Pieter Bruegel: biografia
Su Pieter Bruegel le notizie documentarie sono estremamente scarse: non è certa la sua data di nascita, forse il 1526, e neppure la sua formazione. Secondo il Van Mander fu allievo, a Bruxelles, di Pieter Coecke, colto artista che era stato in Italia e in Turchia, pittore e disegnatore di arazzi, architetto e traduttore di Vitruvio e del Serlio. La prima data certa della vita di Bruegel è il 1551, quando risulta iscritto nei registri della gilda di San Luca ad Anversa come “Peeter Brueghels”. L’anno seguente compie un viaggio in Francia e in Italia, come testimoniano alcuni disegni dedicati a numerose località della penisola. La pittura di paesaggio costituisce il tema principale delle sue prime opere di sicura attribuzione, come Paesaggio fluviale con la parabola del seminatore, prima tavola firmata e datata (1557). Nello stesso anno Bruegel concepisce la serie calcografica dei Sette peccati capitali. Al 1560 risale il quadro I giochi dei fanciulli. Non si hanno conferme ma è probabile che nel 1562 l’artista compia un viaggio ad Amsterdam e a Besançon. Nell’estate del 1563 sposa ad Anversa Mayeken Coecke, la figlia di colui che si ritiene sia stato il suo maestro; dopo il matrimonio si trasferisce a Bruxelles, dove comincia a dipingere con maggiore assiduità. All’anno del matrimonio si data una delle sue opere più famose, La Grande torre di Babele. Nel 1564 nasce il primo figlio che prende il nome del padre, Pietre, e come lui diventerà pittore. La critica, per distinguerlo dal genitore, lo chiamerà Pieter Bruegel il Giovane. Fra il 1565 e il 1568 realizza alcune fra le sue opere più apprezzate: la serie dedicata ai Mesi, Il paese della cuccagna e il Banchetto nuziale. Nel 1568 nasce il secondo figlio Jean, noto come “dei Velluti”; l’anno seguente il pittore muore e viene seppellito nella chiesa di Notre-Dame de la Chapelle.
Pieter Bruegel: le opere
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Le tentazioni di sant’Antonio
1556
acquaforte; 21,6 x 32,6
Oxford, Ashmolean MuseumE’ la più antica composizione pervenutaci di Bruegel: l’opera uscì infatti nel 1556 dalla stamperia dell’editore Hieronimus Cock, il più importante di Anversa. In quest’opera appare ancora evidente la dipendenza di Bruegel dal mondo fantastico di Bosch, interpretata da alcuni studiosi come il frutto di un preciso calcolo, forse suggerito dallo stesso Cock. Parte della composizione, in particolare l’arciere in alto a destra, si ritrova simile nel quadro di Bosch con Le tentazioni di sant’Antonio conservato alla Galleria Colonna a Roma, mentre la figura del santo risulta assai vicina a quella della tavola del Prado dipinta verso il 1510.
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La caduta di Icaro
1558
olio su tela; 73,5 x 112
Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-ArtsL’ispirazione alle Metamorfosi di Ovidio è evidente, anche se il testo letterario diviene un pretesto per una narrazione immersa in un paesaggio fatto di colli e acque. Alcuni studiosi hanno letto il quadro in chiave alchemica: il sole raffigurato al suo levare dovrebbe rappresentare l’apparizione dell'oro filosofale e forse allude al labirinto, simbolo importante per gli alchimisti; il mare rappresenterebbe il Mercurio, pericoloso per l’alchimista inesperto; il vascello sarebbe il crogiolo; la caduta di Icaro corrisponderebbe alla precipitazione di un prodotto volatile; l’aratore sarebbe l’emblema dell’agricoltura, cui i “filosofi” paragonavano l’alchimia; il pastore rivolto verso il cielo alluderebbe a Ermes, che da giovane fu pastore. L’opera, registrata negli inventari imperiali del Seicento, pervenne alla sede odierna nel 1912, acquistata sul mercato antiquario di Londra.
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Proverbi fiamminghi
1559
olio su tavola; 117 x 163
Berlino, Staatliche MuseenIl quadro si ispira a uno scritto di Erasmo da Rotterdam pubblicato nel 1500, gli Adagia, una raccolta di circa ottocento esempi che illustrano il precario equilibrio degli uomini fra saggezza e follia. La grande abilità di Bruegel fu quella di organizzare in una scena unitaria quasi centoventi ammonimenti tratti dalla saggezza popolare che definiscono un universo simbolico che è quello del mondo alla rovescia. In effetti il dipinto sarebbe da identificare con uno menzionato in un inventario del 1668 dei beni di Peter Stevans di Anversa (che aveva undici quadri di Bruegel), intitolato “Le Monde reversé, représenté par plusieurs proverbes et Moralités”.
