Arcimboldo: biografia
Giuseppe Arcimboldi nacque a Milano dal pittore Biagio e da Chiara Parisi. Egli si formò con il padre, con il quale appare registrato negli Annali della Fabbrica del duomo di Milano dal 1549. Per il duomo, Giuseppe eseguì entro il 1558 i disegni di alcune vetrate e, nello stesso anno, per il duomo di Como, disegnò il cartone per l’arazzo con il Transito di Maria. Alla stessa epoca risale l’affresco con l’Albero di Jesse nel duomo di Monza, mentre nel 1562 egli fu chiamato a Praga, alla corte imperiale di Ferdinando I, come ritrattista. Al 1563 risale la prima serie delle Stagioni, cui fammo parte l’Estate e l’Inverno oggi a Vienna (Kusnthistorisches Museum). Arcimboldi mantenne la carica di ritrattista anche sotto i regni dei successori di Ferdinando, Massimiliano II e Rodolfo II. Al 1566 è datata la serie dei Quattro Elementi, dei quali l’Acqua e il Fuoco si conservano a Vienna, mentre nello stesso anno il pittore è documentato in Italia, per un breve soggiorno. Per Massimiliano II, Arcimboldi svolse anche attività di scenografo, ideatore di apparati effimeri e costumi, musico e poeta, e, nel 1570, prese parte attiva ai festeggiamenti in occasione del matrimonio della figlia dell’imperatore, Elisabetta, con Carlo IX di Francia. Nel 1577, egli eseguì una nuova serie di Stagioni per Rodolfo II, che lo incaricò inoltre di recarsi in Baviera per arricchire la sua collezione di antichità e meraviglie. Nel 1587, pur rimanendo in ottimi rapporti con l’imperatore, al quale inviò nel 1591 il bellissimo ritratto in veste di Vertumno, Arcimboldi fece ritorno a Milano, ormai sessantenne. Il ritratto piacque talmente a Rodolfo II, che il pittore fu nominato nel 1592 conte palatino, un solo anno prima della sua morte, avvenuta a Milano l’11 luglio 1593.
Arcimboldo: le opere
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Albero di Jesse
anteriore al 1562
affresco
Monza, DuomoIn seguito a scoperte documentarie piuttosto recenti, è stato possibile attribuire al periodo precedente la partenza per Praga (1562) dell’Arcimboldi alcune scene degli affreschi del duomo di Monza, in particolare quella raffigurante L’albero di Jesse, che occupa l’intera parete del transetto destro. Sulla prima attività pittorica italiana dell’Arcimboldi si sta facendo luce solo negli ultimi tempi, ma è probabile che la sua cultura milanese seguisse l’asse tradizionale Leonardo-Bramantino-Gaudenzio Ferrari, con una predilezione per gli studi caricaturali e anatomici del pittore toscano, che avranno grande influenza per la nascita delle successive “teste composite”. Nell’opera italiana del pittore si riscontrano inoltre influenze della pittura fiamminga e dei cremonesi Campi.
IconografiaArchivio Giunti
L'inverno
1563
olio su tavola; 66,6 x 50,5
Vienna, Kunsthistorisches MuseumArcimboldi eseguì due serie di cicli di Elementi e Stagioni per la corte praghese, che, alla luce del ritrovamento di una serie di manoscritti provenienti dall’entourage di corte del pittore, sono state lette in chiave allegorico-celebrativa del reame. In particolare, un poema composto dal milanese Giovanni Battista Fontana, detto Fonteius, ha per oggetto proprio le famose serie che si baserebbero su un sistema di corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo. I vari elementi, prendono forma umana per visualizzare il dominio della casa d’Austria sull’universo e sul tempo, nella persona del sovrano, adombrato nei profili dei ritratti. La Primavera, insieme all’Autunno, guarda verso sinistra, è mostrata nel periodo della prima giovinezza, con un viso traboccante di fiori, L’Estate come adolescente, L’Autunno come persona anziana e barbuta, L’Inverno come vecchio con una barba rada e incolta e la pelle-corteccia avvizzita. Sul piano figurativo, oltre all’influenza della cultura figurativa d’oltralpe, Arcimboldi sembra dimostrare un’approfondita conoscenza dell’opera di Leonardo, alle cui caricature rimanda da vicino la personificazione dell’Inverno. Inoltre l’intreccio di rami che fa da capigliatura-corona all’anziana allegoria ricorda da vicino quello della Sala delle Asse a Milano.
