El Greco: biografia
Domenikos Theokopoulos, chiamato El Greco con una forma ibrida ispano-italica, nacque nell’isola greca di Creta nel 1541, all’epoca sotto il dominio veneziano. Il padre, Jorghi, era appaltatore d’imposte e il fratello maggiore Manoussos, influente membro della comunità civica dell’isola, lavorava come daziere portuale. Nell’isola erano attive varie scuole di pittura, per lo più gestite da maestri di fede ortodossa e Domenikos cominciò a interessarsi alle arti figurative molto presto. Egli cominciò a conoscere la produzione pittorica italiana attraverso le incisioni e l’attività dei pittori di Candia, come Jorghi Klontzas o Michail Damaskinos, che avevano frequentato Venezia e che avevano introdotto le novità lagunari nella tradizione delle icone. Forse El Greco frequentò la bottega del Klontzas, dato che è certo che la sua formazione avvenne a Creta, dove rimase fino al 1567. La sua prima produzione non doveva distaccarsi dal tradizionale stile bizantino, ed è testimoniata da alcune opere, come la Dormitio Virginis di Ermoupolis (chiesa della Dormitio Virginis), che, malgrado alcuni innesti occidentali, non si distacca dallo stile cretese del XV secolo. Dal 1567 Domenikos si trasferì a Venezia, dove dovette frequentare la bottega di Tiziano, e dove aggiornò ben presto il suo linguaggio per giungere a un’originale sintesi di elementi greci e veneti. Ai primissimi anni veneziani appartiene il Trittico di Modena (Modena, Galleria Estense). Egli eseguì soprattutto scene religiose, ma dovette cimentarsi anche nel ritratto, genere estraneo alla sua formazione bizantina. Nell’estate del 1570 El Greco si trasferì a Roma, per motivi ancora oggi poco noti. Egli fu ospitato da Alessandro Farnese, presso il quale dimorerà fino alla partenza per la Spagna, nel 1576. Nel 1572 appare registrato all’Accademia di San Luca come miniatore e, nello stesso anno, iniziò una sua attività professionale con l’ausilio di un allievo e collaboratore, il senese Lattanzio Bonastri. In Spagna, il pittore fece inizialmente sosta a Madrid, dove rimase per un anno, per poi trasferirsi definitivamente a Toledo. In questi anni, egli sembra riavvicinarsi alle sue radici orientali e bizantine e a una posizione spirituale e religiosa controriformata, che, in pittura, si manifesta nella progressiva smaterializzazione della forma e in un’accentuazione dell’aspetto visionario della composizione.
El Greco: le opere
Archivio Giunti
Trittico di Modena, recto
1567-1568
tempera su tavola; pannelli laterali: 24 x 18; pannello centrale: 37 x 23, 8
Modena, Galleria EstenseL’opera segna il passaggio dagli immobili modi bizantini, tipici degli esordi del pittore, al mondo pittorico veneziano, dove egli si era trasferito nel 1567. Le soluzioni cromatiche e la velocità della pennellata dimostrano la conoscenza dell’arte della città lagunare, mentre la decorazione dell’incorniciatura, che fa parte del repertorio dell’ebanisteria veneziana, era ripetuta anche in area cretese. Sul verso e sul recto del trittico si dispiegano sei scene, dipinte a tempera d’uovo su tavola. L’Adorazione dei pastori del recto è debitrice delle opere di analogo soggetto di Tiziano, Bonasone e Parmigianino, ma non mancano influenze della grafica düreriana. Al centro, è il Giudizio universale, con Cristo trionfante che incorona un cavaliere cristiano.
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Trittico di Modena, verso
1567-1568
tempera su tavola; pannelli laterali: 24 x 18; pannello centrale: 37 x 23, 8L’opera segna il passaggio dagli immobili modi bizantini, tipici degli esordi del pittore, al mondo pittorico veneziano, dove egli si era trasferito nel 1567. Le soluzioni cromatiche e la velocità della pennellata dimostrano infatti la conoscenza dell’arte della città lagunare, mentre la decorazione dell’incorniciatura, che fa parte del repertorio dell’ebanisteria veneziana, era ripetuta anche in area cretese. Le sei scene, dipinte a tempera d’uovo su tavola, si dispiegano sul verso e sul recto del trittico. Per l’Annunciazione El Greco utilizza come modello di partenza una stampa di Caraglio; al centro è dipinta una Visione del monte Sinai, la scena più fantastica, frequente nella produzione bizantina, è tratta da un’incisione popolaresca, reinterpretata secondo quel carattere visionario che caratterizzerà tutta l’opera del pittore.