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Combattimento fra Carnevale e Quaresima
1559
olio su tavola; 118 x 164,5
Vienna, Kunsthistorisches MuseumLo scontro fra Carnevale e Quaresima è esemplificato nei due personaggi dalle caratteristiche fisiche diametralmente opposte. In primo piano, verso sinistra, Carnevale, tarchiato e grasso, a cavalcioni di una botte, con un pasticcio in testa e uno spiedo in pugno, viene spinto da una maschera con salsicce a tracolla e imbuto sul capo; anche il seguito è tutto in maschera, con vari strumenti musicali. Quaresima, verso destra, ha in testa l’arnia, che ricorda il miele dei giorni di digiuno, impugna una pala con due aringhe e il suo carretto è tirato da un frate e una monaca. Dietro di loro le attività quaresimali e una rassegna delle usanze alimentari del periodo, come l’acquisto del pesce. A sinistra si rappresentano due farse tradizionali in questo periodo dell’anno: Sposa sudicia dinanzi all’osteria e lo scontro fra Orsone e Valentino (tratto dal ciclo carolingio). Al centro, vengono rappresentate le attività tipiche del periodo pasquale, come le pulizie domestiche.
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Il trionfo della Morte
1562-1563
olio su tela; 117 x 162
Madrid, PradoSi tratta di un soggetto tipicamente medievale che l’artista ha affrontato facendo riferimento a vari temi iconografici: quello della danza macabra, del cavaliere dell’Apocalisse (lo scheletro a cavallo armato di falce) e quello della resurrezione dei defunti, raffigurato dallo scheletro in lontananza che esce dalla fossa. Altri motivi sono rielaborati da opere di Bosch, come la coppia di amanti, o la scena degli uomini trascinati giù dal ponte che si richiama alla tradizione del “ponte delle anime” e alla descrizione del supplizio degli orgogliosi. L’idea della vanità delle cose è invece rappresentata dal gioco dei dadi e delle carte. Ricordato per la prima volta nell’inventario dell’eredità di Philips Valckenisse di Anversa (1614), compare poi nell’inventario del Palacio de Sant’Ildefonso (1774), da dove passò al Prado nel 1827.
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La caduta degli angeli ribelli
1562
olio su tavola; 117 x 162
Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-ArtsDatata e firmata in basso a sinistra, l’opera fu acquistata nel 1846 per il museo attribuita a Pieter Bruegel il Giovane; fu in seguito ascritta a Bosch, fino a quando non ricomparve la firma sotto la cornice. Il tema è svolto secondo i canoni tradizionali: al centro, l’arcangelo Michele, assistito da angeli fedeli armati di spade e di trombe, combatte contro i compagni ribelli, trasformati in mostri dalle sembianze ibride, con parti umane o desunte da pesci, uccelli, anfibi e oggetti che sono stati interpretati come simboli dei vizi. Seppure appare evidente il richiamo al repertorio di Bosch, questi elementi sono riproposti da Bruegel con un lucido senso dell’ordine nell’apparente disordine. L’artista, infatti, attua una scelta compositiva più moderna, confrontandosi con gli esempi di Dürer e dell’Apocalisse (1554) di Franz Floris per la cattedrale di Anversa, la città dove Pieter risiedette fino al 1563.
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La grande torre di Babele
1563
olio su tavola; 114 x 155
Vienna, Kunsthistorisches MuseumIl Van Mander riferisce che Bruegel aveva dipinto due Torri di Babele, in possesso dell’imperatore Rodolfo II all’inizio del Seicento. Il pittore ha concepito il grande dipinto come un’allegoria della superbia e della caducità delle cose umane. La grandiosa costruzione, vista a volo d’uccello, sembra schiacciare con la sua enorme mole la città presso la quale sorge, ma comunica anche un senso di disagio per il suo stato di precarietà e incompiutezza. Nel disegnare la torre – ispirata al Colosseo – Bruegel dimostra un particolare interesse per i problemi tecnici connessi con l’edilizia. Nella Torre di Babele il pittore fonde la minuzia dell’analisi con la straordinaria vastità della visione e la lucidità con cui è reso il profondissimo paesaggio.
