Guercino: biografia
Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino nasce a Cento, piccolo paese dell’Emilia, nel 1591. Dopo essere stato messo a bottega da un “pittore a guazzo” nella sua città natale, verso il 1600 si sposta a Bologna, presso il quadraturista Paolo Zagnoni. Nel 1607 Guercino fa ritorno a Cento per lavorare con Benedetto Gennari.
Presumibilmente, dopo un solo anno come assistente, Guercino diviene un collaboratore attivo del Gennari in vari progetti. Il canonico Antonio Mirandola, attratto dalla pittura del giovane Guercino, ne diventa il suo promotore, assicurandogli alcune commissioni, come l’esecuzione del Trionfo di tutti i santi per la chiesa dello Spirito Santo a Cento (1613). L’anno seguente, nella stessa città, decora ad affresco una stanza nella casa di Alberto Provenzale, cui fa seguito la decorazione della casa Pannini. Nel 1616 il Guercino fonda la prima “Accademia di nudo” di Cento, nella quale il maestro insegna a disegnare il modello dal vivo. Nel 1617-1618 lavora a Bologna per l’arcivescovo Alessandro Ludovisi. Un breve soggiorno a Venezia nel 1618 gli fornisce l’occasione per un approfondimento del colorismo di Tiziano e di Bassano. Trascorre gran parte del 1619 a Ferrara, lavorando per il legato pontificio, cardinal Jacopo Serra, che lo incoraggia a dipingere alcune delle sue composizioni più dinamiche e monumentali. Nel 1620 porta a termine la sua prima pala d’altare per una chiesa bolognese, La vestizione di san Guglielmo. Nel 1621 si trasferisce a Roma, dove affresca, in quello stesso anno, alcuni ambienti del casino del cardinale Ludovisi con l’Aurora e la Fama. Lavora anche per il cardinale Scipione Borghese, dipingendo la Gloria di san Crisogono. Per San Pietro esegue la colossale Sepoltura e assunzione di santa Petronilla, una delle pietre miliare del barocco. L’improvvisa morte di Gregorio XV l’8 luglio 1623 e la conseguente perdita del suo principale protettore e mecenate induce il pittore a partire alla volta di Cento, dove riprende la sua attività locale. Salvo alcuni mesi che Guercino trascorre a Piacenza (1626-1627), dove porta a termine la decorazione della cupola del duomo, lasciata incompiuta dopo la morte del Morazzone, la maggior parte del periodo fra il 1623 e il 1642 è trascorso a Cento, dove dirige una fiorente bottega, con una clientela internazionale. Nel settembre 1642 sposta la sua attività a Bologna, rimpiazzando Guido Reni, morto da poche settimane, come caposcuola ed ereditando molti dei suoi committenti e alcuni dei suoi progetti incompiuti. Muore il 22 dicembre 1666, e viene sepolto nella chiesa di San Salvatore a Bologna.
Guercino: le opere
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Susanna e i vecchioni
1617
olio su tela; 175 x 207
Madrid, PradoQuesto quadro straordinario è uno dei documenti della trasformazione che fece di Guercino, fino a quel momento un giovane rappresentante di grande talento della scuola emiliana tra Ludovico Carracci e Carlo Bononi, uno dei maggiori protagonisti dell’arte del suo tempo. L’opera fu eseguita assieme ad altri dipinti per il cardinale Alessandro Ludovisi, arcivescovo di Bologna, nel 1617, l’anno in cui Ludovico Carracci descriveva in una lettera il Guercino come un “mostro di natura”. Sebbene negato dal Mahon, al quale si debbono la riscoperta dell’artista e il maggior numero di studi sulla sua opera, il forte sapore caravaggesco del vecchione in primo piano sembra innegabile, pur restando un quesito ancora da sciogliere, dal momento che l’opera precede il soggiorno a Roma di Guercino e, all’apparenza, la sua conoscenza di opere del Merisi.
IconografiaPaesaggio con donne bagnanti
1618 circaQuesto incantevole paesaggio, accostabile allo sfondo dell’Et in Arcadia Ego della Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Corsini, costituisce un esito di sorprendente modernità nell’opera del Guercino, in cui la fluidità del ductus e la vivacità cromatica tipiche della sua giovinezza descrivono in un paesaggio accostabile a Poelenburgh o a Elsheimer la scena di bagno delle donne: forse Diana e le sue compagne o, come si sarebbe portati a dire con una lettura che legge in questo quadretto già sapori ottocenteschi quasi alla Courbet, donne comuni in un pomeriggio nella campagna emiliana.
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La Fama con l'Onore e la Virtù
1621
tempera su muro
Roma, casino LudovisiCommissionato dal cardinale Ludovisi, nipote di Gregorio XV, che chiamò a Roma l’artista con l’intento poi abbandonato di affidargli la decorazione della Loggia delle Benedizioni in San Pietro, questo soffitto, assieme alla decorazione del piano inferiore dell’edificio, costituisce una delle prime opere eseguite dal Guercino durante il suo soggiorno a Roma (1621-1623). Le decorazioni dei due vani del Casino che il Ludovisi aveva acquistato dal cardinal del Monte, tese entrambe a celebrare la famiglia del pontefice e a mostrare agli ‘intendenti’ romani le capacità di straordinario colorista del Guercino, furono realizzate in collaborazione con Agostino Tassi, al quale spettano le architetture dipinte
La Maddalena pentita con due angeli
1622Inciso nel 1622 da Giovanni Battista Pasqualini, che tradusse in stampe molte altre opere del Guercino, il quadro fu dipinto per la chiesa romana di Santa Maria Maddalena delle Convertite al Corso, dove venne ammirato da diversi pittori del Seicento, da Mola a Van Dyck. Pur mostrando ancora la tavolozza tipica della stagione giovanile dell’artista, con gli accordi magnifici del blu petrolio e del bianco, l’opera rivela un’inedita stabilità compositiva, da intendersi plausibilmente come un effetto dello studio dei rilievi antichi effettuato durante il soggiorno romano.
