Giovanni Fattori : biografia
Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825. Nel 1846 si trasferisce a Firenze e l’anno seguente diventa allievo di Giuseppe Bezzuoli. All’inizio del 1853 frequenta il Caffè Michelangelo, luogo di ritrovo di alcuni artisti - Odoardo Borrani, Vito d’Ancona, Telemaco Signorini – che costituiscono, intorno al 1855, il gruppo dei Macchiaioli. Al 1854 risale l’Autoritratto, primo quadro di qualità elevata, intonato su un cromatismo terso di toni bruni e bianchi accesi. Fra il 1855 e il 1857 partecipa alle diverse edizioni della Promotrice fiorentina, nelle quali espone dipinti di argomento storico-letterario. Nel 1859 partecipa al concorso Ricasoli e lo vince con il bozzetto Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta, dipinto terminato nel 1862. Nel 1861 esegue I fidanzati e il Ritratto della cugina Argia. Si trasferisce a Livorno per alleviare le sofferenze della moglie, malata di tisi; esegue tre grandi dipinti: Acquaiole livornesi, Le macchiaiole e Costumi livornesi. Nel 1867, dopo la morte della moglie, è ospite di Diego Martelli a Castiglioncello, dove esegue i ritratti di lui e della moglie. Nel 1869 viene nominato professore all’Accademia di Firenze. Alcuni anni più tardi, nel 1873, Fattori compie il primo viaggio a Roma, dove esegue alcuni dipinti, come i Barrocci romani. Nel 1875 è a Parigi con alcuni allievi; al ritorno è ospite della famiglia Gioli a Fauglia, dove dipinge amabili ritratti femminili. Nel 1880 esegue Lo scoppio del cassone e Lo staffato. A quel tempo comincia a trattare soggetti campestri, che lo portano nel 1885 a soggiornare presso il principe Tommaso Corsini nella tenuta della Marsigliana. In quell’occasione l’artista trae spunti per alcuni suoi quadri quali La marca dei puledri e il Salto delle pecore, esposti entrambi a Venezia nel 1887. Alla fine del decennio esegue il Ritratto della figliastra e quello della seconda moglie. Nel 1905 si risposa per la terza volta con Fanny Martelli, anch’essa ritratta in uno dei suoi dipinti. La sua attività è intensa fino all’estrema vecchiaia, come dimostrano le numerose opere che espone con regolarità alle rassegne d’arte italiane e straniere. Giovanni Fattori muore a Firenze il 30 agosto 1908, lasciando suo erede universale l’allievo Giovanni Malesci.
Giovanni Fattori : le opere
Archivio Giunti
Maria Stuarda a Crookstone
1858-1861
olio su tela; 76 x 108
Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo PittiGiunto a Firenze nel 1846, Fattori esordì nell'ambito della pittura di storia, risentendo del gusto del suo maestro in Accademia, Giuseppe Bezzuoli, per la rappresentazione di scene di storia medioevale o rinascimentale, tratte soprattutto da autori romantici, quali Scott, Manzoni, D'Azeglio, Grossi o Cantù. Nella stessa linea di Bezzuoli, si muoveva un altro pittore toscano, Enrico Pollastrini che, fondendo elementi romantici e forme puriste, attente alla tradizione dei primitivi, influenzò questa prima fase di Fattori. Con la Maria Stuarda, tratta da Scott, Fattori dimostrava di aver assimilato nell'impaginazione dell'opera le esperienze di entrambi. Si ritiene che il dipinto fu eseguito fra il 1858 e il 1859 e la data 1861 sarebbe stata aggiunta per poter presentare il quadro come inedito alla I Esposizione nazionale di Belle Arti organizzata quell'anno a Firenze.
IconografiaArchivio Giunti
Soldati francesi del '59
1859
tavola; 15 x 32
Collezione privataIl dipinto fa parte di una serie di tavolette, eseguite a macchia con impareggiabile fluidità, che segna una sorta di presa di coscienza da parte di Fattori di una nuova e più radicale visione della realtà. Si tratta del reggimento di soldati francesi al comando di Gerolamo Napoleone, cugino dell'imperatore Napoleone III, che per un periodo si accampò alle Cascine di Firenze, per controllare la situazione politica in seguito allo scoppio della seconda guerra d'indipendenza e alla caduta del governo granducale. Questo gruppo di opere vengono considerate come sperimentali, perché segnano il passaggio dalla rappresentazione di storia antica a quella di storia contemporanea, che Fattori traduce con inedita verità.
