Paolo Uccello: biografia
Fonti documentarie attestano la presenza del giovane Paolo accanto a Ghiberti dal 1407 al 1412, durante l’esecuzione della prima porta del battistero di Firenze. Forse il suo alunnato presso il maestro durò fino al 1416, ma è possibile che la sua formazione risenta anche dellíarte tardogotica di Gherardo Starnina. Immatricolato all’Arte dei medici e degli speziali tra il 1414 e il 1415, entra nel 1424 nella compagnia di San Luca. L’anno successivo compie un viaggio a Venezia dove resta cinque anni e realizza il mosaico di San Pietro sulla facciata di San Marco. Nel 1431 - ma tale data non è unanimemente condivisa - dipinge le Storie della Genesi nel chiostro verde di Santa Maria Novella a Firenze; tra il 1434 e il 1435 affresca nel duomo di Prato le Storie della Vergine e le Storie di santo Stefano. Nel 1436 firma e data il Monumento equestre a Giovanni Acuto in Santa Maria del Fiore. A metà degli anni Quaranta Paolo Uccello è pittore di vasto successo nel panorama fiorentino ed è chiamato in duomo (1443-1445) per disegnare, tra l’altro, i cartoni delle vetrate della Resurrezione e della Natività. Forse su chiamata di Donatello, si reca nel 1445 a Padova dove dipinge un perduto ciclo con Uomini illustri o Giganti in palazzo Vitaliani. Al rientro a Firenze è impegnato nel chiostro di San Miniato al Monte alle Storie degli eremiti, e nuovamente nel chiostro verde di Santa Maria Novella con le Storie di Noè. Assai controversa è la collocazione cronologica delle tre tavole con la Battaglia di San Romano in origine in palazzo Medici, mentre è documentata nel 1465 la tavola con San Giorgio e il drago oggi a Parigi. Tra il 1465 e il 1468 si reca più volte a Urbino dove dipinge sei tavolette con il Miracolo dell’ostia profanata, predella della Comunione degli apostoli di Giusto di Gand. Nel 1469 dichiara al catasto di vivere con la moglie inferma in uno stato di profonda indigenza. Nell’opera di Paolo Uccello il gusto per il fantastico di matrice tardogotica e cortese convive con la moderna ricerca prospettica dando esiti ora monumentali, ora potentemente drammatici, ora fiabeschi e a volte addirittura surreali.
Paolo Uccello: le opere
Archivio Giunti
Nascita della Vergine
1433-1434 circa
affresco staccato; 302 x 361
Prato, duomo, cappella dell'AssuntaLa storia è affrescata nella lunetta della parete destra della cappella dell’Assunta, ed è la prima in ordine cronologico delle Storie della Vergine che, insieme alle Storie di santo Stefano decorano la cappella. L’attribuzione a Paolo Uccello non è riconosciuta all’unanimità, e alcuni vi vedono la mano di un suo più tardo e anonimo seguace, il Maestro di Prato. Il ciclo pittorico fu portato a termine da Andrea di Giusto. Nella lunetta è raffigurata la nascita della Madonna con grande vivacità narrativa ed eleganza di ascendenza tardogotica; all’episodio assistono tre donne, in piedi a destra, nelle quali sono probabilmente da ravvisare le rappresentanti femminili della famiglia committente.
IconografiaArchivio Giunti
Presentazione di Maria al tempio
1433-1434 circa
affresco staccato; 335 x 420
Prato, duomo, cappella dell'AssuntaLa Presentazione al tempio è la seconda in ordine di tempo tra le storie che illustrano episodi della vita della Vergine. La scena, interamente ascrivibile a Paolo Uccello, è caratterizzata da grande rigore prospettico: il restauro ha rivelato che la costruzione spaziale fu realizzata per mezzo di un fitto reticolo tracciato con cordicelle tese dai chiodi piantati nei punti di fuga. Come nella Nascita della Vergine raffigurata sulla lunetta, anche a questo episodio assistono i committenti, in piedi sulla destra. In uno di questi personaggi, quello rivolto verso lo spettatore si è voluto riconoscere lo stesso pittore. Il dipinto è caratterizzato da un uso molto raffinato e antinaturalistico del colore che conferisce alla composizione un aspetto particolarmente intellettualistico, tipico della produzione pittorica di Paolo Uccello.
Archivio Giunti
Disputa di santo Stefano
1433-1434 circa
affresco staccato; 300 x 360
Prato, duomo, cappella dell'AssuntaLa storia è la prima in ordine di tempo tra quelle che illustrano la vita di santo Stefano, e forse anche il primo affresco che fu realizzato nella cappella dell’Assunta. Come avviene in tutta la produzione pittorica di Paolo Uccello, la composizione è ben equilibrata dal punto di vista spaziale. Le figure che circondano santo Stefano, al centro, si dispongono frontalmente, di profilo e di spalle in maniera da misurare geometricamente lo spazio, dominato dalla luminosa architettura al centro. L’attenzione di Paolo Uccello è volta qui a cogliere le diverse espressioni e fisionomie dei personaggi riprese con grande naturalismo e sensibilità ritrattistica.
