Joseph Mallord William Turner: biografia
Joseph Mallord William Turner è considerato il più importante artista inglese e la sua poetica del paesaggio e del sublime contribuì a cambiare le sorti della pittura del Settecento e dell’Ottocento. Nasce a Londra nel 1775 (forse il 23 aprile) da una famiglia semplice e modesta, che però lo incoraggia a seguire il suo precocissimo talento, tanto da spingerlo a iscriversi nel 1789 alla scuola di pittura della Royal Academy. Il legame già forte con il padre, William Turner senior, barbiere e fabbricante di parrucche, si sarebbe rafforzato in seguito, con la tragica morte della madre (nel 1804), dopo sei anni di manicomio. Della sua vita privata non si sa molto, poiché era un uomo molto riservato. Il suo primo approccio con l’arte avviene attraverso il disegno dal vero (come nella migliore tradizione inglese dei paesaggisti del secolo precedente), l’incisione e soprattutto l’acquerello, con cui inizia a realizzare i primi paesaggi durante i vagabondaggi per le campagne inglesi tra il 1791 e il 1795: nella regione occidentale, nel Kent, nel Sussex, nel Galles meridionale e fino all’isola di Wight. I suoi primi lavori sono ispirati alla tradizione topografica dei luoghi visitati, ma si distinguono immediatamente per qualità e ispirazione, a tal punto che, nel 1793, riceverà un premio per un disegno di paesaggio da parte della Royal Academy, insieme a molte recensioni positive. Nel 1794 Turner lavora presso il dottor Monro (collezionista e protettore di giovani artisti) con Thomas Girtin, copiando opere del paesaggista inglese J. R. Cozens, dal quale impara una visione più lirica e libera del paesaggio che trascende dal dato oggettivo. A partire dal 1796 Turner inizia a dedicarsi anche alla pittura a olio: Pescatori in mare (1796) è il suo primo dipinto per la Royal Academy, da cui, nel 1799, viene eletto membro associato (e nel 1802 membro effettivo). La sua carriera si avvia luminosa e, in questo periodo, decide di viaggiare per il continente (Francia e Svizzera) e, poi nel 1803, di fondare una propria galleria in Harley Street a Londra, nella quale, nel 1804, esporrà per la prima volta una trentina di opere. Pur mantenendo una sincera ammirazione per i maestri del passato, come Poussin o Claude Lorrain, Turner andava maturando un proprio personalissimo stile affascinato dalla ricerca sugli effetti luministici e atmosferici del paesaggio e sugli aspetti più drammatici e “sublimi” della natura. Il suo talento viene sempre più riconosciuto, anche dalla British Institution, rivale della Royal Academy, e dagli altri importanti artisti inglesi dell’epoca, come John Constable. Durante il primo decennio dell’Ottocento continuerà a dipingere, a esporre e a viaggiare per l’Inghilterra, la Scozia, ma anche il Belgio, l’Olanda e la Renania. Al 1819 risale il suo primo soggiorno in Italia (fino al febbraio del 1820): visita Venezia, Firenze, Napoli e a Roma viene eletto membro onorario dell’Accademia di San Luca, grazie a Canova. I suoi viaggi continuano nei primi anni Venti tra la Francia e l’Olanda ma anche all’interno dell’amata Inghilterra, dove, nel 1824, inizierà la famosa serie di acquerelli delle Vedute pittoresche dell’Inghilterra e del Galles, a cui lavorerà per quattordici anni. Dopo la morte del suo fedele collezionista Walter Fawkes, dal 1826 Munro sarà il più importante mecenate di Turner. Nel 1828 è di nuovo in Italia, a Firenze e a Roma dove, però, una mostra dei suoi più recenti dipinti viene ampiamente denigrata. Durante i primi anni Trenta Turner si dedica, tra la Francia