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Prampolini e Burri, rivoluzionari della materia

categoria: Mostre
21 settembre 2025 – 11 gennaio 2026

Prampolini Burri. Della Materia

Lugano, Svizzera
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati

Quando nel 1914 Enrico Prampolini realizzò Béguinage, il primo assemblaggio polimaterico della sua carriera, probabilmente non immaginava di inaugurare una linea di ricerca che avrebbe attraversato tutto il Novecento italiano. Quella sperimentazione precoce con materiali inediti per l'arte rappresenta l'inizio di un percorso che la Collezione Olgiati di Lugano ricostruisce attraverso il dialogo con Alberto Burri.

Prampolini Burri. Della Materia, curata da Gabriella Belli e Bruno Corà, non è una semplice mostra comparativa ma un'indagine profonda su come due artisti abbiano rivoluzionato il concetto stesso di pittura attraverso l'uso di materiali eccentrici. L'allestimento di Mario Botta amplifica questa dicotomia: pareti bianche per Prampolini, completamente nere per Burri, due mondi che si confrontano in cinquanta capolavori provenienti da collezioni internazionali.

Prampolini, futurista eclettico in contatto con le avanguardie europee, sperimenta già negli anni Venti con spugne, sughero, galalite. Le sue Forme forze nello spazio del 1932 o Venere meccanica del 1930 testimoniano una ricerca visionaria dove la materia limita sempre più lo spazio dominato dalla pittura tradizionale. È una disobbedienza alle tecniche consolidate che raggiunge il culmine negli anni Trenta con i celebri quadri polimaterici.

Diversa ma complementare la strada di Burri. Reduce dalla prigionia in Texas durante la Seconda Guerra Mondiale, l'artista umbro abbandona presto il figurativismo per una ricerca radicale sulla materia come sostituto del colore stesso. Non teorizza come Prampolini, ma agisce: presenta la materia svuotandola di ogni metafora, dalle prime Composizioni ai Catrami fino ai celebri Sacchi che portano la sua arte verso una definitiva dimensione materica.

Dopo le sperimentazioni con catrame, pietra pomice, oro e gesso, Burri introduce il fuoco nell'azione formatrice dell'opera. Le Plastiche del 1962 in mostra sono il risultato di un incessante intervento con l'erogatore di fiamma, che aggredisce e apre varchi rivelando territori materici ignoti. Con i Cretti elabora poi gli altri cardini della materia: terra, aria, acqua.

La mostra rivela come entrambi gli artisti abbiano saputo dare voce alle inquietudini di un'epoca complessa, manifestandone violenza e carica trasgressiva. Prampolini con la sua internazionalità parigina, Burri con la sua ricerca autodidatta: due traiettorie diverse che convergono verso una rivoluzione linguistica destinata a influenzare la sensibilità artistica internazionale.

Lucia Antista