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chiara sabatelli: biografia

Walter Sabatelli nasce il 4 Luglio 1925 a Cecina (Livorno) da Angiolina Ferretti ed Armando Sabatelli che di mestiere faceva l'affrescatore. (...)  Sabatelli ha ricercato l’archetipo della sua formazione nella tradizione toscana in generale e nella sperimentazione macchiaiola in particolare; la luce della Maremma è stata descritta dagli artisti dell’Ottocento toscano come particolare e con uno spettro congeniale ad una rappresentazione “impressionista”; quella tematica e quello stilema da lui inizialmente seguito e poi rielaborato e trasfigurato in una personalissima tavolozza lo ha portato a realizzare un’opera completa frazionata in tanti “fotogrammi”, generalmente di piccole dimensioni, continuamente in bilico tra la rappresentazione e l’astrazione, ma sempre in perfetto equilibrio. (...) Sabatelli è stato un ricercatore ed uno sperimentatore che elaborava il suo stilema in una costante contaminazione con colleghi, in un interscambio tanto di idee quanto di tecnica, dove tutti apprendevano l’uno dall’altro senza che nessuno insegnasse.
Follonica è stato il luogo del suo ritiro, però Sabatelli, in un momento storico sociale di particolare euforia e serenità, quando la cultura si faceva ai tavoli dei caffè ed anche per le strade, si recava spesso in Versilia, in particolare a Viareggio, dove si organizzavano e si allestivano mostre all’aperto di piccolo formato perché il piccolo formato rende più accessibile il quadro a tutti. (...)
A Viareggio, durante una di queste esposizioni, Walter incontra Renato Guttuso, che era il più grande pittore figurativo di quel periodo. Questo incontro rappresenta una chiave di volta e determina una evoluzione nello stilema di Sabatelli; la cosa apparentemente strana è che dalle loro conversazioni e dal confronto delle loro idee la pittura di Sabatelli non si sposta in maniera definitiva verso quel figurativo che era stato il suo apprendistato, quando guardava ai maestri dell’Ottocento Toscano, quando si riferiva alle espressioni derivate dalla pittura macchiaiola.
Cosa si siano detti Guttuso e Sabatelli non è dato saperlo nei particolari, ma è inequivocabile che da quel momento nascono quelle opere che hanno la loro massima espressione in quegli “infiniti”, in quei fiori, in quelle nature morte, che hanno totalmente perso la rappresentazione realistica ma che ci comunicano “l’idea prima” di ciò che è rappresentato. (...)
Questo per quanto riguarda la linea del pittore, ma contemporaneamente vi era l’impegno costante e quotidiano della scuola di pittura dove praticamente ha cessato di vivere nell’estate del 1997, trasportato all’ospedale di Grosseto dove è morto il 19 di Agosto.

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