Archivio Giunti
Ritratto della cugina Argia
1861
cartone; 36 x 29
Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo PittiSposatosi nel 1860 con Settimia Giovannetti, Fattori ritorna per un periodo nella natia Livorno, perché la giovane moglie, malata di tisi, possa giovarsi del clima marino. In compagnia degli sposi si trova il pittore romano Nino Costa, in quegli anni a Firenze, che aveva convinto Fattori ad abbandonare la pittura di storia antica per guardare la realtà del presente, per lavorare "sul motivo". Il consiglio dell'amico ebbe un riflesso immediato nella serie di ritratti di familiari, eseguita durante il soggiorno livornese, di cui il Ritratto della cugina Argia costituisce l'esempio più felice. La tradizionale posa di tre quarti del soggetto qui si accompagna a una diversa registrazione del volto, dal quale traspaiono impercettibili emozioni, che denotano il carattere affettuoso e intimo dell'immagine.
Archivio Giunti
Carica di cavalleria a Montebello
1862
olio su tela; 204 x 290
Livorno, Museo FattoriL'incontro con il pittore romano Nino Costa fu determinante per la maturazione artistica di Fattori. Durante le lunghe passeggiate in campagna, Costa spiegava la sua visione artistica, l'interesse per una rappresentazione sintetica e vera del paesaggio, indicazioni che per il pittore toscano erano delle vere "lezioni". Fu proprio Costa, un giorno mentre guardava Fattori nel suo studio, impegnato in una grande composizione di storia medicea, a stimolarlo verso la realtà contemporanea. Così nacque il quadro della Carica di Montebello; Fattori imbiancò la scena fiorentina, girò la tela e vi dipinse questa straordinaria immagine di battaglia. Diventeranno memorabili i suoi dipinti delle campagne risorgimentali, preceduti da infiniti studi dal vero, perché rappresenteranno al meglio l'essere artista e l'essere garibaldino.
Archivio Giunti
Le macchiaiole
1865
olio su tela; 90 x 180
Collezione privataI consigli di Nino Costa trovano un riscontro significativo anche nei paesaggi, di formato orizzontale, dipinti a Livorno. Questo formato nel contempo veniva adoperato dagli altri artisti macchiaioli, Abbati, Borrani e Sernesi, anche se a Fattori forse fu sempre Costa a suggerirlo. Quest'allungamento orizzontale dell'immagine permette una nuova percezione del paesaggio e della luce, da cui traspare un senso diverso della natura, non più idealizzata, ma avvertita nell'animo. Fattori non usa la "macchia" in maniera impulsiva, ma la organizza entro una struttura rigorosa, quasi geometrica, che mantiene l'armonia dell'insieme, l'accordo fra le parti, fra le luci e i volumi.
Archivio Giunti
Silvestro Lega che dipinge sugli scogli
1866
tavola; 12,5 x 28
Collezione privataNel solco dei dipinti orizzontali eseguiti a Livorno, l'anno prima, Fattori esegue un'altra serie di opere che dimostrano il progressivo consolidarsi del suo linguaggio figurativo. In questa tavola si percepisce un processo di sintesi degli elementi descrittivi e un avvicinamento al punto di vista dell'osservatore, che viene a coincidere con quello del pittore. L'uso della macchia è sempre più strutturato in una determinata partitura, e concorre alla definizione volumetrica delle forme. Il ritmo dei piani è serrato e invita a un'osservazione per gradi, dagli scogli luminosi in primo piano, all'orizzonte altrettanto luminoso che si staglia sul mare livido, mentre la figura di Lega appare come il termine di congiunzione.
Archivio Giunti
Diego Martelli a Castiglioncello
1867
olio su tela; 13 x 20
Collezione privataMorta la moglie prematuramente nel 1867, Fattori cominciò a frequentare la tenuta del critico Diego Martelli a Castiglioncello, dal 1864 meta di continui soggiorni da parte degli altri pittori macchiaioli. Il lavoro in comune a Signorini, Borrani, Sernesi e Abbati, stimola in Fattori un confronto costruttivo che darà luogo a diverse immagini sullo stesso motivo, intrise della particolare luce maremmana. Di grande rilievo risulta l'insieme di ritratti di Martelli, della moglie e di Valerio Biondi, in cui il soggetto, immerso nell'atmosfera del giardino della tenuta, diventa un elemento di movimento nuovo nella rigorosa tessitura di volumi, tipica di Fattori. I contorni appaiono stilizzati, mentre sul soggetto si concentra un inedito senso espressivo.
