Georges Seurat: biografia
Georges-Pierre Seurat nasce a Parigi il 2 dicembre 1859 da una famiglia della piccola borghesia. Frequenta il collegio fino a sedici anni, disegna e si interessa alle idee di Corot sul “tono”. Si iscrive, nel 1876, alla scuola municipale di disegno di Ruedes Petits-Hôtels, diretta dallo scultore Justin Lequien. Qui conosce Edmond Aman-Jean. Disegna all’aperto con lo zio, Paul Haumontré-Faivre, pittore dilettante. Nel 1878 è ammesso all’Ėcole des Beaux-Arts con Aman-Jean, ai corsi del maestro Henry Lehmann. Frequenta il Louvre e legge i trattati d’estetica, in modo particolare Loi du contraste simultané des couleurs (1839) di Chevreul. Conosce Ernest Laurent. L’anno successivo con i due amici Aman-Jean e Laurent visita la quarta mostra degli impressionisti, decide così di abbandonare l’Ėcole e aprire uno studio in rue de l’Arbalète. Rientrato a Parigi (1880) dopo il servizio militare affitta uno studio personale; comincia ad interrarsi della pittura di Delacroix, di Puvis de Chavannes e alla scuola di Barbizon. Durante la prima assemblea del gruppo degli Indépendants incontra Signac, che diventa amico e sostenitore del neo-impressionismo. Nell’estate del 1885 soggiorna a Grandcamp, porto della Normandia, dove dipinge le sue prime marine. Vi sperimenta la pennellata a punta, che diverrà tecnica privilegiata del divisionismo, e che si chiamerà pointillisme. Fra il 1886 e il 1888 partecipa a diverse mostre a New York, Parigi e Bruxelles dove espone opere quali La Grande Jatte, Le Modelle e la Parata del circo. Entra in crisi l’amicizia con Signac e Pisarro in seguito ad una disputa suscita da un articolo di Arsène Alexandre. Pisarro abbandona il gruppo, insoddisfatto dell’eccessivo rigore del neo-impressionismo. Nel 1889 incontra Madeleine Knoblock, che diviene la sua compagna e dalla quale avrà un figlio, Pierre-George. Durante un breve soggiorno a Crotoy inizia le sperimentazioni sulle cornici dipinte, nelle quali introduce un bordo intermedio dipinto sulla tela. Rientrato a Parigi aggiunge il bordo su diverse delle sue opere anteriori. Al Salon des Indépendants del 1890 espone undici opere, tra cui Giovane donna che si incipria e Le Chahut. Alla sua opera è dedicato un fascicolo della raccolta “Hommes d’aujourd’hui”, scritto da Jules Christophe. Per l’esposizione dell’anno seguente Seurat, che collabora all’organizzazione, invia cinque opere fra cui Il circo. Si ammala di difterite e muore il 29 marzo del 1891.
Georges Seurat: le opere
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Testa di ragazza
1877-1879
olio su tela; 28,8 x 24,1
Washington, Harvard UniversityIl dipinto di piccolissimo formato sembra un abbozzo, meno rifinito dei disegni realizzati da Seurat in questo periodo. Si tratta probabilmente del ritratto della cugina dell’artista. Il disegno è preciso, la pennellata sicura; il pittore nel tentativo di eliminare alcuni contorni libera abilmente le masse di luce e d’ombra. Si avverte tuttavia che è opera ancora influenzata dai canoni di certa pittura accademica. Si può accostare questa figura ai modelli di Thomas Couture: di questo pittore ufficiale, Seurat applicherà e copierà i precetti sul colore. Fénéon lo espose nel 1908 presso Bernheim-Jeune.
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Fiori in un vaso
1878-1879
olio su tela; 46 x 38,5
Cambridge, (Mass.) Fogg Art MuseumE’ una delle prime opere di Seurat, e riflette i suoi iniziali studi sul colore condotti sulla scia di Delacroix. Egli procede con pennellate e spatolate incrociate. Il soggetto, una delle sue poche nature morte, è molto stilizzato, le masse ben definite occupano il primo piano. Vi si avverte un senso dei volumi, una densità che preannunciano lo stile della maturità. Fin da questi primi tentativi, si evidenziano una grande sobrietà, un gusto della geometrizzazione delle forme e delle inquadrature serrate, che saranno i segni distintivi della sua arte. Qualche anno più tardi, Pierre Bonnard dipingerà un motivo identico con un’impaginazione similare.
