Lotto Lorenzo: biografia
Gli anni della formazione si svolsero con ogni probabilità nella sua città natale, forse nella bottega di Alvise Vivarini; tra il 1503 e il 1504 è documentato come pittore per la prima volta a Treviso. Qui gode della protezione del vescovo Bernardo de’ Rossi, di cui esegue il ritratto. L’opera già mostra la personale cifra stilistica di Lotto, lontano dal naturalismo giorgionesco e del primo Tiziano, allora imperanti a Venezia, e votato piuttosto alla fedele indagine di ogni aspetto della realtà, di marca tipicamente nordica. Nel 1506 si trasferisce a Recanati per realizzare il polittico per la chiesa di San Domenico dove in un’ambientazione architettonica tradizionale inserisce figure dalle anatomie spigolose, animate da gesti inconsueti e colpite da una luce che determina forti contrasti. Nel 1508 viene convocato a Roma per la decorazione di una delle Stanze vaticane, ma non ottiene il favore del papa e dopo poco viene sostituito. Non ricevendo altre commissioni fa ritorno a Recanati dove realizza la Trasfigurazione per Santa Maria di Castelnuovo e, tra il 1511 e il 1512, la Deposizione di Cristo per San Floriano a Jesi. Nel 1513 è a Bergamo dove si presenta con un capolavoro: la Pala Martinengo. Il decennio bergamasco è tra i più felici e densi di attività. Altre pale d’altare sono allogate per le chiese di San Bernardino e Santo Spirito (1521), tavole devozionali di alto contenuto spirituale come il Commiato di Cristo dalla Madonna e numerosi ritratti entusiasmano la committenza locale, così come i disegni per le tarsie lignee del coro della cattedrale. Nel 1524 affresca il Cristo-vite e le Storie delle sante Barbara e Brigida nell’oratorio Suardi a Trescore presso Bergamo e in San Michele al pozzo bianco, in città, le Storie della Vergine. Nel 1525 a Venezia gli viene richiesta l’Elemosina di sant’Antonino per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, realizzata solo nel 1542; qui dipinge inoltre San Nicola in gloria tra i santi Giovanni Battista e Lucia per la chiesa di Santa Maria dei Carmini, nonché l’innovativo ritratto di Andrea Odoni (1527). Frequenti sono i suoi viaggi nelle Marche, dove lascia numerose opere come l’Annunciazione di Recanati, famosa per l’interpretazione familiare e spontanea del tema sacro. Nel 1549 si trasferisce ad Ancona e dipinge l’Assunzione nel convento di San Francesco alle Scale. Nel 1552 raggiunge la Santa casa di Loreto ed entra, due anni dopo, come oblato nella comunità religiosa, ove rimane fino alla morte.
Lotto Lorenzo: le opere
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Bernardo de' Rossi
1505
olio su tavola; 54 x 41
Napoli, Gallerie nazionali di CapodimonteSi tratta del ritratto del primo mecenate di Lorenzo Lotto, il vescovo parmense Bernardo de' Rossi, alla corte del quale, a Treviso, Lotto si afferma, entrando a far parte di un ambiente colto, in cui ha modo di maturare intellettualmente. Il dipinto presenta una notevole originalità nel modo con cui il pittore ha riportato la fisionomia del de' Rossi, attenta alla verità dei tratti e lontana da qualsiasi idealizzazione. Viene meno l'impianto canonico del ritratto ufficiale, a favore di un'immagine in cui si coglie un impercettibile fremito nella bocca e una certa preoccupazione nello sguardo, riferiti con ogni probabilità al fatto che il vescovo non era amato dai notabili trevigiani, che nel 1503 avevano tramato la sua morte.
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Pala di Asolo
1506
olio su tavola; 175 x 162
Asolo (Treviso), DuomoL'attività di Lotto a Treviso non si limitò esclusivamente all'ambito del vescovo de' Rossi, ma si espresse anche in altre commissioni pubbliche. Fra queste la pala per la confraternita dei Battuti che si riuniva nel Duomo di Asolo. Il dipinto, di grande formato, presenta un'impaginazione innovativa in quanto i protagonisti, i santi Antonio abate, Ludovico di Tolosa e la Madonna in cielo, sono inseriti in un paesaggio naturale e verosimile, in cui il miracolo dell'apparizione si concretizza. Lotto sembra consapevole di tanta perizia e con un pizzico di orgoglio aggiunge la scritta "iunior" alla firma, come a indicare la precocità del suo talento.