L’Estate
1563Arcimboldi eseguì due serie di cicli di Elementi e Stagioni per la corte praghese, che, alla luce del ritrovamento di una serie di manoscritti provenienti dall’entourage di corte del pittore, sono state lette in chiave allegorico-celebrativa del reame. In particolare, un poema composto dal milanese Giovanni Battista Fontana, detto Fonteius, ha per oggetto proprio le famose serie che si baserebbero su un sistema di corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo. I vari elementi prendono forma umana per visualizzare il dominio della casa d’Austria sull’universo e sul tempo, nella persona del sovrano, adombrato nei profili dei ritratti. La Primavera, insieme all’Autunno, guarda verso sinistra, è mostrata nel periodo della prima giovinezza, con un viso traboccante di fiori, L’Estate come adolescente, L’Autunno come persona anziana e barbuta, L’Inverno come vecchio con una barba rada e incolta e la pelle-corteccia avvizzita. Sul piano figurativo, oltre alla’influenza della cultura figurativa d’oltralpe, Arcimboldi sembra dimostrare un’approfondita conoscenza dell’opera di Leonardo, in particolare per gli studi di anatomia, la cui influenza appare ben visibile nell’Estate.
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Il bibliotecario
1566 circa
olio su tela ; 97 x 71
Stoccolma, Skoklosters Slott, StyrelsenTra le opere che più resero famoso l’Arcimboldi, “Ingegnosissimo Pittor fantastico”, come fu definito dal canonico lateranense Gregorio Comanini, si collocano i suoi dipinti di “teste composite”, i cui tratti sono formati da elementi pertinenti al soggetto raffigurato. Il bibliotecario è così composto unicamente da libri, cui fa da veste una tenda, e da orecchio uno dei nastri della rilegatura. Giunto alla corte di Praga nel 1562 come ritrattista di corte di Ferdinando I (1558-1564), Arcimboldi seppe dunque combinare la sua abilità di pittore “naturalista” acquisita durante gli anni lombardi, a un’invenzione particolarmente spiccata, dando luogo, con le sue teste fantastiche, a una vera e propria moda europea.
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Il fuoco
1566
olio su tavola; 66,5 x 51
Vienna, Kunsthistorisches MuseumArcimboldi eseguì due serie di cicli di Elementi e Stagioni per la corte praghese, che, alla luce del ritrovamento di una serie di manoscritti provenienti dall’entourage di corte del pittore, sono state lette in chiave allegorico-celebrativa del reame. In particolare, un poema composto dal milanese Giovanni Battista Fontana, detto Fonteius, ha per oggetto proprio le famose serie che si baserebbero su un sistema di corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo. I vari elementi, prendono forma umana per visualizzare il dominio della casa d’Austria sull’universo e sul tempo, nella persona del sovrano, adombrato nei profili dei ritratti. In questa accezione vanno letti l’aquila bicipite e il collare del Toson d’oro fatto di acciarini che appaiono nel Fuoco: l’acciarino era infatti un’impresa degli Asburgo.
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Il giurista
1566
olio su tela; 64 x 51
Statens Konstsamlingar Gripsholm Slott, SveziaTra le opere che più resero famoso l’Arcimboldi, “Ingegnosissimo Pittor fantastico”, come fu definito dal canonico lateranense Gregorio Comanini, si collocano i suoi dipinti di “teste composite”, i cui tratti sono formati da elementi pertinenti al soggetto raffigurato. Il Giurista, formato degli strumenti del mestiere, si apparenta al Bibliotecario, composto unicamente da libri. Giunto alla corte di Praga nel 1562 come ritrattista di corte di Ferdinando I (1558-1564), Arcimboldi seppe dunque combinare la sua abilità di pittore “naturalista”, acquisita durante gli anni lombardi, a un’invenzione particolarmente spiccata, dando luogo, con le sue teste fantastiche, a una vera e propria moda europea.
L'acqua
1568Arcimboldi eseguì due serie di cicli di Elementi e Stagioni per la corte praghese, che, alla luce del ritrovamento di una serie di manoscritti provenienti dall’entourage di corte del pittore, sono state lette in chiave allegorico-celebrativa del reame. In particolare, un poema composto dal milanese Giovanni Battista Fontana, detto Fonteius, ha per oggetto proprio le famose serie che si baserebbero su un sistema di corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo. I vari elementi, prendono forma umana per visualizzare il dominio della casa d’Austria sull’universo e sul tempo, nella persona del sovrano, adombrato nei profili dei ritratti. La raffigurazione dell’elemento dell’Acqua è forse una delle composizione più complesse delle teste fantastiche di Arcimboldo. Tra gli elementi acquatici che la compongono sono state identificate più di sessanta specie, tra pesci, rettili e mammiferi, tutti perfettamente identificabili. Sul volto, sono per esempio riconoscibili la razza che compone la guancia, il pesce luna che presta il suo occhio, la murena del naso, lo squalo che forma la bocca, e la molva occhiona che costituisce la barba.