IconografiaArchivio Giunti
Battaglia di San Romano - Micheletto da Cotignola
1435-1440 circa
tempera su tavola; 180 x 316
Parigi, LouvreIl dipinto costituiva il pannello destro della serie di tre tavole celebrative della battaglia di San Romano, che nel 1432 vide vincitori i fiorentini sui senesi. Nella tavola è raffigurato l’intervento del condottiero Micheletto Attendolo da Cotignola, assoldato dai fiorentini in aiuto del gruppo guidato da Niccolò da Tolentino. I tre dipinti, di committenza medicea, furono conservati nel palazzo di via Larga fino al Settecento, quando due di essi furono venduti e uno solo, lo scomparto centrale, rimase a Firenze, oggi conservato agli Uffizi. Anche in questo dipinto il pittore offre una rigorosa interpretazione dello spazio, misurato attraverso una attenta disposizione dei cavalli, da quello impennato al centro a quelli ripresi da tergo sulla destra. Nel dipinto è ancora abbastanza ben conservata la foglia d’argento con la quale sono realizzate le armature. L’uso di questo metallo, che creava un effetto di rifrazione luministica, contribuiva ad accrescere la dimensione irreale della scena.
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Battaglia di San Romano - Niccolò da Tolentino
1435-1440
tempera su tavola; 182 x 317
Londra, National GalleryIl dipinto costituiva il pannello sinistro della serie di tre tavole celebrative della battaglia di San Romano, un fatto d’armi che, nel 1432, vide i fiorentini guidati da Niccolò da Tolentino e Micheletto Attendolo da Cotignola vincere i senesi di Bernardino della Ciarda. I tre dipinti si trovavano nel palazzo Medici di Firenze e furono forse realizzati per volere di Cosimo de’ Medici. Le tre tavole sono unificate da una rigorosa interpretazione dello spazio, e in questa scena è misurato in maniera geometrica dalle lance spezzate e dai corpi distesi in primo piano. L’interpretazione dell’artista è ancora legata alla cultura gotica come evidenziato dalla raffinata ricchezza materica del dipinto impreziosito da foglie metalliche d’oro e d’argento; anche l’attenzione descrittiva della vegetazione, l’impaginazione narrativa del paesaggio sul fondo, animato da vivaci figurine in abiti colorati, e il decorativismo di alcuni particolari, come il vessillo svolazzante, derivano dalla cultura sostanzialmente gotica e medievale di Paolo Uccello.
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Quadrante di orologio
1443
affresco; 460 x 460
Firenze, Santa Maria del FioreDai documenti sappiamo che Paolo Uccello eseguì il quadrante dell’orologio sulla controfacciata del duomo nel 1446: le ventiquattrore sono segnate in numeri romani in senso antiorario, secondo la posizione delle ore delle meridiane. La mostra dell’orologio è decorata agli angoli da quattro oculi prospettici dai quali si affacciano teste maschili variamente interpretate come evangelisti o profeti, i quali rappresentano una meditazione sulle regole del tempo e dell’universo. Questi volti stilisticamente sono stati accostati ai contemporanei Profeti per il campanile del duomo scolpiti da Donatello, amico di Paolo. Durante un recente restauro è stata scoperta una sottostante prima versione del quadrante, anch’essa eseguita da Paolo Uccello.
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Miracolo dell’ostia profanata
1465-1469
tempera su tavola; 43 x 351
Urbino, Galleria Nazionale delle MarcheLa predella suddivisa in sei parti da balaustri dipinti raffigura sei episodi legati al miracolo dell’ostia profanata, avvenuto a Parigi nel 1290: nel primo da sinistra, una donna vende a un mercante ebreo l’ostia per riscattare un mantello; nel secondo l’ostia viene bruciata e incomincia a sanguinare, mentre alcuni armati tentano di abbattere la porta; nel terzo, una processione porta l’ostia in chiesa per riconsacrarla; nel quarto, la donna viene condotta al supplizio mentre un angelo scende dal cielo; nel quinto, il mercante ebreo e la sua famiglia vengono condannati al rogo; nell’ultimo, due diavoli e due angeli si contendono la donna, davanti a un altare. Il dipinto fu eseguito da Paolo Uccello per la Compagnia del Corpus Domini di Urbino e pagato tra il 1467 e il 1468. Essendo il pittore fiorentino rientrato a Firenze l’anno successivo, la pala, raffigurante la Comunione degli apostoli, cui la predella doveva sottostare, fu realizzata alcuni anni dopo, tra il 1473 e il 1474, dal pittore fiammingo Giusto di Gand. La predella sviluppa le sperimentazioni spaziali di Paolo Uccello sempre più attratto dai problemi della prospettiva; è caratterizzata anche da un fresco tono narrativo e dal gusto per la descrizione minuziosamente naturalistica degli interni, che derivano dalla formazione tardogotica del pittore ma anche dal moderno influsso della pittura fiamminga.
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Caccia notturna
1470 circa
tempera su tavola; 65 x 165
Oxford, Ashmolean MuseumIl formato e le misure della tavola fanno supporre che essa potesse far parte dell’arredo di una stanza, come “spalliera”, secondo un uso tipico nel Quattrocento. Da una indicazione scritta a tergo si è supposto che il dipinto raffiguri una battuta di caccia al cervo di Lorenzo il Magnifico nelle pinete di Pisa. Nonostante l’episodio si svolga all’aperto, l’artista non rinuncia a una rigorosa costruzione prospettica e articola la profondità della foresta come se si trattasse di uno spazio architettonico. Il pittore ha saputo rendere con grande immediatezza, mediante linee sinuose e colori vivacissimi, il brulicare di vita, il nervosismo degli animali e dei cacciatori tutti rivolti verso il punto centrale di fuga della composizione. Molto raffinata è anche la tecnica pittorica: gli alberi sono infatti dipinti su una preparazione nera e le lumeggiature delle foglie sono rese con l’applicazione di sottilissime e minuscole lamine dorate.