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Cacciata dei mercanti dal Tempio
1570 circa
olio su tela; 65 x 83
Washington, National Gallery of Art (Kress)Partito da Venezia, Theokopoulos si trasferì a Roma, dove fu accolto dalla famiglia Farnese. Nello zelante clima controriformista della città, il pittore eseguì un dipinto dalle valenze contenutistiche profondamente antiluterane, la Cacciata dei mercanti dal Tempio, che si apparenta alla Guarigione del cieco della Galleria nazionale di Parma. Il tema del dipinto allude dunque alla purificazione della Chiesa. Datata in basso a sinistra, la tela denota un’adesione al linguaggio di Tintoretto, sia per la drammatica concitazione della composizione che per il tessuto luministico.
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Cristo guarisce un cieco
1570-1576 circa
olio su tela; 50 x 61
Parma, Galleria NazionalePartito da Venezia, Theokopoulos si trasferì a Roma, dove fu accolto dalla famiglia Farnese. Nello zelante clima controriformista della città, il pittore eseguì un dipinto dalle valenze contenutistiche profondamente antiluterane, la Guarigione del cieco, che si apparenta Cacciata dei mercanti dal tempio di Washington. La tela allude infatti alla Chiesa cattolica che purifica i luoghi di culto e apre gli occhi alla vera fede. La figura del giovane all’estrema sinistra, tradizionalmente considerata un autoritratto del pittore, è stata identificata con la raffigurazione di un giovane membro della famiglia Farnese, probabilmente Alessandro (nato nel 1545), futuro duca di Parma e già combattente vittorioso a Lepanto.
IconografiaAnnunciazione
1576 circaNell’ultimo periodo veneziano, El Greco riprende lo schema compositivo con forte caratterizzazione prospettica dell’Annunciazione introdotto in città negli anni Venti del secolo da Tiziano. Le sue reinterpretazioni, oltre a denotare il perdurare della fortuna dell’opera di Tiziano, dimostrano l’avvenuta metamorfosi di Theokopoulos da maestro “greco” ad artista occidentale. Nell’Annunciazione di Madrid, Dio si manifesta come luce solare dorata che “sfonda” le nubi scure per inviare la sua colomba. L’opera è un ripensamento dell’analoga scena del verso del Trittico di Modena, in cui i personaggi sono similmente atteggiati, e in cui compare già la forte caratterizzazione prospettica.
IconografiaAssunzione della Vergine
1577-1578Dopo un breve soggiorno a Madrid, El Greco si trasferì a Toledo, dove era in pieno fermento il cantiere della chiesa annessa al convento delle suore bernardine, Santo Domingo. Avviato nel 1575, il rinnovo dell’antico edificio cistercense aveva richiesto un considerevole numero di dipinti, e il pittore vi fu coinvolto per mezzo di don Diego de Castilla, che, offrendogli quest’importante incarico, intendeva vincolarlo in città per un certo periodo di tempo. Il ciclo di dipinti doveva decorare il retablo dell’altare maggiore e i due altari laterali, ma le tele sono oggi disperse in varie raccolte, come l’Assunzione, oggi a Chicago, giocata sui toni chiari del sarcofago e dello sfondo. Nel retablo ancora in loco rimangono solo tre originali del Greco, mentre gli altri sono stati sostituiti da copie.
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El Espolio (La spoliazione di Cristo)
1577-1579
olio su tela ; 285 x 173
Toledo, CattedraleDon Diego de Castilla fu il tramite per l’importante commissione al Greco di questa pala, destina alla Cattedrale di Toledo. Nel 1577 il dipinto fu stimato 227 ducati, contro gli 800 voluti dal pittore: i committenti pretendevano una riduzione in quanto l’autore non si era strettamente attenuto ai dettami del Vangelo per aver inserito sul Golgota le figure delle tre Marie. Egli aveva infatti seguito il passo contenuto nelle Meditationes de Passione Jesu Christi di san Bonaventura. La composizione è concepita in un’ottica inconsueta, che combina insieme un modulo anaprospettico neobizantino con suggestioni spaziali desunte dal Giudizio finale di Michelangelo. In un groviglio di personaggi che il tono uniforme rende quasi indistinti, malgrado la forte caratterizzazione, avanza Cristo, col volto illuminato, vestito con una clamide rosso-lacca, che sta per essere sfilata da un manigoldo alla sua sinistra.