e la Scozia, anche alla realizzazione e all’esposizione di tavole di illustrazione delle opere del poeta e romanziere Walter Scott. Nel 1833 esce il primo volume di vedute del Viaggio annuale di Turner. Vagabondaggi sulla Loira e l’artista si reca in Germania, Austria e Venezia (il secondo e il terzo volume, del 1834 e del 1835, saranno Viaggio annuale di Turner. Vagabondaggi sulla Senna). Le opere della maturità saranno incentrate sulla problematica, sempre più urgente e intensa, dello spazio del colore e della luce libero da ogni impianto prospettico, dove, anticipando i suggestivi effetti dell’impressionismo, egli celebra i colori puri, che attraverso la resa luministica perdono consistenza e contorni. Durante l’ultimo periodo della sua vita, mentre convive a Londra con Sophia Caroline Booth (una donna di vent’anni più giovane di lui) sotto falso nome, viaggia molto per l’Europa continentale, tra la Svizzera, la Germania e l’Italia settentrionale, e si allontana sempre più dalla Royal Academy, tanto che nel 1848 per la prima volta non partecipa a una esposizione dell’istituzione e nel 1849 rifiuta, persino, una mostra retrospettiva. Il 19 dicembre del 1851, a settantasei anni, muore in casa a Chelsea e viene sepolto nella cattedrale di St. Paul.
Joseph Mallord William Turner: le opere
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Chiaro di luna, studio a Millbank
1797
olio su tavola; 31,4 x 40,3
Londra, Tate BritainDopo le prime commissioni da parte dell’aristocrazia terriera, relative alle esecuzioni di vedute delle loro proprietà, o da parte di architetti che richiedevano di ritrarre edifici gotici, il giovane Turner si concentrò sempre più sul paesaggio puro, cercando di cogliere le particolarità atmosferiche di determinati momenti della giornata o stagioni. In questo Chiaro di luna, studio a Millbank l’intenzione dell’artista è quella di comunicare una suggestione visiva e romantica, quella del riflesso della luna piena sul Tamigi e della sensazione di immobilità delle barche notturne sull’acqua, mentre lo “skyline” di Londra si intravede impalpabile sullo sfondo. La tecnica risulta già rigorosa e precisa, l’impianto centrale è ancora abbastanza tradizionale, ma con una ricca varietà di sfumature luministiche e cromatiche.
Autoritratto
1799Sebbene nel 1799 Turner avesse ricevuto un importante riconoscimento professionale da parte della più importante istituzione artistica inglese, la Royal Academy, divenendone il più giovane membro associato, in questo Autoritratto non sembra intenzionato a dare un’immagine “sociale” di sé, come artista accademico, bensì come giovane ambizioso ed eroico. Egli era consapevole delle proprie umili origini e di ciò pare fosse molto a disagio nel confrontarsi con l’ambiente della nobiltà londinese entro cui, per ragioni professionali, era costretto a muoversi. Inoltre la sua famiglia era “macchiata” da quella che, all’epoca, era considerata un’onta, ossia la malattia mentale della madre, che veniva nascosta tra le mura domestiche per timore che la carriera del giovane potesse esserne compromessa. Per tutte queste ragioni il suo carattere era timido e riservato e sembra che neanche i più intimi amici conoscessero le sue vicende familiari. Turner non eseguì molti autoritratti, cosciente dei suoi lineamenti poco fini e non coerenti con le aspettative romantiche nutrite dal pubblico dei suoi dipinti. Pare che due celebri suoi ammiratori, Eugène Delacroix e Thomas Cole, fossero rimasti piuttosto delusi dal suo aspetto, che contrastava con la raffinatezza della sua pittura.
