Max Klinger: biografia
Max Klinger nasce a Lipsia il 18 febbraio. Dopo aver frequentato la Burgerschule e la Realschule a Lipsia, nel 1874 si iscrive alla Kunstschule di Karlsruhe, ma già l’anno seguente si trasferisce a Berlino per seguire il suo maestro Gussow. Nel 1878 alla mostra dell’Accademia di Berlino presenta Gente a passeggio, i Consigli per un concorso sul tema “Cristo” e i disegni preparatori per la serie di incisioni Un guanto, molto apprezzati dalla critica. Nel 1879 è a Bruxelles, allievo di Emile-Charles Wauters. Fra il 1879 e il 1883 pubblica numerose serie di incisioni: Schizzi all’acquaforte, Salvataggi di vittime ovidiane, Eva e il futuro, Intermezzi, Amore e Psiche, Un guanto, Drammi, Quattro paesaggi. Dopo aver soggiornato a Berlino (1881), riceve l’incarico di decorare la Villa Albers a Steglitz (1883). Nel 1885 si trasferisce a Parigi, dove rimane fino al 1886. Durante questo periodo l’artista alterna l’attività pittorica con quella scultorea, preparando il modello in gesso per il Beethoven e la prima versione della Nuova Salomè. Nel 1887 soggiorna prima a Berlino, dove conosce Böcklin, e poi a Lipsia. L’anno seguente decide di intraprendere un viaggio in Italia: prima tappa è Roma, dove compie gite sui colli Albani e a Tivoli. Tra il 1889 e il 1890 si reca a Napoli, Paestum e Pompei. Nel 1891 durante il suo secondo soggiorno partenopeo decide di visitare la Sicilia. Rientrato a Lipsia nel 1893, scolpisce la Nuova Salomè ed espone a Dresda la Crocifissione. Dopo il successo della sua personale tenutasi a Lipsia nel 1894, l’artista riprende a viaggiare attraverso l’Europa. Sosta inizialmente a Vienna, dove incontra Brahms al quale dedica la Fantasia su Brahms, e in seguito si imbarca per la Grecia alla ricerca di marmi per le sue statue. Nel 1897 è nominato professore all’Accademia delle arti grafiche di Lipsia e membro corrispondente della Secessione viennese. L’elaborazione della grande statua dedicata a Beethoven impegna Klinger per alcuni anni: dopo aver scelto i marmi per la statua del musicista, nel 1900 inizia la preparazione della fusione in bronzo del trono, che viene completata a Parigi nel 1901. Nei primi anni del Novecento si dedica quasi esclusivamente alla scultura: nel 1903 termina il modello in gesso della testa di Nietzsche, oggi a Weimar, nel 1908 scolpisce Diana spiata da Atteone, nel 1909 termina il monumento a Brahms per Amburgo. In questo stesso anno porta a termine la seconda edizione di Della morte, seguita dall’ultima grande serie grafica dal titolo La tenda, che viene pubblicata nel 1915. Klinger muore il 14 luglio 1920 a Grossjena, nella casa che aveva acquistato nel 1903.
Max Klinger: le opere
Autoritratto
1874Negli anni in cui Klinger, per volere del padre, colto imprenditore, frequentava l'Accademia di Karlsruhe, eseguì questo piccolo autoritratto in cui la figura lascia ampio spazio alla rappresentazione dello studio. Dalla grande vetrata filtra la luce naturale che inonda l'atelier; l'artista dalla folta chioma fulva è intento a copiare una testa antica, secondo le regole canoniche della formazione accademica. Anni dopo lo scrittore Max Osborn ricordava l'aspetto di Klinger, con la sua chioma incandescente, simile ai centauri dipinti da Arnold Böcklin, il pittore che più di ogni altro influenzò la poetica di Klinger.
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Orso ed elfo
1881
Acquaforte e acquatinta; 41,4 x 29
Lipsia, Museum der bildenden KünsteA differenza degli altri cicli grafici, che Klinger pone nella medesima sequenza di un musicista usando la sigla "opus", in cui l'artista sviluppa una storia, gli Schizzi all'acquaforte (opus I) e gli Intermezzi (opus IV) raccolgono un gruppo di fogli sciolti, senza un collegamento tematico fra loro. Gli Intermezzi, in particolar modo, realizzati durante la lavorazione dei più importanti e impegnativi cicli grafici, si pongono come intervalli creativi, in cui l'artista aveva modo di abbandonarsi a libere fantasie, ad allegorie e a immagini oniriche, senza dover rispondere a un contenuto narrativo. In questo foglio alla scena fiabesca si unisce un senso decorativo e del disegno che rievoca le stampe giapponesi.
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Salvataggio
1881
Acquaforte ; 23,6 x 18,1
Lipsia, Museum der bildenden KünsteSi tratta di una delle dieci incisioni che costituiscono la serie Un guanto, apparsa a Monaco nel 1881. Le incisioni seguivano un gruppo di disegni a penna, in cui si narrava la storia simbolica di un guanto, perso da una donna mentre pattinava e raccolto da un uomo che lo tenne per sé. Da quel momento il guanto rappresenta la donna amata e perduta, diventando il protagonista dei fogli seguenti; vicino al letto dell'uomo del quale condiziona i sogni; caduto in mare e poi salvato o poggiato su uno scoglio e così via. Si tratta dell'opera più nota di Klinger, cui deve l'inizio della sua fama. La figura del giovane innamorato adombra lo stesso Klinger e tutta la storia sembra essere una metafora della sua copiosa e fortunata vicenda artistica.
