore tassello per comprendere la vicenda privata e creativa dell’artista è offerto dal film documentario Rinascita. Nella stanza di Nidaa Badwan, diretto dal regista Andrea Laquidara. È Badwan stessa a narrare la propria storia, dalle origini arabe al trasferimento in Italia alle ragioni del suo nuovo lavoro.
Arianna Testino