Canaletto: biografia
Figlio dello scenografo Bernardo Canal, inizia la sua attività accanto al padre con il quale intraprende un viaggio a Roma negli anni 1719-1720. Nella città ha modo di conoscere le opere dei pittori di vedute Giovanni Paolo Pannini e Gaspar van Wittel e sotto la loro influenza lascia la scenografia per la pittura. Nel 1720 è nuovamente a Venezia dove si iscrive alla corporazione dei pittori. Intorno al 1723 risalgono le quattro vedute appartenute ai principi del Liechtenstein dove Canaletto dimostra già una personalità artistica ben definita: accentua con effetti drammatici i contrasti di luce e di ombra e predilige gli scorci più “pittoreschi” di Venezia. La fama di vedutista di Canaletto inizia presto a varcare la laguna: nel 1725 un ricco mercante lucchese, Stefano Conti, commissiona all’artista due dipinti; l’impresario irlandese Owen McSwiney lo incarica di eseguire, insieme ad altri artisti, una serie di rappresentazioni allegoriche di tombe di personaggi della storia inglese. Nel 1726 vende alcune vedute a Joseph Smith, futuro console britannico a Venezia, che diventerà il suo principale committente e anche suo mercante: nel 1735 esce la prima edizione del Prospectus Magni Canalis Venetiarum, una raccolta di quattordici incisioni tratte dalle vedute di Canaletto realizzata su incarico dell’inglese; nel 1742 viene stampata una seconda edizione ampliata. Il successo di Canaletto è all’apice: l’artista fatica a soddisfare tutte le richieste, che provengono soprattutto del mercato inglese. Egli porta il genere della veduta a risultati di estremo rigore e chiarezza, eliminando il gusto settecentesco per il particolare aneddotico in favore di una resa oggettiva della realtà di stampo illuminista, usando anche la camera ottica. Nel 1746 si trasferisce in Inghilterra dove rimane per circa un decennio realizzando molte vedute londinesi, delle campagne anglosassoni e numerosi capricci. Al suo ritorno a Venezia la produzione si fa più rada. Nel 1765 viene ammesso all’Accademia di Venezia dopo la presentazione del dipinto Capriccio con cortile e colonnato di un palazzo immaginario (Venezia, Gallerie dell’Accademia). Muore nel 1768.
Canaletto: le opere
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Capriccio con rovine classiche
1723
olio su tela; misure sconosciute
collocazione sconosciutaL’opera, databile al 1723, fa parte un di un ristretto nucleo di cinque capricci, tutti riferibili all’attività giovanile di Canaletto, che dopo aver abbandonato il mestiere di scenografo intraprende una carriera nel campo della pittura. Insieme a un altro esemplare, conservato in una collezione privata svizzera, decorava probabilmente la villa di proprietà della famiglia Giovanelli a Noventa Padovana. In questo capriccio, genere caratterizzato dalle raffigurazioni di architetture fantastiche spesso combinate con elementi tratti liberamente dalla realtà, il giovane Canaletto riflette sulla lezione di Marco Ricci, riprendendo i motivi tematici e l’intonazione coloristica ricca di tonalità scure e dense. L’artista accosta così ad archi in rovina che si prospettano su di un paesaggio lagunare, la piramide di Caio Cestio a Roma e la Basilica palladiana di Vicenza.
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Veduta del Canal Grande da palazzo Balbi verso Rialto
prima del 1723
olio su tela; 144 x 207
Venezia, Ca’ RezzonicoQuando, all’inizio del terzo decennio, Canaletto dipinge le prime vedute veneziane è ancora fortemente influenzato dalla lezione di Marco Ricci. Le quattro tele di grandi dimensioni, che alla fine del Settecento appartenevano al principe Liechtenstein a Vienna, sono ora divise tra la collezione Thyssen di Madrid e il Museo del Settecento veneziano a Ca’ Rezzonico. Nella veduta del Canal Grande affiorano i toni brunacei della tradizione riccesca; le figurette sono piccole, piuttosto generiche, ma colte in posizioni estremamente vivaci. Memore della sua precedente attività di scenografo, Canaletto si serve di due diverse fonti di luce sul primo piano, al punto che sulle acque del Canal Grande si proiettano contemporaneamente sia le ombre di palazzo Balbi, a sinistra, che quelle delle case dei Mocenigo a destra.
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Canal grande verso nord con le Fabbriche di Rialto
1727
olio su rame; 45 x 61
collezione privataIl successo arriva improvviso e nel giro di pochi anni il Canaletto diventa il vedutista più ricercato di Venezia, ma la sua definitiva consacrazione avviene quando il pittore entra in contatto con Owen McSwiney, un irlandese riparato nella città lagunare dopo le sue fallimentari attività di impresario teatrale a Londra. Su consiglio di McSwiney collabora con altri pittori a un ciclo di dipinti raffiguranti monumenti funebri immaginari, dedicati a insigni personaggi della storia inglese, per il duca di Richmond. Per lo stesso committente esegue inoltre due piccole vedute su rame, nelle quali il Canaletto abbandona i modi drammatici, fortemente chiaroscurati della fase giovanile, preferendo toni più luminosi che esaltano la resa dei particolari della veduta e delle architetture che la compongono.
