Art e Dossier

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Art History: ricerca iconografica

Magi

Le figure dei re magi compaiono esclusivamente nel Vangelo di Matteo. Il testo sacro racconta come alcuni uomini provenienti dall’Oriente avevano seguito fino a Betlemme una stella che annunciava la nascita del «re dei giudei». «Si inginocchiarono e adorarono il Bambino. Poi aprirono i bagagli e gli offrirono i regali: oro, incenso e mirra»: l’oro rappresenta un omaggio alla regalità di Cristo, l’incenso alla sua divinità, la mirra, impiegata nell’imbalsamazione, prefigura la sua morte. Tertulliano nel II-III secolo fu il primo a definirli re. Di probabile origine persiana, la parola magi significa uomini sapienti. Si trattava probabilmente di babilonesi, esperti nell’osservazione degli astri e sacerdoti di Mitra, un culto che si era largamente diffuso nell’impero romano. Nella cultura figurativa delle origini - nelle catacombe, nei bassorilievi dei sarcofagi e in alcuni mosaici bizantini - i magi indossano proprio le vesti dei sacerdoti di Mitra e il berretto frigio a forma conica con la punta ripiegata. A partire dal primo Rinascimento sono invece effigiati soprattutto con abiti di corte. Nel loro seguito sono spesso presenti elementi che denotano la loro origine orientale, come cammelli e leopardi. Oltre all’adorazione, può essere rappresentato il loro incontro prima della partenza o il viaggio stesso. I loro nomi derivano forse da un pontificale (libro contenente le preghiere e il rituale per le funzioni) ravennate del IX secolo: il più anziano, Gaspare, è inginocchiato davanti al Bambino seduto in grembo alla Vergine; in piedi dietro di lui Baldassarre e Melchiorre, il più giovane. Nel tardo Medioevo i magi potevano rappresentare la personificazione delle tre parti del mondo; in questa accezione Baldassarre, incarnando l’Africa, può essere moro. Il più delle volte il tema rappresenta la sottomissione del potere temporale all’autorità della Chiesa.