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Bosco di Pontaubert
1881-1882
olio su tela; 76,4 x 61
New York, Metropolitan Museum of ArtLe opere di questo periodo possono essere considerate come degli esperimenti: Seurat lavora “en plein air” come gli impressionisti, sperimentando i contrasti di colore, la luce, la direzione delle linee; il trattamento del fogliame e la struttura del paesaggio rivelano invece l’ascendente di Corot e della “Scuola di Barbizon”, anche se già si avvertono degli accostamenti di colore che preludono al “pointillisme”. La sapiente distribuzione delle linee contribuisce a “geometrizzare” l’intera composizione. Seurat riprende il motivo verticale dell’albero in primo piano usato nell’Uomo al parapetto, dello stesso periodo.
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La “baignade”, Asnières
1883-1884
olio su tela; 201 x 301,5
Londra, National GalleryIl pittore comincia a lavorare al quadro nel 1883 quando si reca ogni mattina sulla riva della Senna per studiare il paesaggio, le luci, i colori e le atmosfere. Esegue una lunga serie di schizzi fino allo studio finale: 14 dipinti e 10 disegni. Poi nello studio seleziona e ricostruisce i motivi rielaborando ogni dettaglio, ne regola con grande precisione la posizione all’interno della composizione, rigorosamente definita. La rifinitura di ogni personaggio è molto minuziosa, si serve di modelli veri che fa posare nell’atelier. L’esito finale è una grande composizione dove sette giovani fanno il bagno o prendono il sole sulla riva della Senna, mentre in lontananza si delinea la nuova zona industriale di Clichy. Presentato al Salon del 1884, il dipinto viene respinto per riapparire poco dopo all’esposizione del gruppo degli Indépendants aperta nel maggio dello stesso anno. Il quadro riceve però anche qui una tiepida accoglienza, lascia perplessi, infatti, la novità tecnica.
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Una domenica pomeriggio alla Grande Jatte
1884-1885
olio su tela; 205,7 x 305,8
Chicago, Art InstituteIl grande quadro eseguito fra l’estate del 1884, come ricorda lo stesso pittore, e il 1885, fu elaborato con lo stesso sistema de La “baignade”: la mattina dipinge schizzi all’aperto, il pomeriggio e la notte li rielabora nel suo atelier. Studia con attenzione ogni elemento, compone i gruppi di personaggi nell’atelier usando modelli. Conosciamo relativi al dipinto circa 33 studi e 28 disegni. La composizione si basa su un’architettura più sapiente e su ritmi più complicati delle precedenti. Impiega la teoria dei contrasti che ha messo a punto studiando ricerche scientifiche, utilizza solo colori puri. Il dipinto, esposto all’ottava mostra impressionista (1886) e a quella della Societé des Indipéndents, ottiene immediatamente un successo venato di scandalo. Ma per Fénéon e Signac esso rappresenta il manifesto di una nuova pittura.
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L’ospizio e il faro di Honfleur
1886
olio su tela; 65 x 81
Washington, National Gallery of ArtCome in Angolo di darsena a Honfleur, offre uno spaccato idealizzato del luogo e delle sue attività, trasportato in un’atmosfera quasi “metafisica”. Seurat pone a destra del dipinto alcuni elementi tagliati dalla cornice, che creano l’illusione che si sviluppino ampiamente oltre il limite del quadro. Le immagini troncate, gli effetti di vastità possono essere stati influenzati dalla fotografia. Il quadro viene stato acquistato da Verhaeren a Bruxelles, dove Seurat l’aveva inviato all’esposizione della Societé des XX del 1887. Verhaeren esprime così la sua ammirazione: “mai si è giunti a realizzare con più precisione i dettagli nella grandezza”. E Huysmans, nel 1887, scrive: “Le sue vedute di Honfleur, soprattutto il suo faro, esprimono una natura più assopita che malinconica, una natura che riposa tranquilla sotto cieli senza vento”.
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Il ponte di Courbevoie
1886
olio su tela; 45,7 x 54,7
Londra, Courtauld Institute GalleriesIn questa piccola composizione troviamo riuniti i motivi cari a Seurat: la riva in pendenza che descrive una grande diagonale, la silhouette verticale dell’albero isolato, la massa di fogliame laterale troncata, a rompere l’angolo del quadro, la grande orizzontale mediana, le alberature delle barche verticali, il paesaggio industriale in secondo piano. I personaggi vi sono inclusi come solitari e malinconici manichini. I piani abbassati, i riflessi irreali, conferiscono al paesaggio un carattere di fantasia pittorica che altera l’aspetto descrittivo della composizione.