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Madonna col Bambino tra i santi Flaviano e Onofrio
1508
olio su tavola; 53 x 67
Roma, Galleria BorgheseNel momento in cui concludeva il Polittico di Recanati, con cui s'impose nelle Marche per la novità della composizione in cui le figure non sembrano più isolate nei diversi scomparti, ma dialogano fra di loro, Lotto dipinse quest'incontro fra la Madonna con il Bambino e i santi Onofrio e Flaviano, recanatese quest'ultimo, di grande effetto naturale. La matrice culturale riconduce alla pittura di Albrecht Dürer, che nel 1506 aveva soggiornato a Venezia, dove aveva eseguito opere come il Gesù fra i dottori, ammirate dai giovani pittori veneti. Lotto più di altri comprese lo spirito che animava Dürer, come si può vedere nel fondo nero, dal quale emergono le figure, nell'intonazione intima del dialogo e degli sguardi fra i protagonisti e nella verità espressiva dei volti, come il sant'Onofrio che sembra ripreso da uno dei vecchi del Gesù düreriano.
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San Gerolamo
1509 circa
olio su tavola; 85 x 61
Roma, Castel Sant'AngeloDel soggiorno di Lotto a Roma fra il 1509 e il 1512 non restano tracce certe, tranne questo intenso dipinto di San Gerolamo, nel cui fondo si percepisce l'architettura di Castel Sant'Angelo. La parabola del santo eremita è qui proposta come un percorso di maturazione, dal momento dello studio, in primo piano, alla scelta della vita penitente, della privazione di ogni conforto e dell'isolamento dal contesto sociale, in modo da essere più aderente possibile all'esempio di Cristo, come si può vedere dalla figura che si inerpica su per la montagna. Eppure il tono narrativo sembra qui stemprarsi a contatto con una diversa monumentalità, ad esempio nella struttura del santo, derivante dall'incontro con la cultura romana, con la cultura dell'antico, con le proporzioni delle statue classiche.
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Pala di San Bernardino
1521
olio su tela; 300 x 275
Bergamo, San Bernardino in PignoloCommissionata da una piccola confraternita bergamasca, formata perlopiù da artigiani e mercanti, la Pala di San Bernardino rappresenta una delle opere più alte di Lotto, in cui il tradizionale assetto compositivo delle pale d'altare si tramuta in un'animata scena di gruppo, dall'andamento libero e fluente. La Vergine, che protende in avanti il braccio, sembra rispondere alle richieste del San Bernardino sulla sinistra e invita a far annotare le domande di grazia dall'angelo in ginocchio, il quale a sua volta si rivolge direttamente all'osservatore e lo include nello spazio sacro. Nonostante la cesura con il paesaggio retrostante, l'hortus conclusus nel quale si svolge l'azione si apre ai fedeli e li invita a partecipare alla sacra conversazione.
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Pala di Santo Spirito
1521
olio su tela; 287 x 268
Bergamo, Santo SpiritoDipinta nello stesso anno della Pala di San Bernardino, la Pala di Santo Spirito risponde a requisiti del tutto diversi, a cominciare dalla commissione da parte del mercante Balsarino Angelini, per la propria cappella gentilizia nella chiesa bergamasca. L'impaginazione generale delle due opere è la medesima, ma l'atteggiamento delle figure è profondamente diverso, laddove vi era l'animarsi di un dialogo intenso e umano, vi è ora un gruppo di santi, immersi ciascuno nel proprio pensiero o in una comunicazione riservata alla Vergine, che dal canto suo sembra isolarsi, prefigurando il destino di suo figlio.
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Leonino Brembate
1527 circa
olio su tavola; 96 x 70
Vienna, Kunsthistorisches MuseumSi tratta dell'effigie di uno dei membri della nobile famiglia bergamasca dei Brembate, Leonino, che nel 1508 sposò una parente, Lucina, riunendo i rami della casata. Come in altre occasioni, Lotto fa ricorso al gioco delle analogie per rivelare l'identità del personaggio; parole e oggetti riuniti in un rebus offrono l'indicazione del nome. In questo caso il pittore ha posto in mano del soggetto una piccola zampa dorata di leone, che appunto richiama Leonino, mentre nel ritratto della moglie Lucina, di qualche anno prima, aveva rappresentato nel fondo un piccola luna, nella quale aveva disegnato la sillaba CI, LU-CI-NA. Il riferimento lunare adombra inoltre la divinità Diana Lucina, protettrice delle donne e delle nascite, essendo la Lucina Brembate allora in attesa di un figlio.