IconografiaMartirio di san Maurizio
1580-1582Nel 1576 El Greco si trasferì in Spagna, dove lavorò per Filippo II. Il Martirio di san Maurizio fu eseguito per una delle cappelle della chiesa dell’Escorial, grande cantiere architettonico e decorativo voluto dal re. L’opera non ottenne il successo sperato, perché Filippo II non comprese la portata inventiva di quello che è oggi considerato tra i massimi capolavori del pittore, in cui sono inseriti, tra i soldati della “Legione tebana”, i ritratti di alcuni esponenti degli alti gradi militari della corte. Tra questi, in secondo piano sulla destra, si riconoscono Emanuele Filiberto, duca di Savoia e gran maestro dell’ordine Mauriziano, e Alessandro Farnese, duca di Parma, nipote di Filippo. Lo splendore cromatico è basato su tonalità fredde, dal glicine all’indaco, di impronta fortemente tizianesca, le figure appaiono allungate e la disposizione narrativa degli episodi lascia trasparire uno schema ancora tardobizantino. L’opera fu relegata in un ambiente secondario dell’Escorial, e fu in seguito sostituita con una pala dallo stesso soggetto commissionata al pittore umbro Romolo Cincinnato.
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Entierro del conde de Orgaz
1586-1588
olio su tela ; 460 x 360
Toledo, San ToméL’opera è firmata e datata 1578, anche se fu eseguita con certezza fra il 1586 e il 1588. La data è apposta sul fazzoletto che spunta dalla tasca del ritratto di Jorge Manuel, il fanciullo inginocchiato in primo piano sulla sinistra, che indica la sepoltura, ed è forse da riferirsi al suo anno di nascita. Il tema è il seppellimento di Gonzalo Ruiz, noto come conte de Orgaz, benefattore della chiesa morto nel 1323. Secondo una tradizione leggendaria, la sua salma sarebbe stata deposta nel sepolcro nella chiesa di San Tomé da sant’Agostino e santo Stefano, e nel 1583 si sarebbero manifestate ulteriori prove in favore di questo fatto miracoloso, che sono alla base del dipinto del Greco. L’opera è un grande “ritratto di gruppo”, voluto dal parroco della chiesa, Andrés Nuñez in cui sono raffigurati molti membri dell’altera aristocrazia spagnola. Oltre al ritratto del parroco, colto nell’atto di officiare il rito, è stato possibile identificare Diego de Covarrubias e l’autoritratto del pittore, mentre nella figura della Vergine, unica presenza femminile, sono forse adombrati i tratti di Doña Jeronima de Las Cuevas. In alto, Cristo trionfante è circondato da una schiera di santi, e sotto di lui sono la Vergine e il Battista.
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San Giuseppe col Bambino Gesù
1597-1600
olio su tela ; 120 x 147
Toledo, Cappella de San JoséEl Greco lavorò dal 1597 al 1599 alla decorazione della cappella di San José a Toledo, voluta dal mercante Martin Ramirez, morto nel 1589. Questi sostituì l’antica dedica della chiesa a santa Teresa d’Avila con quella a san Giuseppe, cui la santa era particolarmente devota. La pala raffigurante San Giuseppe e il Bambin Gesù, tuttora in loco, fu eseguita per l’altare centrale, insieme all’Incoronazione della Vergine. L’opera appartiene alla fase della maturità del pittore cretese, contraddistinta da un complesso contrasto luministico che ricorda ancora le opere viste in Italia, in particolare Correggio, Tiziano e Tintoretto.
IconografiaSan Martino a cavallo divide il mantello con un mendicante
1597-1599El Greco lavorò dal 1597 al 1599 alla decorazione della cappella di San José a Toledo, voluta dal mercante Martin Ramirez, morto nel 1589. Questi sostituì l’antica dedica della chiesa a santa Teresa d’Avila con quella a san Giuseppe, cui la santa era particolarmente devota. La pala con san Martino a cavallo era in origine conservata nell’altare di sinistra della cappella, ed è tra le opere più lodate del pittore cretese, non solo come testimonianza esemplare dello stile della sua maturità, ma per il mirabile accordo cromatico, giocato sui toni chiari, in particolare sulle varie tonalità del verde. Oltre al san Martino, facevano parte della decorazione della cappella il Giuseppe e il Bambin Gesù, l’Incoronazione della Vergine, entrambi ancora conservati in loco, e la Vergine col Bambino in gloria tra le sante Martina e Agnese, oggi a Washington.
IconografiaMadonna col Bambino in gloria
1597-1599El Greco lavorò dal 1597 al 1599 alla decorazione della cappella di San José a Toledo, voluta dal mercante Martin Ramirez, morto nel 1589. Questi sostituì l’antica dedica della chiesa a santa Teresa d’Avila con quella a san Giuseppe, cui la santa era particolarmente devota. La pala raffigurante la Vergine in gloria con le sante martiri Martina e Agnese, tipica della maturità dell’autore, si trovava in origine sull’altare di destra della cappella, mentre il ciclo era completato dal San Giuseppe e il Bambin Gesù, l’Incoronazione della Vergine, entrambi ancora conservati in loco, e dal San Martino a cavallo, anch’esso conservato a Washington.