Al via Save Art 2023: Brutto è bello
L’estetica del brutto è da tempo fra noi. Il suo successo si misura nella fortuna di serie televisive come quella su Wednesday/Mercoledì Addams o in quello del punk diventato ormai un classico nel settore dell’abbigliamento (pochi mesi fa moriva una delle più attive fra le sue sostenitrici, Vivianne Westwood, appropriatamente celebrata sui media). Per la saga degli Addams si tratta dell’ennesima rinascita del rovesciamento dei valori consolidati come scelta di libertà creativa; per il punk sostanzialmente la stessa cosa. Nelle avanguardie del Novecento, dal cubismo al dadaismo e oltre, lo spauracchio del brutto è stato più volte imbracciato come un’arma contro le élite borghesi. Il concetto di “brutto” è relativo, almeno quanto quello di “bello”. Ha a che fare con elementi variabili come epoche, luoghi, culture, gusti personali, esperienze vissute… E anche il senso che diamo ai due termini è decisamente mutevole, e può estendersi dalla connotazione estetica a quella morale. Sul bello nelle arti esiste una mole enorme di riflessioni, svolte nel tempo e in luoghi diversi. Meno praticati i territori del brutto. Ad Arte e bruttezza la rivista “Art e Dossier” dedicherà il suo numero di maggio. E con Save Art abbiamo deciso di occuparci, stavolta, proprio del brutto nell’arte. Il punto di partenza è quello di cercare di uscire dal vicolo stretto della definizione del brutto in semplice antitesi al bello, opponendo semplicemente dei contrari ai canoni del bello così come li conosciamo: variabili, instabili ma riconosciuti; in pratica, non vorremmo definire il brutto solo come scostamento da un canone “corretto”. Abbiamo scelto alcune categorie, ambiti in cui riconoscere altrettanti modi di accostarsi al tema. Tratteremo temi che vanno dagli ibridi, intesi come mitologici cocktail di orrori, al bello degli altri, in una dimensione di relativismo culturale; dall’identificazione del brutto col Male (i mostri, il diavolo, probabilmente…), al costume, alla caricatura come intenzionale stravolgimento dell’altro da sé, all’irrisione satirica come strumento di propaganda, al “brutto” come categoria di giudizio estetico. Una mattinata intera dedicata alla bruttezza. Sarà bellissimo.
Il convegno avrà una conclusione speciale: Carlo Vecce, filologo, docente all’Orientale di Napoli, autore del recentissimo Il sorriso di Caterina, la madre di Leonardo (Giunti Editore) ci parlerà del suo romanzo, dei documenti che lo hanno portato alla clamorosa scoperta dell’identità della madre dell’artista e scienziato di Vinci, ma soprattutto degli indizi sulle sue radici che troviamo nelle sue opere.
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Claudio Pescio,
direttore Art e Dossier e direttore divisione Arte Giunti Editore