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Seppellimento di Santa Petronilla
1623
olio su tela; 720 x 423
Roma, Musei capitoliniLa grande pala, eseguita per la basilica di San Pietro (nel Settecento fu sostituita da una copia a mosaico), è senz’altro l’opera di maggior impegno dipinta dal Guercino a Roma. Il contrasto tra l’intenso naturalismo della scena inferiore, raffigurante la sepoltura (ma secondo altri il disseppellimento) della santa martire, e la compostezza idealizzata della scena superiore, nella quale Petronilla è ormai in cielo al cospetto del Cristo, è il mezzo usato dall’artista per sottolineare il rapporto tra i due diversi momenti della vicenda: il momento terreno, qui descritto con mezzi stilistici e compositivi tesi a coinvolgere lo spettatore nella scena, e il momento celeste, nel quale si incitava il fedele a riconoscere la propria visione divina.
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Presentazione di Gesù al Tempio
1623
olio su rame; 72,5 x 65
Londra, Sir Denis Mahon CollectionDipinto al ritorno in patria da Roma per l’amico e sostenitore Bartolomeo Fabri, questo è forse il dipinto di Guercino in cui più evidenti sono le relazioni con lo Zampieri, nella struttura compositiva, nello sfondo architettonico e nella figura femminile sul primo piano a destra. Da rilevare che uno degli affreschi con le storie di santa Cecilia in San Luigi dei Francesi dipinti dal Domenichino era stato inciso a Roma da Giovanni Battista Pasqualini, la cui attività è da leggersi in stretto rapporto con il Barbieri, nel 1622, ovvero un anno prima dell’esecuzione di quest’opera, la quale venne successivamente acquisita da Denis Mahon, lo studioso inglese a cui dobbiamo la riscoperta del Guercino nel XX secolo.
Venere, Marte e Cupido
1633Citato dal Malvasia e dal Libro dei conti dell’artista, questo dipinto fu eseguito per il duca di Modena Francesco I, che Guercino aveva ritratto assieme alla moglie qualche tempo prima. Da rilevare l’insistenza con cui le figure della Venere e del Cupido richiamano direttamente l’attenzione del riguardante: in particolare la stessa invenzione dell’arco del bambino puntato verso lo spettatore era già stata introdotta dall’artista durante il soggiorno romano nel soffitto di Palazzo Lancellotti, anche se con un diverso esito stilistico.
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Semiramide
1624
olio su tela; 112 x 155
Boston, Museum of Fine ArtsIdentificata da Denis Mahon con l’opera con questo soggetto descritta da Malvasia, che la dice eseguita nel 1624, la tela, il cui soggetto è tratto da Valerio Massimo, mostra nella semplicità compositiva e nella nuova accuratezza con cui viene descritta la lussuosa veste della regina il passaggio che caratterizza questa fase del percorso dell’artista, dal dirompente naturalismo giovanile al più freddo classicismo maturo.
Apparizione di Cristo alla Vergine
1628-1630Qui il Guercino ormai classicista raggiunge uno dei suoi vertici: la rievocazione dei modelli di Guido Reni, con cui in questi anni il pittore di Cento rivaleggia esplicitamente, domina nella bellissima figura del Cristo che ritrova la madre dopo la Resurrezione. Il quadro fu eseguito per la Compagnia del Santissimo Nome di Dio di Cento e venne apprezzato dai viaggiatori settecenteschi e commentato da uno dei più celebri tra questi, Goethe.
IconografiaSanta Margherita
1644La chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, per cui questo quadro fu dipinto, apparteneva all’ordine dei Canonici regolari di San Salvatore, la cui chiesa madre si trovava a Bologna e che contava tra i suoi membri il Padre Antonio Mirandola, letterato, amico e primo sostenitore del Guercino. La probabile mediazione del Mirandola spiegherebbe tra le altre cose come mai il compenso per quest’opera, registrato nel Libro dei Conti del Guercino nel 1644 sia, rispetto ad altri, piuttosto scarso.
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Circoncisione
1646
olio su tela; 415 x 265
Lione, Musée des Beaux-ArtsQuesta pala, la cui parte superiore, raffigurante un Dio Padre, si conserva nella Pinacoteca nazionale di Bologna, fu dipinta per la chiesa delle monache di Gesù e Maria di Bologna (il pagamento è registrato nel Libro dei Conti al 1646). La composizione e le pose delle figure rivelano un Guercino ormai pienamente classicista, qui molto vicino al modello del Domenichino, che tuttavia in alcuni passaggi si lascia trascinare a risultati di grande scioltezza esecutiva, che ricordano le sue opere precedenti.
IconografiaLa Madonna col Bambino che appare a san Bruno
1647La grande pala fu eseguita per i Certosini di Bologna, i quali originariamente, secondo la testimonianza riportata dallo Scannelli ne IlMicrocosmo della Pittura (1657), avevano chiesto a Guercino di portare a compimento un’opera già abbozzata da Guido Reni, ma poi dovettero desistere da quell’intento poiché il Guercino si rifiutò, rivendicando la necessità dell’artista di lavorare autonomamente alla propria opera dai primi agli ultimi tocchi.
Iconografia