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Piazza S. Marco con Torre dell’Orologio
1729-1730 circa
olio su tela; 52,7 x 70,5
Kansas City (Missuri), Nelson Atkins Museum of ArtSul finire del terzo decennio, Canaletto modifica radicalmente il proprio stile. In linea con i nuovi criteri di oggettività e scientificità sostenuti da Newton, privilegia una visione prospettica e razionale della veduta, che tuttavia non può essere in alcun modo definita una riproduzione pre-fotografica della realtà. Canaletto usa nelle sue opere diversi punti di vista simultanei, adattando il dato reale alle proprie esigenze e alla propria poetica. In questa tela le finestrelle del campanile sono infatti state spostate da sinistra a destra, l’ultima campata del portico della basilica è raffigurata aperta in tutta la sua altezza, infine la torre dell’orologio è spostata più a ovest di quanto sia in realtà. Nel quadro abbondano gustosi particolari come lo “sfaticato” che si allunga al sole o il cane che si concede una gustosa grattata, mentre sullo sfondo le immancabili bancarelle di tessuti conducono lo sguardo dello spettatore verso l’arco su cui si imposta la rinascimentale torre dell’orologio.
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Ingresso del Canal grande
1730 circa
olio su tela; 49,5 x 72,5
Houston (Texas), Museum of Fine ArtsGià alla fine degli anni Venti, Canaletto è ormai il più abile e più pagato pittore di vedute di Venezia, e grazie alla mediazione di Joseph Smith si è conquistato anche la ricca clientela di oltremanica disposta a pagare per un suo quadro qualsiasi cifra di denaro. Egli ha infatti compreso che alle vedute inquiete del primo periodo, il pubblico preferisce vedute di una Venezia luminosa, animata, descritta con lenticolare e minuziosa cura. In questa veduta del Canal Grande Canaletto delinea ogni particolare architettonico, ogni dettaglio delle imbarcazione, animate da figurette intente alla più diverse attività. Per descrivere le prospettive con rigorosa precisione l’artista si serve di uno strumento ottico, la camera oscura, che permette di studiare una veduta inquadrandola con un gioco di lenti. Questa viene utilizzata da Canaletto per eseguire schizzi e disegni che poi il pittore riassembla e rielabora in studio.
Il ritorno del Bucintoro al molo nel giorno dell’Ascensione
1734 circaIl Bucintoro era una nave a remi riccamente decorata di ori e bassorilievi sulla quale il doge di Venezia saliva ogni anno nel giorno dell’Ascensione per celebrare lo sposalizio di Venezia con il mare, gettando un anello nuziale d’oro nelle acque davanti al porto di San Nicolò di Lido. La cerimonia commemorava la spedizione dell’anno Mille con cui il doge Pietro Orseolo II aveva liberato l’Adriatico dai pirati. La tela, realizzata per Joseph Smith, nuovo intermediario di Canaletto e console inglese a Venezia, fu inserita nella serie di quattordici incisioni con vedute di Venezia che l’inglese fece eseguire da Antonio Visentini. L’edizione, presentata nel 1735 in una silloge dal titolo Prospectus magni Canalis Venetiarum, ebbe un tale successo da indurre lo Smith, sette anni più tardi, a pubblicarne una seconda edizione con l’aggiunta di altre ventiquattro tavole. Nel 1762 il console vendette la propria raccolta d’arte al re di Inghilterra Giorgio III: giunsero così a Windsor cinquanta dipinti del maestro veneziano, oltre a una cinquantina di disegni.
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Panorama del bacino di San Marco verso est
1735-1738 circa
olio su tela; 124,5 x 204,5
Boston (Massachusettets), Museum of Fine ArtsQuesta tela, prima di passare nel 1939 al Museo di Boston, faceva parte di una serie di diciassette vedute commissionate a Canaletto da uno dei conti di Carlisle per ornare il castello di Northumberland. La veduta ampia e grandiosa abbraccia l’intero bacino di San Marco, dai granai di Terranova, demoliti nel periodo napoleonico, all’estremità orientale della Giudecca, in una panoramica ampia ripresa con più punti di vista simultanei dalla punta della Dogana, utilizzando una posizione sopraelevata che crea l’effetto di una “veduta a volo d’uccello”. Le acque del bacino sono solcate da imbarcazioni di ogni tipo, popolate da numerosissime “macchiette”. La teoria di architetture è descritta nei particolari, cosicché la presenza del nuovo campanile di Sant’Antonio, che si intravede sullo sfondo a sinistra, permette di datare al 1738 questo capolavoro di virtuosismo tecnico-prospettico e di prezioso equilibrio fra luce e colore.