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Il molo di Calais con pescatori francesi che escono in mare mentre arriva la nave postale inglese
1803
olio su tela; 172 x 240
Londra, National GalleryIl tema dell’acqua e del mare in tempesta aveva sempre affascinato la fantasia di Turner, tanto che in ogni pagina dei suoi album di schizzi vi sono tracce di studi sul moto del mare. In generale, le sue famose marine con onde spumeggianti e vaporose correnti gli avevano procurato anche l’ammirazione dei suoi colleghi. In particolare, questa grande tela con Il molo di Calais testimonia anche una particolare esperienza che Turner visse in mare, quando, nell’arrivare per la prima volta in Francia nel 1802, a causa del mare agitato, per poco non moriva annegato. Da Calais, prima di arrivare sulle Alpi, l’artista si era trasferito per breve tempo a Parigi, e lì aveva potuto ammirare le opere di Poussin e di Tiziano, oltre ai capolavori che i funzionari di Napoleone avevano trafugato dall’Italia e da altre regioni dell’Europa conquistata.
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Il declino dell’impero cartaginese
1817
olio su tela; 170,2 x 238,8
Londra, Tate BritainMolte delle opere dipinte da Turner tra il 1810 e il 1820 furono dei veri e propri omaggi al grande Claude Lorrain, che per il pittore inglese rappresentava un importante modello da sfidare. Quest’opera, infatti, che insieme a Didone costruisce Cartagine raffigura un evento riferito all’ascesa e al declino di Cartagine, avrebbe dovuto essere appesa accanto ai dipinti di Lorrain, secondo la volontà di Turner che intendeva sfidare i posteri su quale dei due artisti fosse il migliore. Il declino dell’impero cartaginese allude, certamente, alla recente caduta dell’impero napoleonico, come dimostra anche l’atmosfera malinconica del tramonto e il senso di decadenza generale. La composizione è ricchissima di figure e di dettagli, molto diversa da altre opere più essenziali, atmosferiche e innovative. Qui la citazione dello stile di Lorrain pare abbia preso il sopravvento sulla ricerca originale sul paesaggio puro e ideale, creando dei rimandi seicenteschi e classici che suscitarono aspre critiche da parte dei contemporanei.
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Chiese e tetti di una città italiana
1819
matita e acquarello su carta; 22,6 x 28,7
Londra, Tate BritainTurner fu un grande viaggiatore, alla ricerca perenne di stimoli, di esperienze “visive”, di nuovi paesaggi da rappresentare e in cui immergere il suo spirito lirico. Solitamente, durante i suoi viaggi, faceva degli schizzi enplein air utilizzando la matita e di rado il colore acquerellato (successivamente avrebbe persino usato l’olio). Nel 1819 Turner si recò per la prima volta in Italia, anche se aveva già dipinto vari acquerelli che raffiguravano il paesaggio italiano (tra cui una serie basata sugli schizzi a matita di James Hakewill), affascinato dall’ispirazione per gli scenari mediterranei che aveva caratterizzato i paesaggisti del Seicento come Claude Lorrain. Il suo effettivo soggiorno nella penisola – a Venezia, Como, Roma, Firenze, Napoli, Pompei e Paestum – lo stimolò a tal punto da fargli riempire ventitre album di schizzi, la maggior parte dei quali realizzati a Roma e dintorni (come per esempio Tivoli), privilegiando una visione libera e personale, scaturita dalla sua autentica ammirazione estatica davanti alla campagna e alle città dell’Italia, come in questo bellissimo schizzo di Chiese e tetti di un’immediatezza straordinaria.
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Il golfo di Baia, con Apollo e la Sibilla
1823
olio su tela; 145,4 x 237,5
Londra, Tate BritainL’opera che Turner, tornato a Londra dopo il soggiorno italiano, riuscì a far apprezzare maggiormente al pubblico inglese fu proprio questa suggestiva e luminosa veduta del golfo di Baia, di impianto classico e descrittivo e animata dalle figure mitologiche di Apollo e della Sibilla Cumana. La scena, investita da una luce tenue e delicata, raffigura il momento in cui il dio Apollo si accinge a conferire alla Sibilla il dono dell’estrema longevità (che però, secondo il mito, non fu confortato dalla concessione dell’eterna giovinezza). La veduta del golfo possiede una freschezza immediata e un’atmosfera meditativa derivata da una riflessione successiva agli schizzi dal vero, che certamente il pittore eseguì arricchendo poi la scena di dettagli di invenzione fantastica. Il classicismo dell’impaginazione è evidenziato dalla presenza dei due pini sulla destra, come quinte visive, ampiamente utilizzate da Claude Lorrain.