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Andrea Odoni
1527
olio su tela; 101 x 114
Hamton Court, Royal CollectionsNel 1525 Lotto era rientrato a Venezia, una città che ormai gli era quasi estranea. Egli era noto per le numerose commissioni a Bergamo e nelle Marche, per le quali era ancora impegnato in questi anni del rientro veneziano. Per questo Lotto si mantiene sostanzialmente estraneo al mercato lagunare; l'unico incarico pubblico è la pala per la chiesa del Carmine con San Nicola in gloria. La ricezione della pittura lottesca a Venezia con ogni probabilità si è espressa perlopiù nell'ambito privato dei ritratti e dei dipinti devozionali, di cui non restano che poche tracce. Una di queste è il ritratto del noto collezionista antiquario Andrea Odoni, reso con impareggiabile maestria negli accordi cromatici, nell'atteggiamento naturale e nell'individuazione psicologica del personaggio, che, non avendo figli, mostra una statuetta di Diana efesina, quale auspicio di fecondità.
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Annunciazione
1527 circa
olio su tela; 166 x 114
Recanati (Macerata), Pinacoteca comunaleIl dipinto dell'Annunciazione segna uno dei vertici dell'anticonformismo di Lotto, nonostante si registri una certa dipendenza da alcune soluzioni di Tiziano, quali la struttura dell'Annunciazione del Duomo di Treviso. Tuttavia ciò che in Tiziano rappresenta la consapevolezza di un compito divino, in Lotto diventa l'incontro a sorpresa fra la realtà umana e la dimensione eterna. La Vergine lottesca è una donna raccolta nel suo spazio domestico, intenta alla lettura sacra, quando di colpo si materializza la presenza dell'angelo, seguito dall'Eterno che ne convalida l'annuncio. Lotto privilegia il sentimento tutto umano dello scalpore, così come del timore, per qualcosa di infinitamente più grande, per cui Maria volge le spalle e il segno di quanto la visione diventi realtà lo dà il gatto che impaurito scappa.
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Pala di Santa Lucia
1532
olio su tavola; 243 x 237
Jesi (Ancona), Pinacoteca civicaNegli anni del soggiorno veneziano, Lotto continua a lavorare a incarichi marchigiani; nel 1532 ultima la Pala di Santa Lucia per la omonima confraternita di Jesi. Nonostante le continue divergenze e discussioni con i committenti, il pittore porta a termine una delle opere più felici del suo percorso artistico. L'intensa scena centrale, in cui la santa reagisce alla forza dei pagani che vorrebbero rinchiuderla in un postribolo, mostrando la colomba dello Spirito Santo, è resa con una drammaticità a tratti concitata, esaltata dagli effetti luministici; un bagliore, la luce della rivelazione, si concentra sulla santa, mentre intorno a lei prevale l'ombra, così come il suo gesto risoluto e solenne si oppone alla violenza inutile dei pagani.
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Fra Gregorio Belo
1547
olio su tela; 87 x 71
New York, Metropolitan MuseumIl dipinto ritrae Frate Gregorio Belo da Vicenza, eremita dell'ordine di san Girolamo, colto "de naturale" secondo quanto riportato nel Libro dei conti, il registro-diario di Lotto. Nella produzione dell’artista ricorre spesso il motivo del santo penitente, si pensi alle diverse versioni del san Gerolamo, che rievoca in tal modo il martirio di Cristo, scena in questo quadro narrata nell'angolo superiore sinistro. La gamma dei colori scuri, il paesaggio cupo e angusto, che risente della pittura nordica, concorrono a rendere il profondo sentimento religioso, così come lo sguardo deciso del frate e il pugno serrato della mano, invitano l'osservatore alla penitenza e a seguire l'esempio di Cristo.
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L'arcangelo Michele caccia Lucifero
1555-1556
olio su tela; 167 x 135
Loreto (Ancona), Palazzo apostolicoLotto trascorse gli ultimi anni di vita nelle Marche, dove ancora era richiesta la sua pittura. Dall'agosto del 1552 si stabilì nel santuario della Santa Casa di Loreto, dove gli venne assegnato un alloggio e una bottega. Per la basilica lauretana dipinse un gruppo di sette tele, fra cui questo arcangelo Michele. Quello che resta incerto è se il quadro sia stato realizzato proprio per il ciclo di Loreto, o se invece si tratti di una tela già esistente che l'artista riutilizzò per l'occasione, visto che fra i quadri rimasti invenduti alla lotteria del 1550, organizzata dallo stesso artista, ve ne era una dello stesso soggetto. A differenza delle immagini tradizionali sul tema, Lotto rappresenta Lucifero ancora nelle sembianze di angelo.
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