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La terra
1570
olio su tavola; 70,2 x 48,7
Collezione privataArcimboldi eseguì due serie di cicli di Elementi e Stagioni per la corte praghese, che, alla luce del ritrovamento di una serie di manoscritti provenienti dall’entourage di corte del pittore, sono state lette in chiave allegorico-celebrativa del reame. In particolare, un poema composto dal milanese Giovanni Battista Fontana, detto Fonteius, ha per oggetto proprio le famose serie che si baserebbero su un sistema di corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo. I vari elementi, prendono forma umana per visualizzare il dominio della casa d’Austria sull’universo e sul tempo, nella persona del sovrano, adombrato nei profili dei ritratti. In questa accezione vanno letti il vello del Toson d’oro e la pelle del leone d’Ercole, simbolo boemo, nella Terra. Nella parte superiore appaiono inoltre unicamente animali che con le loro corna formano una corona, ancora una volta allusiva all’imperatore. Secondo il Comanini, ogni animale che compone la Terra avrebbe inoltre un significato in relazione al posto che occupa, per esempio l’elefante, animale pudico, fa da guancia, che è sede della vergogna.
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La Primavera
1573
olio su tavola; 66,7 x 50,4
Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San FernandoArcimboldi eseguì due serie di cicli di Elementi e Stagioni per la corte praghese, che, alla luce del ritrovamento di una serie di manoscritti provenienti dall’entourage di corte del pittore, sono state lette in chiave allegorico-celebrativa del reame. In particolare, un poema composto dal milanese Giovanni Battista Fontana, detto Fonteius, ha per oggetto proprio le famose serie che si baserebbero su un sistema di corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo. I vari elementi, prendono forma umana per visualizzare il dominio della casa d’Austria sull’universo e sul tempo, nella persona del sovrano, adombrato nei profili dei ritratti. La Primavera, insieme all’Autunno, guarda verso sinistra, è mostrata nel periodo della prima giovinezza, con un viso traboccante di fiori, L’Estate come adolescente, L’Autunno come persona anziana e barbuta, L’Inverno come vecchio con una barba rada e incolta e la pelle-corteccia avvizzita. Nella Primavera è stata notata una preminenza dell’iris sul seno, l’orecchino costituito da un’aquilegia e il giglio che spicca sulla sommità della nuca, tutti fiori con una chiara valenza simbolica nella cultura figurativa d’oltralpe, cui Arcimboldi sembra aver guardato.
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L'autunno
1573
olio su tela ; 76 x 64
Parigi, Musée du LouvreArcimboldi eseguì due serie di cicli di Elementi e Stagioni per la corte praghese, che, alla luce del ritrovamento di una serie di manoscritti provenienti dall’entourage di corte del pittore, sono state lette in chiave allegorico-celebrativa del reame. In particolare, un poema composto dal milanese Giovanni Battista Fontana, detto Fonteius, ha per oggetto proprio le famose serie che si baserebbero su un sistema di corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo. I vari elementi, prendono forma umana per visualizzare il dominio della casa d’Austria sull’universo e sul tempo, nella persona del sovrano, adombrato nei profili dei ritratti. La Primavera, insieme all’Autunno, guarda verso sinistra, è mostrata nel periodo della prima giovinezza, con un viso traboccante di fiori, L’Estate come adolescente, L’Autunno come persona anziana e barbuta, L’Inverno come vecchio con una barba rada e incolta e la pelle-corteccia avvizzita.
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Ritratto di Rodolfo II in veste di Vertunno
1591
olio su tavola; 70,5 x 57,5
Stoccolma, Skoklosters Slott, StyrelsenIl culmine dell’immaginazione nella rappresentazione delle Stagioni e degli Elementi si trova nel ritratto di Rodolfo II in veste di Vertunno, dio delle stagioni. Il dipinto compendia dunque l’allegoria delle prime metamorfosi di Arcimboldo in un’unica immagine, in cui si scorgono i frutti e i fiori di ogni stagione. La fioritura e maturazione simultanea dei frutti della terra alludono all’Età dell’Oro del regno di Rodolfo, allusione a un’eterna primavera, sogno di una propaganda imperiale. Giunto a Praga nel 1562, Arcimboldi rimase al servizio di tre imperatori della casa asburgica, svolgendo le mansioni più varie e dando vita a quel particolare linguaggio allegorico-celebrativo del casato, basato sul sistema delle corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo. Il Vertunno trova riscontro letterario in un poemetto del Comanini.
Flora
1591 circaTra le più celebrate e ammirate “teste composite” dell’Arcimboldi, la prima versione della Flora, eseguita nel 1589, fu descritta dal Lomazzo e dal Comanini nelle loro opere, e le fu dedicato un sonetto encomiastico anche dal Borgogni. La divinità romana della Primavera è raffigurata da un’infinità di fiori bianchi, che restituiscono il delicato incarnato del volto, in cui il rossore delle guance è reso con due rose rosa tenue.