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Le modelle
1886-1888
olio su tela; 200 x 250
Merion (Pennsylvania), Barnes FoundationIl quadro raffigura la stessa modella, nuda, in tre differenti pose. La scena si svolge nell’atelier di Boulevard de Clichy. Quattro studi di Seurat sono appesi alla parete di destra, La Grande Jatte copre il muro a sinistra. L’artista rinnova il tema classico del nudo attraverso la rappresentazione non convenzionale dello spazio e la tecnica impiegata. La composizione è semplice e regolata, ognuna delle modelle è collocata su uno degli assi che dividono il quadro in parti uguali. Di difficile realizzazione, rappresenta il tentativo di Seurat di replicare a certe critiche sul “pointillisme” e sperimentarne tutte le possibilità tecniche. Nel 1888 il dipinto è finito, ma Seurat non è soddisfatto; infatti, dipinge subito una variante, oggi in prestito alla National Gallery di Londra, con un “pointillisme” meno minuto e più incisivo.
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Giovane donna che si incipria
1889-1890
olio su tela; 94,2 x 79,5
Londra, Courtauld Institute GalleriesQuesto dipinto è comunemente ritenuto il ritratto della compagna di Seurat, Madeleine Knoblock. Tuttavia, se l’artista utilizza la sua compagna come modella, in questa composizione è invece una scena di genere che è rappresentata. Lo studio dimostra, infatti, che l’artista ha collocato la composizione e i suoi accessori prima di riprodurre i tratti della giovane. Togliendo l’autoritratto, che aveva raffigurato nello specchio, Seurat elimina ogni carattere personale. La costruzione, molto complessa, è fondata sulla sezione aurea. Il pittore si diverte, con gli accessori e la toilette della modella, a esporre minuziosamente semplici oggetti quotidiani, che contrastano con la raffinatezza della composizione e l’armonia dei colori. Il vaso di fiori che si riflette contro ogni logica, lo specchio giapponese, sono sottili artifici, che stemperano il rigore della stesura cromatica.
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Il circo
1890-1891
olio su tela; 185,5 x 152,5
Parigi, Musée d’OrasaySi tratta dell’ultima opera dell’artista, esposta agli Indépendants pochi giorni prima della morte. L’opera finisce nell’appartamento della madre del pittore dove lo vede e lo acquista Signac. La scena si svolge al circo Fernando, ma viene resa in maniera originale, si tratta di un circo simbolico, privo di alcun riferimento reale. La luce e il colore hanno un carattere arbitrario, la cromia si riduce a tre dominanti: rosso, giallo e blu. La composizione è molto complessa, le silhouettes sono semplificate e piatte, l’artista moltiplica gli angoli e sviluppa l’arabesco con uno stile che si può avvicinare all‘Art Nouveau. La stesura del colore è diversificata, e i “punti” si allungano in tratti in prossimità delle linee principali e per acuire il contorno dei personaggi. Seurat descrive i piaceri popolari di Parigi e attinge, dopo la Parata del circo, all’immaginario collettivo: molte delle figure, come l’acrobata, possono essere confrontate con i motivi dei manifesti contemporanei.
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Le Chahut
1890
olio su tela; 171,5 x 140,5
Otterlo, Rijksmuseum Kröller-MullerIl titolo, Chahut, allude a una specie di “cancan” in auge nei caffè di Montmartre. Seurat raffigura il momento finale del balletto: due ballerine e due uomini lanciano le gambe in aria sotto lo sguardo del direttore d’orchestra, di uno spettatore, un controbassista e due signore. Il soggetto, ispirato alle invenzioni grafiche di Jules Cheret, di cui Seurat teneva un manifesto appeso nello studio, si sviluppa dal basso verso l’alto, come le opere di Degas. Il gioco delle linee, scandito da una successione di diagonali parallele è sapiente e rivela un rigoroso e regolare tracciato, lasciando libero corso all’arabesco. Seurat stende pennellate molto variate e con linee che profilano i soggetti.
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Canale di Gravelines
1890
olio su tela; 65 x 81
Collezione Berggruen (in prestito alla National Gallery di Londra)Durante il soggiorno, nell’estate del 1890, a Gravelines, non lontano dal confine belga, Seurat esegue alcune marine, nelle quali raggiunge esiti sorprendenti: lo spazio si dilata ad accogliere trasparenze madreperlacee e silenziose, fatte di luce, la concatenazione degli elementi, le ombre, i riflessi appaiono liberi dalle costrizioni di una rappresentazione naturalistica.