Visita del doge alla Scuola di San Rocco
1735 circaIl quadro raffigura la festa che ogni anno si svolgeva il 16 agosto, giorno di san Rocco, quando il doge e tutto il suo colorato seguito si recavano a messa nella chiesa del santo protettore della peste; visitavano poi la Scuola Grande sulla cui facciata venivano esposte le opere degli artisti iscritti alla Fraglia dei pittori. Con straordinaria vivacità e lenticolare cura dei particolari in questa tela Canaletto raffigura il corteo, ravvivato dal rosso delle tonache dei senatori, che esce dalla chiesa e si avvia – sotto un velario sostenuto da pali di legno infissi nel selciato, i cui fori sono visibili ancora oggi – verso la Scuola di San Rocco, dove avrà luogo il tradizionale banchetto offerto dalla confraternita. Dei molti quadri appesi sulla facciata della Scuola e i muri delle case adiacenti nessuno risulta identificabile, se non forse il primo a destra che alcuni studiosi ritengono sia una delle numerose versioni di Regata sul Canal Grande.
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Il Pantheon
1742
olio su tela; 179 x 106,5
Windsor, Windsor Castle, Royal CollectionAl 1742 risale una serie di vedute romane, la maggior parte conservate nella Royal Collection di Windsor, derivate quasi certamente dai disegni eseguiti da Bernardo Bellotto durante il suo soggiorno a Roma. Sulla scorta dei disegni del nipote, Canaletto celebra luoghi e monumenti dell’Urbe. Canaletto non fu certamente un personaggio di carattere facile, anzi le testimonianze dell’epoca ce lo descrivono come un tipo scontroso, assai esoso, poco propenso a dimostrarsi disponibile perfino nei confronti dei committenti. Sicuramente fu un uomo di indole solitaria: non si sposò e non ebbe famiglia e neppure bottega. L’unico artista che gli rimase per qualche tempo vicino fu il nipote Bernardo Bellotto; ma anche in questo caso non deve essere stato un rapporto facile, sembra plausibile che la scelta di Bellotto di trasferirsi nell’Europa settentrionale, fra il 1742 e il 1746, sia da imputare alla gelosia dello zio infastidito dalla bravura dimostrata dal nipote fin dalle sue prove d’esordio.
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Warwick Castle, facciata sud
1748-1752
olio su tela; 72 x 120,5
Lugano, collezione Thyssen BornemiszaTra il 1748 e il 1752 Canaletto esegue per sir Francis Greville cinque tele e tre disegni del castello di Warwick, antica dimora degli antenati del nobil uomo. Il conte desidera immortalare l’imponente maniero normanno da poco rimodernato in forme neogotiche e abbellito da un giardino all’inglese. Lo stile nitido e luminoso di queste vedute, ora disperse in diverse collezioni, influenzerà moltissimo i paesaggisti inglesi per tutto il Settecento.
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Abbazia di Westminster con il corteo dei Cavalieri del bagno
1749
olio su tela; 99 x 101,5
Londra, Abbazia di WestminsterTra il 1746 e il 1755 Canaletto si trasferisce a Londra dove esegue, nel 1749, per il decano di Westminster sir Joseph Wilkocks, la tela che immortala la solenne cerimonia di insediamento dell’ordine del bagno, istituito nel 1399 e riportato in vita da Giorgio II nel 1725. Con un tratto piuttosto rigido il pittore descrive con profusione di particolari il lungo corteo che esce dall’abbazia per recarsi verso la camera dei Lords. Singolare cura è riservata alla raffigurazione della nuova facciata occidentale dell’edificio, strenuamente voluta da Wilkocks, che Canaletto ritrae con il mantello rosso dell'ordine sugli abiti talari. Dietro di lui il duca di Montagu, Gran Maestro dell’ordine, con il medesimo mantello e il cappello bianco piumato sul capo. Intorno il pubblico che assiste alla sfilata ricorda annotazioni simili sparse da Canaletto in tante vedute veneziane.
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Capriccio con colonnato
1765
olio su tela; 131 x 93
Venezia, Gallerie dell’AccademiaIl Canaletto, in omaggio ai membri dell’Accademia veneziana, nel 1765, due anni dopo la sua tormentata nomina realizza questo capriccio dove raffigura l’atrio di un palazzo veneziano che non esiste nella realtà e denuncia la volontà dell’artista di fornire un ben congegnato esempio delle proprie capacità specifiche nel campo della pittura di prospettiva. Come di consueto però numerose figurine animano la scena: al primo piano il servo sta legando alla balaustra un drappo; all’estrema destra una donna cuce; un uomo inginocchiato chiede l’elemosina. La tela ebbe notevolissimo successo, tanto che dopo la morte del Canaletto, verrà esposta in piazza San Marco, durante la festa della Sensa, per onorare la memoria del pittore.