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Dedica
1887
Acquaforte e incisione; 45,6 x 35,7
Lipsia, Museum der bildenden KünsteSi tratta del primo foglio di un ciclo dedicato al pittore Arnold Böcklin, che, con le sue composizioni in cui si fondono miti classici e scenari nordici, influenzò notevolmente la produzione di Klinger. Questa serie di dieci acqueforti, pubblicata per la prima volta a Berlino nel 1887, fu tirata in sette esemplari. Seguirono negli anni altre tre edizioni. Il soggetto è quello della donna che, dal primo incontro con l'amore e la vita, passa attraverso il peccato della perdita della purezza, alla sofferenza e al tragico epilogo della morte. Il motivo della donna, come simbolo del sacrificio e quindi destinata alla morte, era già stato trattato da Klinger nella serie Una vita (opus VIII) e in questo caso doveva presentare in origine il sottotitolo Drammi.
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Il Colosseo a Roma
1888
olio su tela; 77 x 102
Dresda, Staatliche KunstsammlungenGiunto a Roma nel febbraio 1888 in compagnia del pittore Karl Stauffer-Bern, Klinger prese uno studio in via Claudia 9, di fronte al Colosseo, da dove eseguì questo dipinto. L'ampio balcone al sesto piano dell'edificio permise all'artista di osservare l'anfiteatro Flavio in tutta la sua possanza, aprendosi nel contempo alle immagini di monumenti e orti, disposte in una prospettiva profonda fino all'orizzonte. Di grande effetto risulta l'impatto luminoso, le sfumature degli ocra e delle terre del Colosseo, che si riflettono sugli altri monumenti, tra cui l'Arco di Costantino visto di profilo, e l'azzurro intenso del cielo, un azzurro peculiare del paesaggio romano.
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Nemi
1890 c.
olio su tela; 196 x 100
Halle (Germania), Staatliche Galerie MoritzburgSempre in compagnia dell'amico Stauffer-Bern, Klinger fece molte gite nei dintorni di Roma, fra cui i Colli Albani. Vide Nemi per la prima volta nell'estate del 1888. Il paesaggio proposto da Klinger appare trasfigurato da un visione mitica del luogo. Ancora una volta risulta palese l'influenza della pittura del gruppo dei "tedeschi-romani", di Böcklin in particolare, per le zone oscure, infiammate all'improvviso da bagliori incandescenti. Anche l'elemento più realistico, quale il pioppo in primo piano sulla destra, assume una connotazione fantastica, che permette di distribuire, attraverso il riflesso luminoso delle piccole foglie, una pioggia di luce lungo la tela. Il clima simbolista che si percepisce in quest'opera è ulteriormente confermato dalle sfumature azzurre del cielo, pervinca in alto e turchese sulla cima del monte, rivelando la piena assimilazione della pittura di Odilon Redon.
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La Bellezza
1891-93
incisione; 27,6 x 14,9
Lipsia, Museum der bildenden KünsteLa musica di Johannes Brahms aveva infiammato l'animo di Klinger sin dalla gioventù; a lui aveva dedicato l'opus V, Amore e Psiche e ora, in occasione del suo sessantesimo compleanno, gli rivolgeva questo ciclo di libere interpretazioni tratte dalla sua musica. A questa serie di 41 litografie e acqueforti, Klinger ha lavorato per cinque anni, cercando di restituire in modo visionario e imponente le emozioni suggerite dalla musica di Brahms. Il risultato è quello di un perfetto connubio di immagini e musica; meravigliose fantasie che rendono con esattezza la solennità del suono. La prima edizione della serie è stata pubblicata nel 1894 e in quello stesso anno l'artista si recò a Vienna per visitare Brahms.
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Dall'Italia
1892
olio su tela; 94 x 74
Ratisbona, Museum Ostdeutsche GalerieCon ogni probabilità si tratta di una donna brasiliana, una bellezza particolare, che aveva conquistato tutta Berlino nel 1878, tra cui Klinger, che proprio a questa storia dedicò i disegni della serie Un guanto (poi incisa nel 1881), in cui appunto è narrato il suo amore non corrisposto. La passione per questa signora durò a lungo, visto che negli anni Novanta, in Italia, ancora s'ispirava a lei per alcuni dei suoi ritratti femminili. La figura si staglia intera su una veduta romana, di cui si percepisce il Tevere, e rivela un senso malinconico nello sguardo come un ricordo lontano e irrimediabilmente perduto. La pubblicazione del quadro sulla rivista "Jugend", nel 1906, lo rese famoso.
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Sirena
1895
olio su tela; 100 x 185
Firenze, Villa romanaAncora una volta la pittura di Arnold Böcklin appare come il riferimento privilegiato delle composizioni di Klinger, che in questo caso opera una citazione diretta dal quadro böckliniano Tritone e nereide (1873-1874). Tuttavia l'interpretazione offerta da Klinger presenta un carattere inedito nella passione voluttuosa dei due corpi, una passione profondamente sensuale e carnale, che sembra travolgere il paesaggio circostante in un vorticoso moto ondoso. Le figure mitiche vengono così umanizzate e il loro sentimento diventa espressione della natura. Anche le variazioni cromatiche e luminose concorrono a questa definizione "naturale" e primigenia della passione amorosa.