Art e Dossier

A Perugia una mostra sugli artisti che hanno rappresentato la natura

categoria: Mostre
15 marzo – 15 giugno 2025

Fratello Sole, Sorella Luna. La Natura nell'Arte tra Beato Angelico e Corot

Firenze
Galleria Nazionale dell’Umbria

In pieno Medioevo una composizione poetica – tra le prime in volgare – contribuì a cambiare la percezione che avevano gli uomini di allora riguardo la natura. Nel suo celebre Cantico delle creature san Francesco dà del “tu” al Creato, celebra gli elementi della natura e si approccia agli altri esseri viventi con rispetto e affetto: ricordiamo tutti la sua predica agli uccelli, per fare solo un esempio. Oggi alla Galleria Nazionale dell’Umbria una mostra curata da Costantino d’OrazioVeruska Picchiarelli e Carla Scagliosi ricorda gli ottocento anni di quel testo chiave scritto dal “poverello di Assisi” nel 1225, e offre ai visitatori un excursus su come gli artisti, da quel momento in poi, hanno raffigurato l’ambiente naturale. 

Il percorso prende quindi il via dalla stessa età francescana con la sezione “La natura madre”, e subito si incontra una miniatura con Francesco circondato dagli animali, ma il focus è soprattutto l’inscindibile relazione tra i lavori nei campi e il trascorrere dei mesi: un connubio che ha dato luogo, in tutta Europa, a interessantissimi cicli scultorei. La seconda sezione è dedicata alla natura “impossibile”: dall’Aldilà raffigurato nello splendido Giudizio Universale di Beato Angelico alla Tebaide di Paolo Uccello. Con l’Umanesimo l’uomo diventa il centro di tutto e la natura è il suo spazio: esatto, misurato, impostato con una prospettiva centrale come dimostrano gli studi e le opere di Piero della Francesca, seguito da Perugino e da tutti gli artisti rinascimentali. Con lo scorrere del tempo e in diversi ambiti geografici il rapporto con il Creato assume tuttavia diverse sfumature: vi è la scuola veneta rappresentata a Perugia da Carpaccio – si pensi che il termine “paesaggio” compare per la prima volta in una lettera di Tiziano –, quella padana che si manifesta in autori fantasiosi ed enigmatici come Dosso Dossi, e poi i Bolognesi, con i Carracci e la loro “squadra” in primis che guardano alla realtà con l’intento di rappresentarla fedelmente. Presupposto, questo, che si incrocia con lo spirito fiammingo presente allora in Italia, da cui scaturisce la pittura di paesaggio come la conosciamo ancora oggi.

Sotto il cappello “La natura mirabile” si evocano invece le prime ricerche scientifiche attorno alla natura: quelle di Ulisse Aldovrandi, quelle di Galileo Galilei e quelle di chi tornava da Oltreoceano portando con sé souvenir sorprendenti, perfetti per essere raccolti nelle Wunderkammern. Di contro, l’umanità e gli artisti si sono sempre dovuti confrontare con un ambiente “incombente” – tema quanto mai attuale – fatto di tempeste, di vulcani eruttanti, di mareggiate, di luoghi inaccessibili. Tutti soggetti che danno vita nelle varie epoche a documenti pittorici di assoluto fascino, come quelli di Paul Bril, di Giambattista Piranesi, di Joseph Rebell e di Jean-Baptiste Camille Corot che chiude la mostra. Il percorso si conclude infatti con la metà dell’Ottocento, quando comincia ad affacciarsi l’età moderna, il paesaggio diventa sempre più antropizzato e lo spazio dell’artista è sempre più quello della città.

Marta Santacatterina