IconografiaArchivio Giunti
Chiaro di luna azzurro su sabbie gialle
1824 circa
acquerello su carta; 268 x 377
Londra, Tate BritainDal 1820 in poi Turner prese a usare una tavolozza particolarmente brillante (anche per i suoi schizzi più istantanei) forse a causa, come molti pensano, del suo soggiorno in Italia nel 1819-1820. Questo acquerello sperimentale, che fa parte dei “colour beginnins” (bozzetti colorati), sembra rappresentare un’idea visiva al primissimo stadio. Le brevi pennellate, quasi astratte, occupano la composizione con un senso di libertà e immediatezza, senza alcun dettaglio né linee di contorno, e le gradazioni di colore sottolineano le mutevoli qualità della luce. Questa, in realtà, non sembra una luce notturna dai chiarori freddi e lunari, ma colorata e calda ottenuta attraverso la purezza dell’azzurro e l’intensità del giallo. Siamo comunque di fronte a un’opera straordinariamente moderna e assoluta, simile a quelle della serie dei Cieli del 1818, in cui banchi di nubi stratificati sulla materia trasparente del cielo sono trattati come segni spirituali e astratti di una veduta tutta interiore.
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I signori viaggiatori sulla via del ritorno dall’Italia (con la diligenza) in una bufera di neve sul monte Tarrar
1829
acquerello su carta; 54,5 x 74,7
Londra, British MuseumPer arricchire la narratività dei suoi acquerelli o dipinti e animarli di situazioni umane, Turner non ricorreva sempre al mito o all’iconografia storica. Spesso raccontava esperienze personali vissute durante i suoi pellegrinaggi per l’Europa, arricchendo i suoi sublimi scenari di figure animate da sentimenti e colte in situazioni contingenti, rivelando un aspetto quasi “cronistico”, immediato, originale e autentico. In questo magnifico acquerello, per esempio, viene raccontato il ritorno di Turner dal suo secondo soggiorno italiano, nel 1829, durante il quale una carrozza si era rovesciata a causa di una tempesta di neve in cima ad un passo alpino sul monte Tarrar. Situazioni del genere dovevano essere molto comuni, all’epoca, per coloro che affrontavano lunghi viaggi, anche via terra. La fluidità della pennellata, la velocità del tratto e la delicatezza sfumata dei colori attribuiscono a questo acquerello una qualità di prim’ordine.
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Ulisse schernisce Polifemo
1829
olio su tela; 132,5 x 203
Londra, National GalleryL’opera, che fu terminata da Turner al suo rientro dall’Italia nel 1829, può essere interpretata come una fase di transizione tra la precedente fase più classica e descrittiva e lo stile più libero delle sue ultime opere. John Ruskin, che aveva già dimostrato di apprezzare i suoi lavori, sostenne che questo "era il quadro centrale della carriera di Turner", alludendo forse anche alla simbologia del soggetto, che potrebbe essere un’allegoria della sua esistenza: Turner, come Ulisse, eroe mitico che aveva resistito alle tentazioni delle sirene per raggiungere il proprio traguardo, trionfando su ogni avversità. Dunque il tema mitologico costrinse l’artista, in quest’opera, a un’atmosfera ancora drammaturgica, combinata e perfettamente armonizzata, però, con la sua eccezionale sensibilità visiva e atmosferica, ottenuta attraverso le macchie di colore rossastro e le sfumature violacee dell’orizzonte, delicate e abbaglianti al tempo stesso. Turner, infatti, rispondendo a coloro che lo criticavano contestando la poca chiarezza dei suoi dipinti, ribatteva: "L’atmosfera è il mio stile".