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Dulle Griet
1563
olio su tavola; 115 x 161
Anversa, Museum Mayer van der BerghLa grande composizione ripropone i motivi disseminati da Bosch intorno alla figura della strega corazzata che cammina verso la bocca dell’inferno: esseri mostruosi e ibridi, lotte e sconcezze. Non tutta la critica è concorde nella lettura del soggetto. Alcuni studiosi ritengono che il quadro raffiguri la malvagità femminile disposta ad aggrapparsi perfino all’inferno, altri ritengono che si tratti della rappresentazione dell’avarizia, tema assai caro a Bruegel. Ma la maggiore parte ritiene che il dipinto vada letto come un’allegoria alchemica. L’azione di Griet sarebbe analoga a quella dell’alchimista che procede verso il fuoco con la spada in pugno, cioè starebbe affrontando la discesa agli inferi raccomandata dai testi alchemici agli adepti: numerosi elementi confermerebbero tale ipotesi,come la barca con la sfera, il pollo arrosto, e altri. Ricordato negli inventari secenteschi del Hradschin di Praga, fu rubato dagli svedesi nel sacco del 1648. Del quadro si perdono le tracce sino all’Ottocento, quando fu acquistato dal Van der Bergh.
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La salita al Calvario
1564
olio su tela; 124 x 170
Vienna, Kunsthistorisches MuseumFirmata e datata in basso a destra, la composizione, che ospita oltre cinquecento personaggi, si snoda su una collina dominata dalla rupe con il mulino. Nel lungo e disordinato corteo si distinguono le casacche rosse dei gendarmi; l’episodio principale quasi si disperde nella folla formicolante, anche se il Cristo portacroce è collocato al centro della composizione. I temi raffigurati sono quello dell’inconsolabile dolore di Maria che piange attorniata dalle pie donne, e quello dell’assoluta ottusità degli uomini dinanzi al sacrificio del figlio di Dio. Già nel 1565 il dipinto risultava nella collezione del Jonghelinck, per ricomparire nella Schatzkammer viennese nel 1748. Fu portato a Parigi con il bottino napoleonico, e vi rimase fino al 1815.
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L’adorazione dei magi
1564
olio su tavola; 108 x 83
Londra, National GalleryNel 1890 il quadro apparteneva a una collezione viennese, e nel 1900 passò in quella di Georg Roth, che nel 1921 la vendette alla galleria londinese. Anzitutto sorprende la scelta del formato verticale, contraria alla quasi esclusiva predilezione per quello orizzontale. L’azione appare concentrata sui pochi personaggi in analogia evidente con la pittura italiana. Impossibile non notare un curioso miscuglio di goffaggine, sbalordimento e ironia nei personaggi, a volte grotteschi, come il re a sinistra o il curioso uomo con occhiali a destra, o l’uomo che bisbiglia qualcosa all’orecchio di Giuseppe.
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Cacciatori nella neve
1565
olio su tavola; 117 x 162
Vienna, Kunsthistorisches MuseumFa parte di un ciclo di dipinti rappresentanti i mesi dell’anno, oggi divisi fra Vienna, Praga e New York. La serie fu forse concepita come composta da dodici pezzi, oppure da sei tavole, ciascuna con una coppia di mesi. Nel momento in cui la serie giunse al municipio di Anversa (1594) ne risultavano soltanto sei, e in un successivo inventario (1659) ne comparivano solo cinque, quelli che ancora oggi si conservano. Il presente quadro rappresenta quasi certamente il mese di dicembre, come conferma il confronto con una miniatura del Breviario Grimiani, che mostra per il mese di dicembre lo stesso motivo del maiale squartato. Il pittore ha reso con grande efficacia l’atmosfera di freddo e di silenzio che grava sulla natura coperta di neve, ma ci ha dato solo in parte un’immagine del suo Brabante. Infatti, nello sfondo sono evocate le montagne del sud.
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Danza di contadini
1568 circa
olio su tavola; 114 x 164
Vienna, Kunsthistorisches MuseumIn questo vivacissimo ballo campestre Bruegel porta alla perfezione un tema da lui altre volte affrontato. I personaggi, meno numerosi rispetto ad altre composizioni anteriori, si dispongono prospetticamente l’uno dietro l’altro nello spazio limitato dalle case e dalla chiesa. Il dipinto raffigura il momento culminante di una festa di paese. Sulla sinistra alcuni bevitori, già brilli, siedono a un tavolo; dietro di loro due contadini si baciano. Il suonatore di cornamusa intanto dà fiato al suo strumento, e al suono della musica ballano alcune coppie. Un vecchio elegantone arriva di corsa, trascinando una giovane contadina. In primo piano due bambine imitano il ballo dei grandi. La danza risulta negli inventari di Vienna fin dal primo Seicento; nel 1809 venne trafugata in Francia col bottino napoleonico, assieme al Banchetto nuziale; nel 1815 le due tavole ritornarono alla loro sede originaria.