Archivio Giunti
In vedetta
1872
olio su tela; 37 x 56
Collezione privataSi tratta di una delle opere più famose di Fattori, in cui l'equilibrio fra la composizione e il senso emotivo che emana raggiunge uno degli esiti più felici. La tensione volumetrica fattoriana si traduce qui in una prospettiva allungata che invita ad attraversare l'opera in profondità; il diaframma del muro bianco, che s'interrompe di colpo, offre l'idea di un tempo bloccato. Accanto alle tante composizioni di storia risorgimentale di quegli anni, spesso trattate con un accento retorico e celebrativo, questa immagine di Fattori, restituisce il peso storico della vicenda, cogliendolo da un versante antieroico, un momento qualunque della vita militare, in un paesaggio immerso nella luce abbacinante dell'estate. La storia qui si salda con il senso della quotidianità e dell'umanità in generale.
Archivio Giunti
Barrocci romani
1873
tavola; 21 x 31
Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo PittiDel medesimo impianto prospettico di In vedetta, i Barrocci ripropone una sorta di unità cromatica dell'ambiente per dare risalto lirico alle figure. Anche qui il tempo è bloccato, tutto si ferma e si raccoglie in riposo. La pennellata a macchia è racchiusa dal disegno, che a sua volta organizza le zone di colore. Fattori ha raggiunto la massima maturità e offre spaccati della realtà in cui emerge una straordinaria forza emotiva, una forza silenziosa, senza dramma o concitazione, che pone tutti gli elementi della composizione sullo stesso piano, così come li percepisce l'artista. Se In vedetta il contrasto cromatico è giocato sul binomio fra il bianco e l'azzurro del fondo, in questo dipinto invece è giocato fra l'ocra e i punti di nero dei carri e del cavallo sdraiato.
Archivio Giunti
L'aratura
1881-1882
olio su tela; 102 x 80
Collezione privataIn questi anni Fattori tende a semplificare ulteriormente la composizione spaziale, usando dei tagli obliqui che contemporaneamente rendono la profondità e riducono il contrasto luminoso a due zone giustapposte: la parte superiore del cielo e la parte inferiore cupa del campo arato. La volontà di rarefazione degli elementi porta a una pennellata rapida e densa, lontana da ogni descrittivismo, per cui gli animali diventano dei punti di luce all'interno di una tessitura scura e il terreno un'occasione per modulare le linee di colore diverso all'interno della trama cupa. La realtà dipinta da Fattori è il prodotto dell'incontro fra la percezione dell'artista e l'emotività che lo spazio campestre emana.
Archivio Giunti
Ritratto della figliastra
1889
olio su tela; 70 x 55
Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo PittiSi tratta di uno dei capolavori della fase tarda di Fattori, quando la sintesi del suo linguaggio pittorico è giunta al vertice e con poche notazioni riesce a dare risultati di impareggiabile qualità. In questo caso l'immagine di Giulia, figlia della seconda moglie Marianna Bigazzi, è giocata su un'unica gamma cromatica dorata, che tuttavia al suo interno presenta molteplici modulazioni che riescono a dare "corpo" alla figura. Il volto emerge per intensità e il pittore va oltre la registrazione psicologica del soggetto per restituirne una visione per così dire "fotografica" della persona nel suo insieme. A confermare lo straordinario livello raggiunto dalla pittura fattoriana vi sono oltre al Ritratto della moglie e al celebre Autoritratto, numerose opere di soggetto diverso.
Archivio Giunti
Giornata grigia
1893
olio su tela; 69 x 100
Livorno, Museo FattoriIl titolo di quest'opera venne dato da Giovanni Malesci, allievo ed erede di Fattori, che curò il primo catalogo generale dell'opera del maestro, il quale avvertì la vivida cupezza del dipinto. In questi anni in cui gli allievi Nomellini, Muller, Pagni viravano verso le soluzioni dell'impressionismo, attratti dalle ricerche sulla rappresentazione della mobilità della luce, Fattori persegue in un orgoglioso isolamento la definizione di uno spazio stereometrico. Questo dipinto, sempre bipartito fra zona chiara e zona scura, risponde alla solida griglia strutturale di sempre, mostrando nelle pennellate più ampie e nel disegno accenti di inedita modernità, mentre la contrazione cromatica, al suo interno ricca di effetti diversi, rivela un'interpretazione più introspettiva del paesaggio.