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La valorosa Temeraire trainata all’ultimo ancoraggio per essere demolita
1838
olio su tela; 90,7 x 121,6
Londra, National GalleryÈ uno dei dipinti che incontrò maggiore successo nella sua epoca e descrive, con un sensazionale stile poetico, delicato e quasi elegiaco, l’immagine della famosa nave Temeraire, con cui l’Inghilterra aveva riportato nel 1805 la vittoria nella battaglia navale di Trafalgar contro la flotta franco-ispanica di Napoleone. L’immagine suggestiva riporta il momento in cui un battello a vapore (simbolo della modernità dei trasporti) traina lungo il Tamigi la “valorosa” e spettrale nave da guerra, destinata alla demolizione e allusiva a un’epoca eroica e gloriosa della navigazione. Metà della superficie del dipinto è straordinariamente occupata dal tramonto rossastro riflesso sull’acqua del fiume, che si estende in piccole variazioni cromatiche liriche e malinconiche fino al bordo superiore della tela. L’effetto atmosferico del colore del tramonto contribuisce a creare un sentimento malinconico e struggente voluto dall’artista per richiamare concettualmente la fine di un’epoca illustre. Il bellissimo dipinto, molto amato anche dallo stesso artista, che non volle mai venderlo nell’intenzione di lasciarlo in eredità allo Stato inglese, venne presentato all’esposizione della Royal Academy nel 1839.
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Pace. Esequie in mare
1842
olio su tela; 87 x 86,7
Londra, Tate BritainIl dipinto, inviato nel 1842 all’esposizione annuale della Royal Academy, è una delle opere più celebri di Turner, eseguita in memoria della morte dell’amico Sir David Wilkie, pittore scozzese scomparso al largo dello Stretto di Gibilterra durante il viaggio di ritorno da una spedizione in Terrasanta, dove si era recato per dipingere. L’esplosione di luce sul retro della nave rappresenta il momento “luminoso” in cui il corpo dell’amico viene calato in mare e contrasta sensibilmente con le bellissime e insolite sfumature di nero e di grigio del fumo e del cupo riflesso della nave sull’acqua. Il tratto è veloce, ampio, lirico e intenso nella sua assenza di struttura disegnativa. La tela quadrata faceva da pendant a un’altra opera, intitolata per contrasto Guerra, che rappresentava Napoleone Bonaparte durante la prigionia nell’isola di Sant’Elena.
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Pioggia, vapore e velocità. La grande ferrovia occidentale
1844
olio su tela; 91 x 121,8
Londra, National GallerySi tratta di una delle opere più suggestive del pittore inglese dove protagonista della composizione non è solo il treno (che già circolava in Gran Bretagna dalla fine degli anni Venti e che per la prima volta viene rappresentato in pittura) ma la luce filtrata dall’effetto di pioggia e di vapore sul nuovo ponte di Isambard Kingdom Brunel a Maifdenhead (lungo la linea ferroviaria tra Londra e Reading) e resa con impalpabile delicatezza e straordinario lirismo. La scelta della prospettiva in profondità accentua l’impetuosità del movimento del treno in corsa, simbolo della modernità che, ormai, supera la natura, sintetizzata dalla lepre che, correndo, attraversa i binari. Lo spazio del quadro sembra estendersi oltre i limiti prospettici e materiali verso un infinito di vortici d’aria e dinamismo di luce. L’opera, come altre di questa fase del pittore, è stata considerata anticipatrice dei modi dell’impressionismo e addirittura dell’espressionismo astratto, in una linea critica che ha voluto leggere Turner come un artista “contemporaneo”. La sua ricerca lo ha portato, certamente, ad alcune intuizioni sullo spazio, sul movimento della luce, sull’atmosfera e sulla decostruzione dell’immagine che hanno sconvolto i canoni di giudizio anche della sua stessa epoca.