Art e Dossier

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Art History: Ricerca iconografica

Polifemo

Figlio del dio del mare Poseidone e di una bellissima ninfa, era uno dei Ciclopi della Sicilia. Di aspetto mostruoso, era altissimo, con il corpo massiccio coperto di peli rossi, i capelli aggrovigliati e un un unico occhio in mezzo alla fronte. Si nutriva di carne umana e teneva in pochissimo conto gli dei dell’Olimpo. I Ciclopi erano creature gigantesche, crudeli e privi di leggi, che vivevano facendo i pastori lungo le coste italiche. Polifemo abitava in una caverna dell’Etna, sulle cui pendici conduceva a pascolare le sue pecore (dal latte delle quali ricavava il formaggio). Secondo il racconto omerico (Odissea 9), Polifemo catturò Ulisse insieme ai suoi uomini, sbarcati sulle rive della “Terra dei Ciclopi”, rinchiudendoli nella sua caverna chiusa da un macigno. Quando il gigante iniziò a divorare alcuni dei suoi compagni, Ulisse escogitò un audace piano di evasione e di salvezza. Fece bere al ciclope un vino assai forte e lo ubriacò. Poi fece ardere un enorme tronco d'ulivo che il ciclope aveva lasciato nella caverna e lo conficcò nell'unico occhio che aveva. Avendo Ulisse intelligentemente dichiarato di chiamarsi “Nessuno”, con voce rotta Polifemo rispose che Nessuno voleva ucciderlo, rivolgendosi ai fratelli ciclopi che erano accorsi alle sue grida di dolore. Quando, ormai cieco, Polifemo all’alba aprì l'entrata della caverna per portare il suo gregge al pascolo, Ulisse e i suoi compagni riuscirono ad aggrapparsi così bene sotto il ventre delle pecore, che le mani del gigante cieco non riuscirono a scoprirne la presenza. Una volta al sicuro a bordo della sua nave, Ulisse chiamò con alte grida il ciclope, rivelandogli il suo vero nome. Questi cominciò a lanciare in mare immensi macigni, ma invano. Allora lanciò ad Ulisse un solenne avvertimento: poiché i ciclopi sono figli di Poseidone, il dio del mare sentirà il lamento di Polifemo. Il mare sarà eternamente nemico di Ulisse. La leggenda dell'incontro di Ulisse con Polifemo è una chiara metafora della superiorità dell'intelligenza sulla violenza. Passò poi nella letteratura romana e venne ripresa da Virgilio che nel libro III dell’Eneide immaginò una sosta di Enea in Sicilia durante il viaggio da Troia verso il Lazio. L'esule troiano -secondo i versi di Virgilio- approdò vicino all'Etna e qui incontrò un ex compagno di Ulisse, Achemenide, il quale gli raccontò il modo in cui Ulisse aveva sconfitto Polifemo. Il tema dell'incontro drammatico tra l'astuto navigante e il rozzo ciclope fu ampiamente ripreso nelle arti figurative a partire dalle pitture vascolari greche fino agli artisti del Rinascimento e dell’Ottocento.